Il massacro del borgo francese di Oradour-sur-Glane fu un crimine di guerra commesso il pomeriggio del 10 giugno 1944, da reparti della 2ª divisione corazzata germanica.

L’azione punitiva venne condotta in risposta all’uccisione dell’ufficiale nazista Helmut Kämpfe. Durante l’azione vennero uccise 642 persone e il paese venne incendiato.

Dopo il massacro i soldati tedeschi lasciarono il paese e vi tornarono due giorni dopo, per scavare le fosse dove vennero seppelliti i morti.

Contrariamente a quanto era successo fino a quel momento, alla rappresaglia non fu data nessuna pubblicità. Le prime voci cominciarono a circolare circa un mese dopo per mano di prigionieri tedeschi catturati in Normandia.
Degli abitanti di Oradour-sur-Glane si salvarono solamente una donna e cinque ragazzi, oltre a un bambino che si trovava nei campi. Fu possibile istruire un procedimento e avviare un processo solo otto anni dopo l’accaduto.

Nel gennaio del 1953, dinanzi al Consiglio di guerra di Bordeaux, vennero portati solo 6 soldati semplici tedeschi e un sergente, oltre a 13 soldati e un sergente francese, alsaziani arruolati nelle truppe germaniche. Tutti gli altri soldati e ufficiali coinvolti nel massacro erano morti.

La sentenza, emessa un mese più tardi, fu di due condanne a morte, 12 condanne ai lavori forzati, 6 condanne a pene detentive varie e un’assoluzione. Un’amnistia, votata dal Parlamento commutò le due condanne a morte e permise la scarcerazione degli altri condannati.

Dopo la fine della guerra le macerie di Oradour non vennero rimosse e il borgo non fu ricostruito, venne lasciato come ricordo degli orrori commessi dalle truppe di Adolf Hitler durante la Seconda guerra mondiale.