Nel Regno Unito la questione della migrazione continua a dominare e l’impatto della crisi del costo della vita è ovunque.

Secondo un sondaggio di opinione inglese, Skegness e la vicina Boston, entrambe cittadine della contea del Lincolnshire prossime alla scadenza elettorale, sono gli unici posti in Gran Bretagna che pensano ancora che la Brexit sia una buona idea, ma il sostegno è diminuito drasticamente e un senso di disillusione si è diffuso sulla politica generale. Nel 2016, l’alta percentuale di voto sulla Brexit nella zona del Lincolnshire, è stata attribuita all’inquietudine locale per un afflusso di lavoratori europei in aiuto nelle prospere aziende agricole della zona, ma adesso l’ansia della migrazione è stata sostituita da un’altra preoccupazione.

La Brexit sembrava offrire una strada verso un futuro migliore, ma le promesse fatte non sono state mantenute. E la maggior parte degli inglesi a favore dell’uscita dall’UE, non avevano semplicemente idea di cosa l’aspettasse chiaramente.

Nei giorni precedenti la Brexit, grazie al grande successo di Margaret Thatcher nell’integrare l’economia britannica nel mercato unico europeo, i pezzi di ricambio per auto, per elettrodomestici, ed altro, potevano essere consegnati quasi dall’oggi al domani grazie alla sofisticata catena di approvvigionamento dell’UE. Ora occorrono settimane.

Prima della Brexit, i titolari di passaporto inglese potevano viaggiare dentro e fuori l’UE, purché fossero in possesso di un passaporto valido, anche se scaduto il giorno dopo il loro ritorno. Ma regole più onerose sono entrate in vigore nel 2021, e si applicano ai titolari di passaporto del Regno Unito che viaggiano in qualsiasi paese dell’UE, a parte l’Irlanda, più gli altri nella zona Schengen come Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, Norvegia, San Marino, Svizzera e Vaticano. Gli inglesi devono verificare che il passaporto sia conforme alle regole post-Brexit per l’ingresso europeo, perché in caso contrario verrà negato l’imbarco. Infatti, quotidianamente vengono respinti dal personale delle compagnie aeree ai cancelli di imbarco, quelli che tentano di entrare con un passaporto rilasciato più di 10 anni fa.

Il numero di chiusure di strutture ricettive come pub, club, hotel e ristoranti, aumenta di sei volte in un anno. Molti proprietari hanno citato la persistente carenza di personale europeo da quando hanno lasciato l’UE come motivo principale per cui hanno dovuto chiudere. Ci sono attualmente 142 mila posti di lavoro vacanti nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione secondo l’Ufficio per le statistiche nazionali. Ciò rappresenta un tasso di posti di lavoro vacanti del 6,5%, che è quasi il 50% superiore ai livelli pre-Brexit, ed è il tasso più alto in tutti i settori di attività del Regno Unito.

Per non parlare delle tante aziende inglesi che hanno visto crollare il loro commercio con i clienti europei. Non riescono a vendere i loro prodotti a causa dei dazi e della burocrazia cartacea. Prima della Brexit, le aziende ricevevano un ordine la mattina e tre giorni dopo la consegna era a destinazione in un negozio o in un museo a Parigi, Bruxelles, Vienna o altre città europee. Ma adesso i clienti europei pensano che non ne valga la pena per le “scartoffie” da compilare e i costi per far arrivare i pacchi nell’Unione europea.

L’economia inglese è in cattive condizioni a causa delle conseguenze della Brexit. Un drammatico aumento dei prezzi all’importazione spiega perché il tasso di inflazione in Gran Bretagna è superiore a quello della vicina Europa.

Gli inglesi cominciano a non comprendere il “grossolano” rifiuto dei due principali partiti politici, Conservatori e Laburisti, di riconoscere l’entità del disastro.

Al momento anche il partito laburista è impegnato in una politica per far funzionare la Brexit, escludendo il ritorno all’UE, al mercato unico, o il ritorno alla libertà di movimento. Il leader Keir Starmer e altre figure di alto livello nei laburisti che in precedenza erano pro-Remain, mantengono una posizione di non criticare la Brexit nonostante la diversa opinione pubblica, per il timore che apparire anti-Brexit farebbe rischiare la possibilità di riconquistare i cosiddetti seggi del “muro rosso” alle prossime elezioni generali.

Quello che i politici inglesi stanno ignorando, secondo uno studio del Federal Trust del prof. Andrew Blick del King’s College di Londra, è che il 59% degli intervistati affermano che la Brexit ha peggiorato la situazione della Gran Bretagna, e che il 55% afferma che la Brexit sia stata un errore.