di Fracesco Pontelli, economista – 23 agosto 2023 – il Nuovo Giornale Nazionale
Gia da tempo erano chiare la diverse forme di inquinamento ambientale, alle quali doveva far seguito una strategia realistica, che tenesse conto della reale portata dell’inquinamento prodotto dall’Europa e soprattutto dell’enorme inquinamento prodotto dai paesi come Cina, India ecc.
Ora, dopo oltre due anni, nell’agosto 2023, finalmente viene svelato il piano politico strategico europeo finalizzato alla deindustrializzazione dell’intero continente ed in particolare della Germania e dall’Italia.
La strategia espressa dal delirio ambientalista europeo viene candidamente confermata dal commissario europeo alla concorrenza, la danese Verstager e dal suo braccio destro il belga Regibeau, in relazione all’impatto economico ed occupazionale della transizione ecologica:
” …le economie sono flessibili …gli urti vengono assorbiti … “.
Mentre le altre macro aree economiche ( Stati Uniti Cina India e Brics ) impegnate nel mercato Globale si attivano per fornire ogni strumento politico istituzionale e tecnologico, assieme ad una strategia energetica a sostegno del proprio sistema industriale ed economico,
il nostro continente si vede indirizzato ed avviati verso una deriva volta alla deindustrializzazione, nei fatti una “naturale” espressione del delirio ambientalista.
Appare poi paradossale come gli stessi due esponenti rappresentino due nazioni con un PIL complessivo inferiore a quello della Lombardia e del NordEst (837 mld Belgio + Danimarca rispetto agli 883 miliardi della Lombardia e Nord Est).
Cosa che fa dubitare riguardo la necessaria esperienza e la capacità di comprendere la grandezza e la complessità del confronto economico e politico, cui si aggiunge una mancanza imperdonabile della stessa Unione Europea in relazione all’asset istituzionale cinese.
In altre parole, l’istituzione Europea, pensata e realizzata con il principale obbiettivo di facilitare l’interscambio tra le nazioni e fornire gli asset politici ed economici, ed in questo modo riuscire a competere al meglio nel mercato globale, ora risulta “in mano” a personaggi privi di ogni competenza e per di più espressione di nazioni economicamente marginali.
Inoltre, questi stessi rappresentanti europei colpti da un furore ambientalista stanno lavorando e pianificando la più terribile crisi economica e politica dal dopoguerra ad oggi per le popolazioni europee ed in particolare del Sud Europa industrializzato.
Mai come ora, risulta Fondamentale una istituzionale e completa rinegoziazione delle deleghe europee .
Determinati settori dovrebbero venire assegnati ad esponenti di quelle Nazioni che esprimono il maggiore valore del PIL, ed in rapporto a questo fattore fornire le competenze per operare all’interno dell’Unione per mantenerle e svilupparle. Piuttosto che delegare queste fondamentali operatività a politici di paesi che non dimostrano alcun interesse a preservare l’esistenza degli stessi asset strategici.
Purtroppo già prevedibile da tempo il disastro economico trova ora la sua massima espressione nel delirio della Unione Europea e dei suoi rappresentanti.