14 agosto. 

Il volo per Newcastle è alle 5:55. il check-in da Bergamo Orio al Serio apre alle 2. Per una volta, il sole possiamo anche vederlo sorgere dal cielo. Intendo: stando nel cielo, solcando il cielo. 

Approdiamo nella città del nord est dell’Inghilterra alle 7:40 del mattino: tutta la giornata è davanti, se avessimo più energie, e più ore di sonno, magari potremmo anche godercela di più. Ma ci si accontenta. 

A Newcastle visitiamo il castello e la cattedrale, entrambi normanni, gotici, nello stile austero dell’arte anglicana. Poi, con la metro della città, scendiamo a Wallsend, dove sorge il forte Romano di Segudonum: qui, iniziava il vallo di Adriano, il muro costruito dall’imperatore nel 122 d.C., lungo 117 km, che attraversa il Nord della Britannia, separandola da quella che, un tempo, era la Caledonia. Oggi, il muro non rappresenta un confine, poiché la Scozia comincia molte miglia dopo, eppure non si può dire che il Vallo sia soltanto un muro: probabilmente ultimo e più importante confine del più importante impero mai esistito, quello romano; attrazione turistica, paesaggistica, per chi fa trekking, per chi vuole meditare, per chi vuole scalare, per gli storici, per gli archeologi, per gli appassionati di storia romana, il Vallo significa tutto questo e molto altro. A Segudonum c’è soltanto un frammento di Vallo, sul quale qualcuno, nell’ottocento romantico, ha apposto una lastra con inciso i nomi dei costruttori romani, a imperitura memoria. Qui, sorgeva il “pons Aelius”, ovvero il ponte romano, costruito per attraversare il Tyne, che prendeva il nome da Elio Adriano, sempre lui, l’imperatore della Yourcenar. 

Riprendiamo la metro, questa volta direzione Tynemouth, ovvero la costa. La “bocca del Tyne”, ovvero la foce del fiume che spacca in due il nord-est, e che accoglie la fine, o meglio l’inizio, del vallo. Così, si chiama un’amena località marina, sotto la provincia della vasta Newcastle, nella quale le case in stile bianco e giorgiano, sembrano sempre adornate a festa, decorate da bandierine multicolori che si intrecciano nel cielo. Nell’aria tersa di Tynemouth ondeggia l’odore invitante di Fish and chips, e lontano rumoreggia il mare. Un alto bastione separa la spiaggia durata, sulla quale turisti armati di crema solare bevono i freddi raggi del sole d’agosto, da un’altura erbosa sulla quale sorge un magnifico maniero: superato l’ingresso a pagamento, si entra nel priorato di Tynemouth, suggestiva abbazia oggi in rovina, parzialmente distrutta dal tempo e dall’ira di Enrico VIII, durante lo scisma anglicano, oltre i cui immensi, svettanti, persistenti archi ogivali, si estende l’azzurro intenso del mare del Nord: talmente azzurro, talmente carico, che sembra impossibile essere così a nord. ai piedi delle rovine dell’abbazia e della cappella del XVI secolo, si stende un cimitero monumentale, gotico, probabilmente abbandonato fino ottocento. Sulle tombe, non è più possibile leggere i nomi: ora sono soltanto le vestigia di un passato che si intreccia ad un altro passato, più antico, e ad un altro ancora, più moderno: immediatamente sulla costa, infatti, si erge un forte della seconda guerra mondiale. Tre epoche che si intrecciano, una località marina inglese, una bella giornata di mezza estate. 

15 agosto

Newcastle è pericolosa, dicono. Per questo, alloggiamo nella vicina Durham. Incredibile pensare che, in Italia, è Ferragosto. Oggi invece, qui, diluvia. Visitiamo la cattedrale della città: normanna, con una cappella ancora più antica, che custodisce la tomba di Beda Il Venerabile, celebre filosofo e profeta alto-medievale. A mezz’ora di treno, sta Newcastle. Ci torniamo, per prendere nuovamente la metro e, questa volta, andare a sud del Tyne, all’”altra” foce. Scendiamo prima, a South Shields, un tempo chiamata Arbeia, forte romano a sud del Vallo. 

Come Segudonum, anche Arbeia è ben ricostruito, in modo da rievocare i dominio romano in Britannia. Dicono che si chiami così, poiché li stanziavano le truppe arabe-romane, dell’imperatore Settimio Severo. Il forte, le fondamenta, le stalle, tutto parla di una Roma immensa, che si estendeva per tutta l’Europa. Notevole il piccolo museo: due scaltri col cranio fracassato di due giovani soldati assassinati nel V secolo d.C., quando ormai l’impero era in declino, le piccole ossa di un bambino di sei mesi, una lastra sepolcrale di una giovane donna certa chiamata Regina, moglie amatissima di un soldato romano. 

