Pochi sanno che la tomba di Alessandro Magno non è mai stata trovata e le sue spoglie, a differenza delle sue gloriose gesta, sono ad oggi sepolte in un luogo sconosciuto, ma non per tutti. Per l’ardito Andrew Chugg collaboratore per la National Geographic, il condottiero che ricevette onori divini in vita e post mortem potrebbe essere sepolto in luogo molto più vicino di quanto pensiamo: Venezia.

Non Alessandria d’Egitto, come per secoli si credette? Andiamo con ordine.

L’imperatore Augusto omaggia il corpo di Alessandro Magno, incisione ottocentesca.

Racconta Svetonio: «[l’Imperatore Augusto] si fece mostrare il sarcofago e il corpo di Alessandro Magno, prelevato dalla sua tomba: gli rese omaggio mettendogli sul capo una corona d’oro intrecciata con fiori. E quando gli chiesero se voleva visitare anche la tomba di Tolomeo, rispose che voleva vedere un re, non dei cadaveri.»

Il primo Imperatore non era stato il primo a omaggiare la tomba del grande condottiero macedone morto per malattia, o forse per avvelenamento, a soli 33 anni, dopo aver conquistato l’Oriente, nel 323 a.C. Prima di lui, il padre adottivo e dittatore Giulio Cesare aveva visitato e onorato la sepoltura, indi Cleopatra, immemore che Alessandro fosse proprio stato colui che aveva dato origine alla dinastia di cui la regina sarebbe stata l’ultima discendente, i Tolomei, saccheggiò la tomba prelevandone dell’oro per darlo al suo alleato e amante Marco Antonio nella guerra contro Roma e contro Ottaviano Augusto. Il quale, uscito vincitore trionfante dalla minaccia, omaggiò, per l’appunto, come racconta Svetonio, la tomba.

Gli imperatori successivi non furono autori di gesti altrettanto onorevoli: Caligola prelevò la corazza aurea che aveva la mummia, Caracalla la tunica e l’anello, ponendoli, però sopra il sarcofago. E pensare che il padre di quest’ultimo, Settimo Severo aveva sigillato invece la tomba per evitare che altri potessero fare altrettanto.

Confermano la visione del Soma, il recinto sacro nel quale sarebbe stata sepolta la mummia del macedone, lo storico Diodoro e il geografo Strabone.

E’ il padre della chiesa Giovanni Crisostomo agli albori del V sec. d.C., il primo a riportare che “nemmeno gli alessandrini sappiano ormai dove si trovi la tomba.” Alla fine dell’Impero, dunque, le tracce della sepoltura del conquistatore macedone, sono andate perdute. Tre cronisti all’epoca dell’invasione araba dell’Egitto, tra cui Leone l’Africano, raccontano di un tumulo di degne dimensioni, indicato dai passanti come “tomba degna di nota, in quanto sepoltura di un personaggio famoso.”

Passano i secoli, gli Arabi invadono, l’Oriente decade. La Serenissima, sulle coste adriatiche, sorge, regina dei mari.

Nell’Anno Domini 828 il doge veneziano Giustiniano Partecipazio invia ad Alessandria due ambasciatori e mercanti veneziani,  Buono da Malmocco e Rustico da Torcello, affinché recuperino, sottraendolo al dominio islamico, il corpo si San Marco, martirizzato ad Alessandria. I due mercanti astuti prelevano le reliquie e le nascondono sotto un carro di maiali, ché gli islamici non le controllino. Le portano a Venezia.

Secondo Chugg, a esser prelevato e portato in quella che sarebbe sorta come la Basilica più bella del mondo, San Marco a Venezia, la cui costruzione sarebbe iniziata pochi anni dopo, nell’ 832, non sarebbero state le ossa di San Marco, bensì quelle di Alessandro Magno.

Il corpo viene nascosto tra le mura della sorgente chiesa, sinché, nel 1904, viene ritrovato in un pilastro e ben otto secoli dopo, nel 1811, ubicato sotto l’altare maggiore. Quando l’ispettore Manin visiona la tomba, trova due corpi: l’uno completo di testa, l’altro con poche ossa. Donde il mistero?

Del XII secolo è anche un interessantissimo fregio., sconosciuto ai più, raffigurante un condottiero con due cavalli ai lati, per molti potrebbe essere Alessandro Magno.

facciata Ovest, fregio del XII sec. Guerriero in vesti curiosamente orientali
La stella argeade. Oggi il fregio è custodito in Sant’Apollonia.

Chugg ha esposto, dal 2006, formale richiesta di analizzare i resti al Carbonio, ma il Patriarcato di Venezia deve ancora rispondere.

Stravagante ipotesi mirante a distruggere il millenario culto cristiano, Indianajonesiana indagine irrilevante, o straordinaria scoperta archeologica?

(fonti National Georaphic, 2007, Casolari per SaturniaTellus.)