Il 40enne Maxim Fomin era un importante blogger russo sostenitore della guerra che aveva fornito commenti  durante l’invasione sotto lo pseudonimo di Vladen Tatarsky ed era seguito da quasi 600 mila follower su Telegram.

È morto domenica nell’esplosione avvenuta in un caffè del centro storico di San Pietroburgo di proprietà di Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo militare Wagner, mentre stava tenendo un discorso pubblico organizzato da Cyber Front Z, un gruppo di blogger nazionalisti russi che si definiscono come un esercito cibernetico pro-Cremlino. Nato nell’Ucraina orientale, Fomin aveva ricevuto la cittadinanza russa sostenendo il movimento secessionista filo-russo nel Donbass.

Una donna di 26 anni, Daria Trepova, vista entrare nel bar con una scatola contenente una statuetta da consegnare a Fomin, come ha dichiarato lei stessa agli organizzatori dell’evento all’ingresso del locale, è stata arrestata lunedì dalla polizia russa dopo essere stata identificata in un video girato pochi istanti prima dell’esplosione.

Martedì, gli investigatori l’hanno accusata formalmente di terrorismo per essere coinvolta nell’uccisione del blogger russo affermando che ha commesso un atto terroristico per conto della “Fondazione anticorruzione” fondata dal leader dell’opposizione russa imprigionato Alexei Navalny. L’attacco sarebbe stato pianificato con l’aiuto dai servizi segreti ucraini ed è stato messo in atto per uccidere.

In una udienza avvenuta a porte chiuse, il tribunale distrettuale di Basmannyj di Mosca ha ordinato alla Trepova di rimanere in custodia cautelare fino al 2 giugno, in attesa dello sviluppo delle indagini. La legge russa prevede l’ergastolo per gli uomini per reati legati al terrorismo, mentre le donne rischiano una pena detentiva fino a 20 anni.

Trepova ha dichiarato in tribunale che è stata incastrata da una sua amica che le ha chiesto di consegnare la scatola ma non sapeva nulla in merito alla bomba confezionata all’interno della statuetta realizzata a sua somiglianza e dipinta d’oro.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha dichiarato commentando la morte del blogger: “Questo è esattamente il motivo per cui si sta svolgendo l’operazione militare speciale”.

Alcuni analisti hanno affermato che Fomin era un bersaglio facile per i suoi numerosi nemici. Oltretutto aveva anche criticato la leadership militare e chiesto che i generali fossero perseguiti per importanti ritiri dalle città, tra cui Kherson, o per gli sforzi inefficaci per addestrare ed equipaggiare i soldati mobilitati. Chiedeva fortemente alla Russia di impegnarsi in una guerra totale e sosteneva la violenza estrema includendo crimini di guerra.

“Sconfiggeremo tutti, uccideremo tutti, saccheggeremo chiunque ci serva e tutto sarà come ci piace”, aveva dichiarato Fomin davanti alle telecamere in una cerimonia dello scorso anno al Cremlino.

Fomin, ex minatore di carbone in Ucraina, era stato condannato per rapina in banca e stava scontando la sua pena nell’Ucraina orientale quando è riuscito ad evadere e unirsi alle forze militari sostenute da Mosca.

Durante l’evento organizzato a San Pietroburgo, Daria Trepova avrebbe persino scherzato con Fomin sul fatto che portasse o meno un ordigno esplosivo nascosto all’interno della statuetta, come si può sentire in un video esclusivo girato all’interno del locale. Poco dopo la statuetta è esplosa.