La bibliografia inglese sulla conquista romana dell’Inghilterra, ovvero della provincia di Britannia, è vastissima. Tra tutti ricordiamo “The Romans who shaped britain” di Sam Moorhead e David Stuttard, “Roman Britain” di Peter Salway e “The Roman Governement of Britain” di Anthony Birley. 

La Britannia è forse la provincia romana che più di tutte affascina, attrae, permette lo speculare di studi e di letteratura. I motivi potrebbero essere due: il turismo e la letteratura. Per quanto riguarda il primo, sono innumerevoli i viaggi più o meno organizzati, nelle città romane in Inghilterra, che ancora portano i resti dell’impero (una tra tutte: Sant’Albans, ex Verulamium), oppure sul vallo di Adriano, il muro fatto costruire dall’imperatore Adriano nel 122 d.C., lungo 117 km, che separa il nord d’Inghilterra dalla Scozia; per quanto riguarda il secondo, è noto quasi a tutti il legame tra la Britannia romana e re Artù, il leggendario guerriero che si oppose all’invasione sassone, che secondo gli storici, potrebbe essere identificato con uno degli ultimi combattenti nella Britannia romana. Da questi motivi si diramano il cinema, i folklore, la letteratura di consumo, il turismo paesaggistico e chi più ne ha più più ne metta. Proveremo, in questo articolo, a tracciare un sintetico quadro storiografico della conquista romana della Britannia. 

Prima della conquista romana (e anche dopo) la Britannia era divisa in molte tribù, a capo delle quali vi era un re e, talvolta anche una regina. 

A nord, direttamente sotto l’attuale Scozia (che i romani chiamavano Caledonia), vi era la tribù dei Briganti, dei quali ricorderemo la regina Cartimandua; più a est i Parisii; nell’attuale Galles i Deceangli, gli ORdovici, i Siluri; nel centro-est, gli Iceni (dei quali ricorderemo re Prasutago e la sua celebre moglie, Budicca); nell’attuale Cornovaglia, i Dumoni,

Il 24 agosto del 55 a.C., durante la guerra gallica, Giulio Cesare fu il primo romano ad invadere la Britannia, approdando Me la spiaggia dell’attuale Walmer, uno dei punti di approdo tra le aspre scogliere di Dover, per poi spingersi, attraverso una battaglia condotta dal suo generale Voluseno, alla testa della settima legione, nell’attuale Kent. Secondo Cesare, i Celti di Britannia,  non erano diversi dai più civilizzati dei Galli. Combattevano a bordo di carri da guerra, Facendo forza sulla cavalleria. Cesare ritorno presto in Galia, con il proposito di ritornare in Britannia il prossimo anno.

Una lettera di Cicerone datata in 24 ottobre, si apre con l’entusiasmo del grande oratore, poiché, sostiene, il 25 settembre del 54 a.C., la prima campagna romana in Britannia, sembra dirsi conclusa: di certo era stata violenta, quanto basta per essere definita una campagna militare, poiché Cicerone parla di ostaggi presi e tributi imposti. 

Verso la Britannia, fuggì Commio, uno degli ultimi combattenti di Vercingetorige, dopo la presa romana di Alesia. Chissà se Cesare, se non fosse stato ucciso nel 44 a.C., Sarebbe ritornato nell’isola. 

Nel 34 a.C. e nel 27 a.C. il suo successore Augusto contemplò per ben due volte di invadere la Britannia, ma causa delle ribellioni interne da sedare nelle Alpi, si accontentò della diplomazia, incontrando due principi di Britannia: Tincomaro e Dubovellauno, che si recarono a Roma come supplici. 

Occorrerà attendere l’imperatore Caligola, nel 40 d.C., per una nuova invasione dell’isola. Pallido insonne e nevrotico, l’imperatore incontrò il principe dei Catuvellauni di Britannia, Admino, il quale giungeva in Gallia, dopo essere stato – non si sa per quali motivi – bandito da Cunobelino il re, suo padre. il principe Celta giurò fedeltà a Roma, Caligola si impegnò ad invadere l’isola, ma dovette far fronte ad un ammutinamento. 

Cunobelino lasciava altri due figli: Togudumno e Caractaco, I quali invasero le tribù degli Atrebati e dei Regini, filo romani. Il re degli Atrebati, Verica, si recò a Roma come supplice, protestando contro la violenza dei principi dei Catuvellauni, e il nuovo imperatore, Claudio, colsero l’occasione per invadere l’isola. 

L’imperatore mandò il generale Aulo Plauzio, Che alla testa di quattro legioni, salpò dalla Gallia, per giungere probabilmente (il luogo incerto) a Rutupiae, l’attauale Richborough, nel territorio dei Cantii, dove attaccò battaglia contro i due principi fratelli. 

Nel frattempo, l’imperatore impersona raggiungeva la Britannia: salpa da Ostia, passato per Marsiglia, attraversata la Gallia, Claudio era salpato infine da Boulogne, per raggiungere il suolo britannico nell’agosto del 43. Il suo onore l’attuale città di Chelmsford fu chiamata Caesaromagnus, e nella capitale dei Trinovanti, l’attuale Colchester divenne la romanissima Camulodunum. Di certo, Claudio si vantava di aver cattura Camulodunum, la città di Cunobelin.  

L’Imperatore fu acclamato col titolo di Britannico, che la sua giovane moglie diede al primogenito maschio. 

Caractaco, re dei Siluri, avrebbe perso contro Roma, ma non in battaglia, bensì per mano di una donna. 

Lei si chiamava Cartimandua ed era regina dei Briganti, assieme al re Venuzio, suo marito. Ma era lei la vera regina, che aveva dato la regalità a Venuzio. 

Caractaco era stato sconfitto da Ostorio Scapula in Galles, si era rifugiato in un santuario, sotto la protezione della regina. Al contrario, lei lo tradì e consegnò al guerriero in catene ai romani, con i quali simpatizzava. 

Suo marito Venuzio, non condivideva, probabilmente, la vicinanza della regina ai romani. Così lei, venuta ai ferri corti con lo sposo, si separò da lui: era il 57 d.C., Cartimandua, donna regina e politica, sposava il suo scudiero, Vellocato. 

Sotto il governatorato di Aulo Didio Gallo, Venutio si vendicò invadendo il regno dei Briganti, ma i romani mandarono alcune coorti, per difendere la loro alleata regina. Tra le coorti, c’era anche la mitica IX Legione, comandata da  Caesio NAsica, che essendo più tardi scomparsa nel nulla, genererà leggende. 

Venutio avrebbe continuato la sua guerra contro i romani, e nel 69 d.C., l’anno dei quattro imperatori, regina avrebbe chiesto ancora aiuto a Roma, ma l’impero, impegnato nelle guerre civili che insanguinavano di nuovo i suoi confini, inviò soltanto alcuni ausiliari. Così, Cartimanda fuggì, e scomparve dalle fonti.