Il programma del G7 in corso tra le bellezze delle montagne bavaresi, rivela come il mondo sia cambiato dall’ultima volta che i leader degli stati industrializzati si sono incontrati in Cornovaglia un anno fa in un vertice concentrato in primo luogo sulla minaccia rappresentata dalla Cina e sulla ripresa globale post-pandemia.

Nessuno avrebbe immaginato cosa sarebbe successo un anno dopo. Oggi è concreto il timore di una recessione imminente mentre le banche centrali diventano aggressive, con Putin che gioca la carta dell’energia.

In mezzo alla più grande crisi geopolitica dalla seconda guerra mondiale, il cancelliere Scholz ospita il suo primo vertice annuale internazionale dove si discuterà del differimento degli impegni presi sul cambiamento climatico, del petrolio russo, di una possibile carestia in Africa e dell’ulteriore fornitura di armi all’Ucraina. Il primo shock petrolifero che pose fine ad un lungo boom economico del secondo dopoguerra è stato affrontato nel primo incontro del G6 (all’epoca erano sei paesi) nel 1975 in Francia. Ora è la guerra in Ucraina a creare angoscia per il G7 nell’eurozona.

Il cancelliere tedesco si trova nella posizione di dover risolvere un “pasticcio” causato dal suo predecessore Angela Merkel. Il Cremlino ha tagliato del 60% le forniture di gas attraverso il gasdotto NordStream nelle ultime due settimane, facendo suonare il campanello di allarme a Berlino quando è evidente ormai lo svantaggio di essere così dipendenti dalla Russia.

Il presidente ucraino Volodimir Zelenskyy ha partecipato tramite videochiamata da Kiev, esortando i leader a fare di più nell’aiutare lo sforzo bellico (che secondo lui deve finire prima dell’inizio dell’inverno) soprattutto con la fornitura di sistemi di difesa antiaerea e armi pesanti a lungo raggio. Ha chiesto inoltre ai leader di intensificare le sanzioni contro la Russia con azioni punitive più pesanti. Secondo il presidente ucraino, non è ancora il momento di aprire negoziati con la Russia dato che Kiev sta cercando di consolidare le sue posizioni.

Zelenskyy si è rivolto ai leader di Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti, per chiedere aiuto nell’esportare il grano dall’Ucraina e aiuti per la ricostruzione del paese.

Il premier inglese Boris Johnson aveva lanciato prima del vertice un avvertimento a non mostrare la stanchezza della guerra, anche se Zelenskyy ha fatto presente le difficoltà che le truppe ucraine stanno affrontando. “Dobbiamo porre fine alla mossa di Putin sul grano che fa salire i prezzi alimentari globali, priva l’Ucraina delle entrate e mette milioni di persone a rischio fame. Lavoreremo con i partner per porre fine al blocco del grano e riparare le ferrovie vitali per l’Ucraina”, ha scritto Johnson via Twitter.

L’amministrazione Biden fa sapere che si impegnerà insieme ai partner europei, ad un nuovo pacchetto di azioni coordinate per aumentare la pressione sulla Russia e finalizzare i piani per un tetto massimo sul prezzo del petrolio russo. Gli Stati Uniti stanno anche pianificando di inviare in Ucraina sofisticati missili antiaerei per difendersi dagli attacchi russi. Biden, avrebbe chiesto proprio l’acquisto di sistemi avanzati di difesa aerea come priorità, confermando un impegno da 7,5 miliardi di dollari per aiutare il governo ucraino a fare fronte alle proprie spese come parte di un prelievo del pacchetto di aiuti militari ed economici da 40 miliardi di dollari che ha firmato il mese scorso.

Nel frattempo, anche se il Cremlino ha respinto le affermazioni di essere inadempiente sul suo debito estero, la Russia è tornata oggi in default sui suoi titoli sovrani esteri per la prima volta dal colpo di stato bolscevico di un secolo fa. Le forti sanzioni hanno effettivamente tagliato la Russia fuori dal sistema finanziario globale e reso le sue attività intoccabili per molti investitori.

L’Europa è vulnerabile però ad una guerra prolungata in Ucraina. La crescita europea era minore rispetto a quella degli Stati Uniti prima dell’invasione russa. In parte per il maggiore taglio alle tasse e aumenti della spesa. La disoccupazione in Europa è più alta e a differenza degli Stati Uniti, la zona europea non è autosufficiente dal punto di vista energetico.

L’Europa è anche più vicina ai combattimenti.