16 agosto

È la giornata del Vallo. Da Durham prendiamo il treno diretto per Hexam, di qui scendiamo e prendiamo il bus 122 (un numero scelto con cura, essendo la data in cui salì al trono imperiale proprio l’imperatore Adriano). Il bus è di linea e anche turistico: sosta presso tutte le stazioni notevoli del Vallo di Adriano. Noi scendiamo a Housesteads, un tempo chiamata Vercovicium. Visitiamo il forte, e finalmente ci inerpichiamo su per il Vallo. È un muro alto dagli uno ai due metri, quel che colpisce a prima vista è la straordinaria lunghezza: un serpente di pietra, che si inerpica su per elevate alture rocciose, si scomparire dietro di esse, si estende per tratti pianeggianti, poi di nuovo risale: qualcuno, non si sa se 2000 o 200 anni fa, ha costruito gradini incastonati nella terra nera. Quando si ha le sommità di queste alture, dalle quali legionari scrutavano l’orizzonte, prevenendo un attacco di rabbiosi Pitti, il vento soffia impetuoso e gelido; quando si scende si è protetti dalle montagne, ed il sole d’agosto, addirittura, riscalda. I fiori di campo castellano al verde del Nord, dei colori più tenui: dal rosa più scuro, al viola più intenso, al bianco delicato, al giallo acceso; e poi altipiani di erica, arbusti, erba alta e rinsecchita, scossa dalla brezza di fine estate. Ogni tanto, dal Vallo, si dipartono mura più recenti: sono quelle divisive che i pastori hanno costruito per tenere al sicuro le loro pecore. Sì, perché oggi sono loro le vere abitanti del vallo: pecore, nuvolette a migliaia, che belano, ed il loro sgraziato e buffo e goffo belato, si perde nel vento per molte miglia. Dalle rocce, il panorama è austero e pericoloso: ogni tanto si sprigionano burroni a strapiombo, nelle quali passanti distratto potrebbe piombare e lasciarci le penne, ma il panorama spettacolare: laghi, e querce, e case di pietra disperse di pastori. Camminiamo per soli 3 km, che ci sembrano 10. Su e giù, incontrando i più disparati turisti: dai trekking esperti, alle famiglie con bambini sportivi, ai turisti inesperti e infreddoliti, ansimanti su per le montagne, alle coppie esperte, ai solitari scalatori muniti di catene e scarponi ferrati. Usciamo a Vindolanda, laddove il bus ci porta, dopo 10 minuti, al museo più famoso del Vallo: qui, dall’ottocento in poi, gli archeologi hanno trovato straordinari gioielli, innumerevoli sandali, migliaia di di testimonianze della vita civile dei soldati romani di stanza, con le loro famiglie, in Britannia. Qui, la vita di donne bambini e soldati, sembra non essere mai trascorsa, o meglio, sembra essere passata soltanto l’altro ieri. il pezzo forte famoso del museo sono le tavolette di cera, sulle quali romani scrivevano alle loro famiglie. Oggi, la cera è scomparsa, ma la scrittura – di difficile interpretazione se non per i professionisti del mestiere – è rimasta incisa sul legno sottostante. Quel che vi si legge è un straordinario spaccato della vita civile: dagli auguri di compleanno di una matrona alla sorella, alle richieste di birra di un soldato, alle imprecazioni contro i Britanni di un altro soldato, gli auguri di felice anno nuovo: tutto sembra testimoniare una vita imposta ma felice, ai confini del mondo, di quel mondo che ormai, calando il buio, anche noi dobbiamo lasciare. 

