Dalla casa editrice Salvioni è uscito in questi giorni – con una prefazione di Renato Martinoni – il
mio primo e probabilmente ultimo libro, intitolato “In Scandinavia con il pollice”. Si tratta del
divertente diario di un avventuroso viaggio in autostop fino in Norvegia che, con una valigia e
con pochi soldi in tasca, effettuai nel 1971, all’età di 19 anni. Ecco qui di seguito alcuni stralci
della mia introduzione.
“Lo scopo del viaggio non era culturale ma direi piuttosto… ormonale. Volevo andare a trovare tre
ragazze che avevo conosciuto l’anno prima a un corso estivo di tedesco svoltosi all’Università di
Vienna: una norvegese (Liesbeth, nome fittizio), una svedese (Maria) e una finlandese (Pirkko).
Fino all’autunno del 1970 studiavo al Collegio Papio, che allora era riservato solo ai maschi. In
quegli anni spirava un vento di contestazione nel mondo giovanile. Si contestava ogni tipo di
autoritarismo, in particolare quello della scuola e della famiglia. C’era voglia di libertà, di anarchia.
Erano i tempi dei capelloni, degli hippies e delle libertà sessuali. A me, cresciuto in una famiglia
borghese, la contestazione politica non interessava e ancor meno mi piacevano le manifestazioni
di massa, i concerti di massa. Sono sempre stato un individualista, abituato a pensare con la mia
testa senza condizionamenti di sorta. A un certo momento però quell’atmosfera di ribellione
generazionale mi contagiò. Mi sentivo irrequieto. Mi sentivo soffocare. Ero stufo di sottostare
all’autorità paterna. Ero stufo della vita collegiale. Volevo più libertà. Volevo più contatti con il
mondo femminile, innamorarmi, avere avventure sentimentali e fare esperienze sessuali. Così un
bel giorno iniziai la mia personale contestazione.
Nell’autunno del 1970 me ne andai dal collegio sbattendo la porta. Proseguii gli studi al liceo di
Lugano, ma dopo qualche mese anche l’ambiente politicizzato che si respirava fra gli studenti di
quella scuola mi andò stretto. La legge del branco non faceva per me. Era una forma di
conformismo autoritario anche quello: o con noi o contro di noi, o rossi o neri. Così nell’aprile del
1971 decisi che era giunto il momento di conquistare la mia libertà. Avevo appena compiuto 19
anni ed ero ancora minorenne, visto che a quell’epoca la maggiore età era fissata a 20 anni. Piantai
tutto e tutti e cominciai la mia grande fuga, che si concluse nel febbraio del 1972, quando fui
chiamato a compiere il servizio militare.
In quel lasso di tempo, lontano dalle comodità a cui ero abituato, non furono tutte rose: la libertà
ha il suo prezzo. Ma fu quello il periodo più bello ed avventuroso della mia vita. Per campare
dovetti arrangiarmi a fare vari lavoretti. Iniziai a Milano presso la ditta Honeywell. Poi mi trasferii a
Zurigo, dove a quei tempi era facile trovare delle occupazioni temporanee ben remunerate.
Lavorai ad esempio come contabile alla sede centrale dell’UBS in Paradeplatz, come magazziniere
all’EPA e come addetto alla sorveglianza notturna dei degenti appena operati al Kantonsspital.
Dormivo dove capitava: quando avevo fortuna, ospite di qualche amico ticinese che studiava
all’Università, altrimenti assieme ai senzatetto che di notte cercavano rifugio dalla pioggia e dal
freddo sotto la stazione, nel centro commerciale dello ShopVille (che se non erro adesso di notte
viene chiuso). Fra un lavoro e l’altro partivo per qualche viaggetto in autostop, e tornavo quando
avevo finito i soldi. Facevo una vita da povero, ma ero un uomo totalmente libero, svincolato daqualsiasi forma di autoritarismo, di sottomissione o di conformismo. E per me in quegli anni non
v’era nulla di più prezioso della libertà.
Fu proprio nell’intervallo fra un lavoro e l’altro che decisi di partire in autostop per la Scandinavia,
attratto anche dal mito delle ragazze nordiche belle (vero!) e facili (falso!). Però feci l’errore di
affrontare quell’avventura con un equipaggiamento assolutamente inadatto. (…).
Cammin facendo tenni un diario utilizzando due minuscole agende che riempii con fitte
annotazioni scritte in minutissima calligrafia. Ho conservato quel diario per oltre 50 anni prima di
decidermi a pubblicarlo” (…).
Il libro (144 pagine) è in vendita nelle principali librerie del Cantone e nelle edicole di Losone al
prezzo di 18 franchi, ma può essere richiesto direttamente all’autore allo stesso prezzo (ma con spedizione compresa e con dedica su richiesta) scrivendo a: ilguastafeste@bluewin.ch o telefonando al n° 091 792 10 54.
Giorgio Ghiringhelli