L’aveva già anticipato il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e ora lo ha confermato l’FBI. Il direttore della Federal Bureau of Investigation Christopher Wray ha dichiarato nella serata di ieri che l’origine più probabile della diffusione del coronavirus è da ricercarsi in un incidente “in un laboratorio controllato dal governo cinese”. Ha inoltre sottolineato che il governo cinese “ha fatto di tutto” per ostacolare le indagini. Infatti, le autorità cinesi hanno spesso negato l’accesso ai siti dove l’infezione ha avuto origine, facendo sorgere non pochi sospetti in chiunque abbia cercato di indagare. 

L’ipotesi dell’incidente del laboratorio era stata inizialmente respinta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che l’aveva definita “estremamente improbabile”, fatto a cui la Cina si era appigliata più volte per contestare le accuse. 

Indagare la modalità dell’iniziale diffusione del COVID-19 è di importanza fondamentale per comprende meglio la pandemia e poter prevenire che eventi simili si verifichino ancora in futuro. Per questo motivo Joe Biden, all’inizio del suo mandato, avevo chiesto alle varie agenzie americane di approfondire la questione. Per ora la conclusione raggiunta dal dipartimento dell’Energia e dall’FBI non è condivisa da tutte agenzie, che si dichiarano non convinte della conclusione. Ritengono infatti che le argomentazioni siano deboli e in genere poco convincenti. 

L’altra teoria più in voga vede l’origine del virus in un processi naturale di contaminazione avvenuta al mercato di Wuhan. Le varie ipotesi saranno probabilmente discusse nel corso dell’udienza dell’intelligence al Congresso, all’inizio di marzo. 

La Cina respinge con convinzione le accuse e punta il dito contro gli USA per utilizzare l’argomento COVID unicamente a fini politici, nel tentativo di rovinare l’immagine della Cina agli occhi del resto del mondo.