17 agosto 

Da Durham prendiamo il treno per Edimburgo (che ci costa ben 40 sterline!), ma il viaggio è lungo, come da Parma a Firenze, più o meno. Il paesaggio cambia sotto i nostri occhi: dalle verdi immense vallate del nord-est, le alture si fanno più dure, e pallide. Anche l’accento cambia, e la R si fa sempre più forte sino a penetrare nella parlata scozzese. Arrivati ad Edimburgo nel primo pomeriggio, la città ci accoglie scura, tetra, gotica e bellissima. I palazzi si stagliano tagliando il cielo grigio, con le loro gotiche neo gotiche: dal monumento agli Scoti, a quello quello per Sir Walter Scott, a quello, a Holyrood park, che commemora la vittoria dell’armata di Nelson a Trafalgar, contro Napoleone nel 1805. Sulla sommittà di Holyrood park si staglia quello che è un tempo, vale a dire milioni di anni fa, era un vulcano: oggi è chiamato il seggio di Artù, Arthur’ seat, poiché un antico poema in gaelico, il Y Gododdin, lascia una delle più antiche testimonianze del guerriero più celebre di Britannia, paragonando un altro guerriero, al famoso re, che da quell’altura avrebbe guardato una battaglia. Il tempo non promette bene: nuvole nere oscurano l’orizzonte, e gocce di pioggia cadono violente sui nostri volti. Non ci lasciamo scoraggiare, visitiamo le rovine di un’antica cappella, e continuiamo a salire: la salita ci scalda, tutti i turisti hanno guance arrossate dal vento e dalla calura dell’esercizio fisico. Sotto i nostri piedi le rocce sono rosse, scure, come scura è tutta Edimburgo; ai lati, sprizzano cespugli di bacche arancioni e rosse, mentre il cielo si fa più chiaro ed il vento più impetuoso. Tra rocce appuntite, raggiungiamo così la sommità di Edimburgo: di lontano, si staglia al mare da cui partono i traghetti per la Norvegia. Dietro di noi, il cippo. Il vento soffia talmente forte che bisogna reggersi alle rocce per non essere sbalzati a terra, penetra nei timpani, nelle narici, nella gola, ma si ride perché ci si sente liberi. Scendiamo senza ulteriori danni fisici, e ci godiamo la serata ed Edimburgo: un pub riporta l’iscrizione: qui Oliver Cromwell detenne alcuni ribelli scozzesi. Forse è meglio non pensare a cosa accade dopo. 

18 agosto

Edimburgo possiede due dei più famosi musei d’Inghilterra: la galleria nazionale d’arte di Scozia, il museo nazionale di storia di Scozia. In quest’ultimo, sono riportati tutti i nomi dei re degli Scoti (tra cui Machbeth!), sino a William Wallace (Braveheart) e a Robert The Bruce; poi si passa ai giacobiti, infine sconfitti dagli inglesi nel 1746. Così la Scozia perse la sua indipendenza. Al piano terra, cioè però una speranza, per i più accesi sostenitori dell’indipendenza scozzese: la sezione di storia naturale, riporta come le Higlands siano sempre destinate a salire, a emergere, essendo di origine vulcanica; mentre l’Inghilterra sprofondare nel mare: così vuole la leggenda del regno di Lyonesse, nelle isole Scilly. Si scherza, ovviamente, anche se la scienza non scherza mai. Così com’è il clima. 

La galleria nazionale custodisce dai Preraffaeliti, al Rinascimento italiano: bellissima, e immensa. Ingresso libero, costa però fatica a visitarla tutta. 

Ultima serata nei pub scozzesi, ultimo Fish chips e salmone scozzese. Piccola postilla: la Scozia è anche terra di massoni: depliant turistici promuovono i negozi dei massoni, candidamente; d’altronde, il rito scozzese è uno dei più importanti della massoneria. 

19 agosto

Ultima sosta nella capitale di Scozia, visita allo royal yatch Britannia, dove prima Elisabetta e Filippo trascorsero la loro luna di miele, poi fu la volta di Carlo e Diana, poi, l’immenso yacht, troppo costoso per la corona, fu relegato al porto di Edimburgo e oggi è una delle massime attrazioni per cittadini britannici. Di qui, il tram ci riporta, in 40 minuti, all’aeroporto. 

Inizia una bella odissea: l’aeroporto è più affollato di quanto si pensi, e controlli sono lunghi e lenti, l’aereo – per Londra Stansted – in ritardo di un’ora. L’imbarco è il volo procedono bene, ma arrivata a Londra, c’è soltanto soltanto mezz’ora tempo, per imbarcarsi nel prossimo volo per Milano. Anche qui, i controlli sono esageratamente accurati (get your shoes off! – togliti le scarpe! – che vengono accuratamente passate sotto il metal-detector, onde verificare che non ci sia droga nascosta all’interno, si sa mai). Fortunatamente, anche il volo per Milano è in ritardo. Alla fine, l’arrivo nella capitale lombarda giunge alle due passa di notte. Poche ore nella capsula con luci psichedeliche, per riposare un poco, e all’alba si torna a casa. La luna splende piena e bianca all’orizzonte, sta per tramontare: il disco di fuoco si erge dalla parte opposta, trionfante. Qui, l’estate è ancora al suo culmine, ma anche dove sembra terminata, ed il vento soffia già gelido, il mondo ha il suo fascino.  

Tynemouth Priory and Castle:

Durham:

Il Vallo di Adriano:

Arthur’s Seat (veduta dell’altura; veduta dall’altura):