La notte tra il 2 e il 3 luglio del 1947 a Roswell nel Deserto del New Messico, negli Stati Uniti d’America si verificò uno schianto al suolo di un velivolo non identificato.

L’8 luglio 1947 si identificò l’oggetto con l’inevitabile eterna dicitura di “disco volante”. Da allora, la teoria che quella a schiantarsi fosse stata un’astronave aliena, divenne parte del folklore popolare.

Ma il fatto divenne un vero e proprio caso che coinvolse anche il governo degli Stati Uniti quando si confermò un simile schianto avvenuto anche nella vicina località di Corona e quando si recuperarono i detriti dello schianto: lattice, metallo, resti antropomorfi.

Il tutto venne trascinato nella limitrofa e segreta area 51 che in quegli anni iniziò ad entrare nel folklore e nelle teorie cospirazione popolari proprio per la sua segretezza, dovuta (questo dicono i difensori della “normalità” dell’area) agli esperimenti militari che si conducono nell’area.

E sarebbe stato proprio uno di questi esperimenti segreti, come il Progetto Mosul a schiantarsi sul suolo di Roswell: esso era composto da palloni sonda, collegati a microfoni finalizzati a rilevare le onde sonore dei missili basilistici sovietici o dei test di esplosione nucleare nell’area.

Quanto ai corpi di alieni recuperati, essi non sarebbero stati altro che manichini  antropomorfi utilizzati per la sperimentazione militare.

Tra gli oppositori della teoria normalista, il maggiore Stanton T. Friedman dichiarò che la versione dell’areonautica segreta militare sarebbe stata finalizzata a nascondere la realtà rinvenuta nel deserto del New Messico.

Da lì, sino agli anni ’80, si sprigionarono diverse teorie e dichiarazioni, tra cui quella autorevole di James Noce, veterano impiegato nell’area 51 e nella CIA, che a 72 anni, non più vincolato dal patto di segretezza, dichiarò che nell’Area 51 si testavano aerei sperimentali, ma che nulla avevano a che fare con gli alieni.

Tra le teorie cospirative più affascinanti c’è certamente quella della così detta autopsia Santilli, rinvenuta, nel 1991, da Ray Santilli, produttore londinese che acquistò da un ex cineoperatore statunitense coperto dallo pseudonimo di Jack Barnett il video dell’autopsia di due medici a un alieno di specie grigio media, Alfa Zeta Reticuliano.

Le riprese, senza sonoro, furono accertate essere risalenti al 1947, nonostante alcune perizie lo dichiararono falso per altri dettagli anacronistici (come il telefono sul muro).

Santilli stesso alla fine rivelò che il filmato non fosse originale, pur tuttavia non essendo un falso: sarebbe infatti stata una copia di un originale troppo lacero per essere divulgato. Recentemente, tuttavia, alcuni fotogrammi della pellicola effettivamente rovinata, sono emersi.

L’alieno dell’autopsia sarebbe un “grigio Alfa” alto tra i 100 e 120 cm con la pelle grigia e gli occhi coperti dalla membrana nera; (mentre un’altra specie, i BEta-Nordici, sarebbero i Pleiadiani, con caratteristiche più simili agli umani, con però tratti ideali (altezza tra 175-190 cm, occhi lucenti e chiari a mandorla, capelli biondi).

Un caso senza evidenze, forse usato dal Governo Statunitense per coprire incidenti aerei ben più gravi, o forse addirittura la Guerra mondiale da poco conclusa? Ai posteri o, meglio, agli esperti, l’ardua sentenza.

L’autopsia Santilli, dichiarata falsa ma dichiarata dallo stesso detentore del filmato soltanto una “copia dell’originale” troppo maladanto però, per essere diffuso
La presunta foto del 1947 originale ma sostituita dalla copia perché “troppo lacera” come pellicola
la presunta immagine “originale” dell’autopsia Santilli

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