Il Libro di Alberto Peruffo, Le Battaglie Più Sanguinose della Storia edito da New Compton, indaga a fondo premesse e conseguenze, nonché ovviamente gli scontri, avvenuti nel corso delle battaglie, come appunto recita il titolo, che segnarono la Storia dell’umanità. Poiché, come racconta l’Autore, Professore di Storia e ricercatore, a Ticinolive.ch, le battaglie più sanguinose sono spesso state anche quelle decisive.
Una dissertazione sullo Spirito della Storia, tattica, casualità e umanità, anche nei suoi aspetti più cruenti.
Leggendo il Suo Libro Le Battaglie più sanguinose della storia, la domanda sorge quasi spontanea: come ha fatto a indagare così tante battaglie, in un così ampio lasso di tempo? (dalla Storia Antica a quella Contemporanea)?
Non è stato facile visto che, normalmente, uno storico si specializza su determinati periodi del passato. Io sono da sempre appassionato di storia militare ma, per scrivere questo libro, ho dovuto spulciare una gran quantità di fonti, antiche e moderne, in modo da avere una chiara panoramica degli eventi bellici e farne una descrizione il più possibile completa ed esaustiva senza indugiare troppo nei particolari.
Non le più famose, ma le battaglie “più sanguinose”. Come ha fatto a comprendere quali, tra le battaglie della Storia, fossero state le più sanguinose? Ha letto tutte le fonti?
Spesso le battaglie “più sanguinose” sono state anche quelle più decisive, tra tutte quella di Stalingrado, sicuramente lo scontro che ha fatto più vittime di tutti i tempi. Altre battaglie, malgrado le elevate perdite, non hanno portato a nessun risultato, come nel caso di Verdun durante la Grande Guerra, risoltasi in uno stallo dopo mesi di dura lotta. Gli scontri di quest’ultimo tipo sono comunque rari, soprattutto per i periodi più antichi, in questi casi si tratta sempre di eventi decisivi ben documentati dalle fonti, anche se, normalmente, capita di confrontarsi con le cifre dei caduti inverosimili e di difficile interpretazione per il periodo dell’antichità e del medioevo.
Perché studiare le battaglie “più sanguinose” della storia?
Sicuramente perché è divertente leggere le gesta di uomini posti in situazioni particolarmente difficili. È poi interessante capire quali sono i meccanismi, tattici e strategici, che portarono a tragedie immani con migliaia di morti in poche ore come nelle battaglie napoleoniche dove entrambi i contendenti subivano gravi perdite o, come negli scontri dell’antichità, ad esempio Canne e Gaugamela, quando lo sconfitto veniva totalmente annientato con il vincitore che subiva danni limitati.
Quali sono le principali fonti da lei utilizzate?
Sicuramente le fonti primarie, di chi ha vissuto quel periodo storico in prima persona, sono alla base di ogni ricerca, anche se non sempre gli storici del passato sono imparziali come lo fu Tucidide nel raccontare la guerra del Peloponneso. Fonti più recenti sono state indispensabili, soprattutto quegli studiosi che in campo della storiografia militare gettano una luce importante sulle strategie e le tattiche usate in passato come John Keegan o Victor Davis Hanson, così come i numerosi e bravi storici italiani, per non parlare delle belle monografie illustrate dell’Osprey scritte da valenti studiosi internazionali.
Perché l’elemento “sangue”, al giorno d’oggi attrae così tanto?
Sicuramente l’elemento drammatico delle vicende attirano il grande pubblico ma anche il fatto di studiare avvenimenti che hanno portato a repentini cambiamenti nella storia dei popoli come stermini e distruzioni di intere etnie causati dalle guerre come nel caso delle invasioni dei mongoli di Gengis Khan che hanno cambiato profondamente il carattere etnico dell’Asia centrale dopo l’annientamento di intere popolazioni lì stanziate da millenni. Similmente la guerra del Peloponneso o quella dei Trent’anni hanno portato a importanti sconvolgimenti nella storia europea sotto ogni punto di vista.
La Storia ha un suo senso proprio, o ritiene sia una correlazione causale di fatti?
L’idea degli storici progressisti e cristiani che la storia debba avere una sua finalità ben definita per me non ha molto senso. La concatenazione dei fatti voluti dagli uomini che spesso si contrastano a vicenda ha portato al presente, permettendo ai contemporanei una lettura della storia secondo un senso ordinato di sviluppo ed evoluzione che in realtà non ha, essendo il prodotto di volontà contrapposte e casualità, a volte anche banali.
La Storia esiste, ha un suo spirito? O è soltanto casualità?
Lo spirito della Storia vive attraverso i popoli tramite all’epica orale e agli scritti che rendono viva e unita una comunità. Quando una stirpe viene a mancare la narrazione delle proprie vicende passate viene a perdere di significato per gli altri popoli o per la massa indistinta delle persone che vivono su un territorio senza particolari legami tra loro, divenendo appannaggio solo degli specialisti in questa materia.
Chi fa la storia? i singoli, i popoli, o il caso?
Il contesto storico permette di forgiare singoli individui che emergono dalla massa dopo una dura lotta che ne ha affinato le capacità di comando, permettendo loro di guidare il proprio popolo verso una meta a cui lo stesso popolo era già naturalmente destinato dalla propria indole. Il successo dipende, poi, da vari e numerosi fattori che sono diversi e tipici per ogni epoca e latitudine. Napoleone malgrado il suo genio e il valore delle proprie truppe ideologizzate fu alla fine sconfitto, diversamente, Gengis Khan ebbe la possibilità di creare e stabilizzare il suo impero “Oceanico”. In definitiva il successo arride alle armate e ai condottieri che più riescono ad adattarsi velocemente ai loro tempi, cosa spesso difficile.
Nelle battaglie, la fortuna ha un suo peso?
Certo. Le casualità favorevoli sono imprescindibili. Napoleone diceva: “Preferisco un generale fortunato ad uno bravo”.
Superfluo, ma interessante: si può fare la storia “col se’”?
Viene certo naturale chiedersi come sarebbero potute andare diversamente le cose in funzione di scelte o circostanze diverse, è, questo, un importante esercizio che chi legge e interpreta la storia, sia esso un politico o un militare, deve fare per comprendere i risultati di certe azioni. Questo non cambia il fatto che le vicende storiche accadono nell’unico modo che devono verificarsi e solo i posteri, con il senno del poi, possono capire se sono state fatte le scelte giuste o sbagliate.
Intervista a cura di Chantal Fantuzzi – riproduzione riservata di Ticinolive.ch