Fu Ottaviano Augusto, primo imperatore di Roma, a istituire la festività di Feriae Augusti, nel 18 d.C., aggiungendola di fatto alle già esistenti festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica, i Nemoralia, o i Consualia, dedicate a Conso, dio della terra e della fertilità. Il periodo di riposo andava a sorgere proprio dopo queste ultime, che celebravano la fine dei lavori agricoli e l’inzio del riposo prima del raccolto.

Augusto salvò la morente Repubblica di Roma rinnovandola in un Impero senza fine. Imperium sine fine dedi fa dire Virgilio a Giove, nell’Eneide, poiché l’Impero creato da Augusto, sarebbe stato immortale.

Pertanto, nelle Idi di Agosto, celebriamo l’Imperatore Augusto.

O Melibeo, un dio mi ha donato questa pace. […] e per me almeno, egli sarà sempre un Dio. v’è una città che chiamano Roma […] Lì ho visto quel giovane, o Melibeo, per il quale i miei altari fumano dodici giorni ogni anno.

Virgilio, Bucoliche, Ecloga prima.

Questo sulla cura dei campi e del bestiame cantavo, e sugli alberi, mentre il grande Cesare Augusto all’Eufrate profondo fulmina in guerra e vincitore governa su popoli consenzienti, e si apre la strada dell’Olimpo.

Virgilio, Georgiche, IV.

Questo è l’uomo che tanto spesso ti senti promettere / l’Augusto Cesare, progenie del Divo, che rifonderà / il secolo d’oro nel Lazio sulle terre dove un tempo regnava / Saturno; e sui Garamanti e sugli Indi estenderà / l’impero, e sulla regione che sta di là dalle stelle di là / dal percorso annuo del sole, dove Atlante, facchino del cielo / ruota sulle spalle la volta ingioiellata d’astri lucenti.

Virgilio, Eneide, VI.  

Sorto da buoni Dei, tu protettore / della stirpe di Romolo […] torna. Rendi la luce, o buon / condottiero, alla patria. Se il tuo volto / brilla come di primavera al popolo / passa migliore il giorno / meglio splendono i soli.

Orazio, Odi, IV, 5.

La prudenza, il tatto, la fermezza ed il benevolo governo di Agusto, adorno di tutto lo splendore della sua nobile nascita e della corona imperiale, gli consentono di competere quanto a fama soltanto in modo diseguale con Virgilio, il quale non ha da porre nell’opposta scala di valori che la divina bellezza del suo genio poetico.

Hume, Ricerca sui principi della morale, VII.