Con Stravinskij e Chanel ebbe inizio l’eterno connubio tra l’eleganza e il lusso

Coco 1Parigi è la patria dell’arte, dell’amore e della rivoluzione. L’arte è specchio dell’amore e della rivoluzione. Emblema di questo specchio sono la musica, e la moda. Nell’una si rispecchia il canto del cambiamento, nell’altra l’impatto visivo di una nuova epopea. A Parigi ebbero luogo entrambe, sul ponte epocale di due secoli, l’un contrapposto all’altro. Ivi cadde l’ancien regime, e dai paniers e i vistosi corsetti in pizzo color pastello, si passò all’elegante semplicità dei bianchi abiti dello stile impero. Dalle composizioni galanti al fortepiano si passò ai drammi borghesi, ove le note potessero intrecciarsi nell’aria di teatri aperti al pubblico, e da pacati ritmi quieti salire fino a slanciarsi in empatici castelli musicali che potessero rendere dei protagonisti il dolore, le aspirazioni, le speranze. Ivi, a Parigi nacque l’impero, nella candida classicità monocroma di una nuova era.Coco 4

Cento anni dopo musica e moda s’incontrano di nuovo. È il 1920 e nella città gioiello di Francia s’incontrano due giovani artisti. Lei è la francese Gabrielle Bonheur Chanel, lui il russo Igor Fedorovic Stravinskij.

Lei è cresciuta in un umile collegio, ha lavorato come sarta, ed è da tutti conosciuta come l’emergente stilista Coco Chanel. Da lì a sei anni dopo, quando i suoi capi sbarcheranno oltremanica, introdurrà nel mondo della moda innovazioni destinate ad un’emulazione senza tempo. Dal taglio corto di capelli, ai vestiti elegantemente semplici, poiché ella, dice “veste donne pratiche, non le oziose donne di un tempo, a cui le cameriere dovevano infilare le maniche.” Per il suo pubblico disegna dunque vestiti dalla linea dritta ed elegantemente semplice. È la classicità, che dopo gli eccessi della fin du siecle, torna a trionfare. Fino a le petite robe noir , tubino nero che molti paragonano ad un’altra innovazione, l’automobile, e che Chanel dic.-àhiarerà di aver preso dalla divisa delle impiegate, belle, nella loro pratica ed elegante semplicità. Poiché la bellezza dell’abito non è insita in esso, quanto nella persona che lo sappia interpretare. “la moda sono io” dichiarerà, ormai matura, la stilista. Allo stesso modo, le note non basta saperle leggerle, ma interpretarle, donare loro l’anima. Così sa egregiamente fare il musicista che incontra la stilista.
Coco 2 bisLui è il compositore russo naturalizzato francese, che sa passare dalla tonalità classica alla politonalità della Sagra della Primavera, che ha composto nel 1913, che ha destato scalpore, per il tema di sacrificio di una fanciulla per la modernità del linguaggio. Ora, sette anni dopo, è tornato a rieleggere la galanteria settecentesca, dai temi dei corteggiamenti libertini, al cembalo di due secoli prima. È la maestosa classicità che ritorna, depurata dagli eccessi e resa grande dall’innovazione. Da un anno appena ha composto Pulcinella, sulla rilettura di parti composte da autori settecenteschi come Gallo, Parisotti e Wassenaer. Ha saputo rileggere la neoclassicità, già insita nel secolo decimottavo, e riportarla in scena, come appartenente all’ottocento trascorso. Eppure, ha qualcosa in più, qualcosa di innovativo: il saper far ondeggiare le sue note dalla quieta galanteria classica, fino a farle vibrare nell’impeto dell’opera ottocentesca. È il sincretismo storico, che prelude all’eternità. Proprio come colei che diverrà la sua amante. Così, nella moda e nella musica, si realizza lo specchio di un’epoca, che vuole guardare al futuro senza abbandonare il passato, che riemerge dagli eccessi artistici per rinascere depurata e vivere, linearmente elegante, per sempre.

Coco 3 bisCosì proprio in questi giorni Stravinskij trionfa alla Scala, sempieterno nella sua novella classicità, e Chanel veste le star, anche le più giovani. Come Kristen Steward e Emma Watson, che valorizzano le loro linee sottili in tubini monocromi. La prima più basic, dal black and withe ai pantaloni da signora, che sfoggia con giovanile leggiadria, la seconda dai corti eppur sobri vestiti in nuance, alcuni dei quali sfoggiano vi te sottili che ricordano il settecento. Quel settecento che ancora permaneva nel secolo che Chanel seppe lasciarsi alle spalle, senza dimenticarlo, ma rielaborandolo.

Oggi lo scettro della casa di moda è passato nelle mani del “Kaiser” Karl Lagerfeld, colui che più d’ogni altro ha saputo tramandare la “rivoluzione della moda” che Coco lanciò un secolo fa. Quello stile, identificabile all’istante, trionfa oggi in una silhouette sottile, che non oltrepassa la caviglia, in un tripudio di scintillante eleganza, principescamente attualizzata. Le modelle hanno un trucco allungato, esotico, e le calzature, classiche e perlate, hanno la zeppa in sughero, tocco di straordinaria modernità. Ventagli ellittici formano le maniche, richiamando lo splendore dello stile impero, perfettamente calato in una nuova epoca. Tocchi di grazia che rendono il lusso, senza eccedere: talvolta un lungo tulle leggero, talvolta un’ape di strass posizionata sullo spallino o sugli intramontabili colletti ellittici che tanto slanciano il collo. Le indossatrici paiono dame viennesi, eppure all’ultimo grido dei giorni nostri. Sembra quasi sfilare danzando, sulle note di Petruska.

coco 3Così il neoclassicismo trionfa, nell’eleganza sempiterna della sobrietà, che sa slanciarsi in altre epoche.

Chantal Fantuzzi