Ogni 5 secondi nel mondo muore un bambino di malattia o di fame. La tragedia umana di questi nostri giorni è testimoniata dal sempre più crescente numero di appelli da parte di organizzazioni che chiedono contributi, donazioni per affrontare questi problemi che toccano il cuore.
Da qualsiasi parte ti giri in quasi tutto il mondo è miseria, desolazione. Questa terra così povera per l’uomo. Il cuore, nel nostro egoismo, non ci ispira più compassione per gli altri? Sta a noi dare una risposta. Ciò che è grave è che risorse immense finiscano sperperate in armamenti senza passi avanti per porre limiti e spendere invece quelle risorse per migliorare la vita sul nostro pianeta.
Ci sono poi paesi poveri, molto poveri che continuano imperterriti ad investire in ordigni nucleari nonostante la povertà della loro popolazione. Prominenti in questo comparto paesi come la Corea del Nord in preda ora ad una grave carestia. Per non parlare del Pakistan e India, certamente non proprio paesi benestanti. Ben 9 sono i paesi che posseggono arsenali nucleari: Russia, Usa, UK, Francia, Cina, Pakistan, Israele, Corea del Nord, India e molti di questi paesi di ordigni ne hanno a profusione.
Secondo i dati recenti oltre 6257 i russi, 5600 gli americani, 300 la Francia, 350 la Cina. Una notizia (da varie fonti confermata) è che il Mao dei giorni nostri, il leader cinese Xi Jinping, ha deciso che le sue atomiche dovranno essere mille per il 2030, cioè triplicare il numero degli ordigni. Molto meno degli altri due giganti nucleari, ma strategicamente un ritorno al passato. Come scrive Paolo Salom del CdS “il mondo si troverebbe al momento in una fase più simile a quella pre-crisi di Cuba, ovvero la fase più pericolosa della crescente rivalità tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica quando un conflitto nucleare sembrava imminente oltre che possibile. Gli epigoni sono ora Usa e Cina. La mia generazione ricorda vivamente l’ottobre 1962 quando i russi installavano le loro basi missilistiche a Cuba. Come oggi si potrebbe dire delle basi NATO sui confini russi, (un’analogia niente altro sostiene Putin).
L’ultimatum di John Kennedy fece fare marcia indietro ai russi, ma fummo ad un pelo dalla terza guerra mondiale. Sulla decisione cinese di aumentare la capacità nucleare ha scritto un saggio interessante Michael Shuman per la rivista Atlantic del 16 febbraio scorso “La Cina capisce che cosa sia una rivalità nucleare”. Apparentemente la Cina non punterebbe ad una parità, né a superare i due leader nucleari (Usa e Russia), ma bensì ad un posizionamento strategico da strike first. Non tanto il numero, ma essere pronti a colpire per primi.
Vista l’attuale forte relazione Cina-URSS è evidente quanto il target siano gli Stati Uniti e, in via subordinata, gli alleati di Washington.
Interessante i numeri, fatti e strategie, ma non lo spreco di tutti quei soldi. Quanti minuti potremmo aggiungere alla vita di tutti quei poveri bimbi?
Qualcuno di questi politici ha mai visto un filmato sull’olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki?
Vittorio Volpi