I leader mondiali si erano affrettati ad incolpare Mosca per gli attacchi esplosivi avvenuti il 26 settembre 2022 che hanno danneggiato gravemente i due gasdotti sottomarini Nord Stream 1 e 2, costruiti per trasportare gas naturale dalla Russia all’Europa.  

Le esplosioni sottomarine si sono verificate nelle zone di competenza della Svezia e della Danimarca, e hanno causato, durante i mesi successivi, una delle più grandi fughe di gas metano.

Dopo mesi di indagini, dove sono stati setacciati i detriti e analizzati i residui degli esplosivi recuperati nel fondo del Mar Baltico, gli investigatori non hanno trovato prove a sostegno del fatto che la Russia sia collegata direttamente con il sabotaggio.  

L’intelligence statunitense afferma ora, tramite notizie trapelate da un funzionario che ha voluto mantenere l’anonimato, che il sabotaggio dei due gasdotti è opera di un gruppo filo-ucraino. Lo sviluppo delle indagini ha portato a nuove prove che potrebbero erodere il sostegno all’Ucraina tra le nazioni occidentali che hanno bisogno della fornitura di gas.

L’attacco su cui stanno indagando Germania, Svezia e Danimarca, ha aiutato l’Ucraina intaccando la capacità della Russia di vendere gas naturale all’Europa occidentale, spingendo nello stesso momento verso l’alto i prezzi dell’energia per la stessa Europa. Alcuni funzionari dell’intelligence, affermano che l’Ucraina avrebbe potuto essere motivata ad attaccare i gasdotti per rafforzare la determinazione dei Paesi occidentali di fronte all’invasione russa.

Ora i sospetti si sono rivolti a Kiev. Secondo quanto riportato martedì dai quotidiani New York Times e Die Zeit, gli investigatori ritengono che l’attacco sia stato effettuato da una squadra di sei persone, cinque uomini e una donna, che hanno utilizzato uno yacht noleggiato con passaporti falsi da una società registrata in Polonia di proprietà di due cittadini ucraini. Gli agenti investigativi tedeschi, sono riusciti a perquisire a gennaio di quest’anno una imbarcazione sospettata di aver trasportato ordigni esplosivi utilizzati durante gli attacchi di settembre.

Gli esperti invitato a non trarre conclusioni affrettate, e il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, ha esortato alla prudenza. “La probabilità che gli attacchi siano stati condotti con una operazione sotto falsa bandiera per incolpare l’Ucraina, è altrettanto alta”. I sabotatori erano probabilmente cittadini ucraini o russi, o una combinazione dei due.

L’Ucraina nega qualsiasi coinvolgimento. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha smentito la notizia riportata dai due quotidiani, affermando che “il governo di Kiev non è stato in alcun modo coinvolto nell’attacco e non abbiamo informazioni su quanto accaduto”.

La Russia ha dichiarato di voler avviare un’inchiesta internazionale indipendente in risposta al rapporto degli investigatori. Il suo vice inviato alle Nazioni Unite ha detto che Mosca chiederà un voto al Consiglio di sicurezza delle NU sull’opportunità di avviarla. “È semplicemente un mezzo per spostare il sospetto da coloro che ricoprono posizioni governative ufficiali che hanno ordinato e coordinato gli attacchi nel Mar Baltico a individui astratti di qualche tipo” ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.