Bel vernissage dell’artista luganese di fama internazionale Sferico giovedì scorso alla Must Gallery di Molino Nuovo. Tra quadri, piccole sculture e disegni una trentina abbondante di opere. Numeroso e competente il pubblico accorso.

Dopo una breve introduzione di Francesco De Maria (Ticinolive), che ha percorso per linee essenziali la vita dell’artista, Gianna Finardi ha illustrato – in una brillante analisi critica – le caratteristiche di questo pittore (e scultore) affascinante e profondo, che per certi aspetti ricorda il grande Salvador Dalì.

Proponiamo ai nostri lettori una fotogallery e il testo integrale presentato da Gianna Finardi.

Prima di tutto vorrei porre attenzione al nome dell’evento “Pittura Filosofica” – “Linguaggio & immaginario”.
Quando parliamo d’arte, non possiamo tralasciare che essa si esprime attraverso un linguaggio che ne permette una sua manifestazione visiva. La prima forma d’arte che si conosce sin da piccoli è la natura. Un fiore, una conchiglia, un cielo stellato, una foglia, un granello di sabbia, racchiudono infiniti stimoli sensoriali che portano alla percezione di bellezza del creato vivente. La natura fa da preparatrice per poter passare allo step successivo, cioè il comprendere l’arte come frutto d’elaborazione interiore dell’artista e da assimilare come una scoperta ricca di stupore e incanto.

L’oggetto artistico sarà una “porta ” verso il nostro io, in una dimensione in cui lo spettatore è partecipe, divenendo così egli stesso portatore d’arte. L’artista trasforma una realtà certa, evidente, un atto compiuto, in una realtà parallela aperta, intrisa d’emozioni e aspirazioni. E’ un prodotto unico capace di generare un effetto sensibile.

Per capire il concetto di pittura filosofica, dobbiamo pensare un attimo alla filosofia da considerarsi come desiderio di conoscenza, istinto dell’uomo d’interrogarsi sull’esistenza, non che tentativo di liberazione dal dolore di vivere. Alla stessa stregua del filosofo, nella Pittura Filosofica, Sferico si pone come obiettivo il miglioramento attraverso l’amore per la conoscenza di sé e di tutti gli strumenti tecnici e intellettuali necessari a un fare artistico autentico, utile anche agli altri. In questo modo egli riesce a trasformare lati brutti di questa società come la crisi, il decadimento dei valori, l’indifferenza, il qualunquismo, la mancanza di unicità che portano a sofferenza dell’anima, creando un ponte tra l’io e la realtà, in un processo di ricerca della verità che porta all’accettazione consapevole di ciò che si vive di fatto, a far rivivere la bellezza negli occhi di chi guarda, superare i limiti del presente come evento finito, coinvolgendo lo spettatore in un percorso di gioia e positività, attraverso elaborati che sono essi stessi il frutto di un percorso di crescita interiore.

Condotto in un viaggio di fantasia lo spettatore si trova di fronte una prospettiva di progresso del genere umano visto da angolature nuove. Ecco che si punta a una tipologia di elaborato artistico contrapposto al readymade. Una fotografia capace di contenere un limitato istante dello scorrere del tempo; per contro nell’arte di Sferico non c’è un tempo, passato o presente, ma essi coincidono in un’ottica unitaria d’infinito. L’opera dell’artista filosofico fuoriesce dal recinto dell’intelletto o dalla sola passione per creare una sintesi che potremmo definire di “pensiero estetico”, come unione tra il pensiero e l’emozione.

Lo Sferismo è una corrente che si proietta in una rinascita artistica che pone l’arte a scienza d’amore. Da sempre sono state le idee a modificare il mondo, così che tendere alla dimensione di “uomo sferico” non è altro che il coltivare l’innato sogno di completezza, in contrapposizione al vuoto esistenziale.Le due forze opposte contenute nella famosa frase dell’Amleto di William Shakespeare «Essere, o non essere» compongono l’interrogativo esistenziale del vivere (essere) o morire (non essere); esso è alla radice dell’indecisione che in Amleto fa sorgere il famoso «dubbio amletico».

L’uomo sferico” sceglie la via dell’essere, non solo inteso come il vivere, ma anche come un tentativo di raggiungere la completezza del cielo. L’anima esiste, non ha spazio e tempo, per cui con questo presupposto è lampante che l’anima non sottostà alle leggi terrene, mentre la morte è una porta che si apre per accedere alla realtà celeste, creata da Dio in uno stadio completo. Nella realtà dei fatti, l’unico autentico “uomo sferico” è il Nazareno, il Cristo, completo di ogni cosa e più.

Sferismo è anche contemporaneità di tempi e luoghi come avviene nei sogni, percezione sferica in una visione unitaria secondo il senso di linearità circolare capace di cancellare le interruzioni di spazio e tempo in una percezione liquida del reale o percezione definibile come sferica. Nelle tele, strutture e figure simboliche sono relazionate all’interno di un racconto allegorico in cui la leggenda sembra prendere forma di manifestazioni angeliche. Soluzioni cromatiche vive animano l’equilibrio in cui si esprime la fantasia inesauribile dell’artista.

Nei racconti di Sferico pittore, i temi, leggibili in più direzioni, affrontano capisaldi dell’esistere come “la Persistenza della Vita” o “il Peccato Originale”. Le opere di Sferico nascono da un impulso primordiale dal quale scaturisce una sequenza di studi d’atelier e disegni in versioni diverse per giungere allo spolvero finale di riporto sulla tela. È dal disordine caotico dell’abbandonarsi alla tensione della fase creativa che nascono i suoi lavori, attraversando una lunga fase sperimentale di ricerca profonda, dove il dubitare del sé gioca a favore dello scavo in profondità e la scoperta di un linguaggio nuovo che dobbiamo riconoscere a Sferico.

L’occhio è l’assoluto regolatore e protagonista della partita che si gioca all’interno del perimetro della tela. Non bisogna pensare solo all’atto del vedere ma al percorso interiore propositivo di riscatto dal male, dal brutto e dalla sofferenza, traendone una risposta propositiva. Un tema fondamentale che si ricollega all’andamento della linea, è il corpo femminile che rispetto a quello dell’uomo è molto più sensibile ed emozionale, offre spunti per far leva sul taglio tra lo spazio e la materia in soluzioni di totale osmosi.

Sferico però non si accontenta di linee curve e morbide, ma utilizza tracce geometriche di trigonometria che costituiscono un forte fattore tridimensionale, zone delimitate, e questo impianto serve per condurre lo spettatore nel percorso percettivo. La sua pittura è in bilico tra realtà spaziale e linguaggio del colore veicolato da più prospettive, che conducono l’occhio sui personaggi simbolici, mentre ogni cosa è irrorata da una luce interiore che lavora volumi e corpi in un’orchestrazione imprevedibile.

Consiglio per la visione delle opere pittoriche
Siccome l’occhio non si ferma in un punto ma circola, osserva in un vortice e continua a guardare nella dinamica in tondo, tipico dello Sferismo, vi consiglio di visionare le opere di Sferico in due modi, che sono i due percorsi visivi che l’occhio può fare a seconda se vogliamo porre l’attenzione sul colore e i personaggi o sull’andamento della linea e della spazialità.

1) frontalmente in modo da carpire il dinamismo dell’opera che scaturisce dalla parte centrale

2) lateralmente, favorendo la visione oculare laterale; il vostro occhio coglierà soprattutto l’andamento delle linee

Non mi resta che lasciarvi guidare per mano della vostra fantasia che porterà il messaggio di verità e realtà nei vostri occhi e nel vostro cuore..