Non si placano le polemiche per Puccini. Dopo il caso dell’Inno a Roma diretto a Beatrice Venezi che tanto ha suscitato clamore e polemiche, addirittura da chiamare la direttrice d’orchestra “fascista” ecco sopraggiungere un altro, torrido caso. Si tratta di Paolo Veronesi, figlio del famoso oncologo Umberto Veronesi.

Alberto Veronesi, 58 anni, milanese, è stato per anni iscritto al Pd, nel 2016 si è candidato a Milano nella lista di Beppe Sala e nel 2020 ha corso in Toscana sempre con il Partito democratico.

Poi, quest’anno, è invece sceso in campo con Fratelli d’Italia alle elezioni in Lombardia. E poiché, si sa, la destra mal veste alle istituzioni culturali, il Comitato per le celebrazioni pucciniane che lo stesso Alberto presiede (lo ha scelto Draghi ma la Meloni lo ha riconfermato) non ha mai propriamente digerito questo “voltafaccia”. D’altronde cambiare opinione è da intelligenti, non cambiarla è sinonimo di stupidità, così diceva, almeno Maria Giovanna Maglie.

Insomma, Alberto Veronesi ha diretto la boheme di Puccini bendato al festival pucciniano di Torre del Lago. Perché? Perché non gradiva la scelta di mettere in scena una rivisitazione dell’opera di Giacomo Puccini che il regista francese Christophe Gayral ha ambientato nella Parigi delle rivolte sessantottine con tanto di Mimì in minigonna. 

Le rivisitazioni distopiche stonano, e Alberto Veronesi è la prima voce fuori dal coro contro una rivisitazione troppo spesso stridente e anacronistico (come il Macbeth in un’automobile alla Scala di Milano, lo scorso Sant’Ambrogio).

Così Alberto Veronesi ha espresso la propria polemica: una benda calata sugli occhi e una dichiarazione d’intenti prima di alzare la bacchetta da direttore d’orchestra. benda. “Non voglio vedere queste scene”, ha urlato, contro la rappresentazione di Mimì e Rodolfo come militanti comunisti. Poi ha diretto tutta l’opera ad occhi chiusi. Perché lui, Puccini, lo conosce a memoria.

Ora, avrebbe dovuto dirigere la replica il 29 luglio, ma il presidente del Festival ha deciso di revocargli l’incarico dopo che lui si è presentato alla prima con una benda sugli occhi in segno di protesta contro l’adattamento dell’opera.

Questa mattina, infatti, Veronesi ha ricevuto una mail di licenziamento come direttore delle prossime repliche dalla Fondazione che organizza il Festival. Ma lui replica: “Mi presenterò al prossimo concerto, con il mio frac e la mia mascherina. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni, anche quelli di immagine”. E commenta: “La ragione giuridica non. L’esecuzione del 14 luglio è stata perfetta, senza sbavature. Non possono dire che non so dirigere perché faccio il Festival da 25 anni. La verità è che questa è una vendetta politica, è un reato di opinione”. 

 

Veronesi dirige bendato per protesta contro una rappresentazione distopica