Malou Hallberg-Merz ama l’arte e la vita sociale brillante e, per sua natura, è un’organizzatrice. In settembre ha organizzato un “ladies lunch” riservato a una ventina di signore della migliore società all’Arté, uno splendido ristorante stellato Michelin (pensiamo l’unico a Lugano) affacciato direttamente sull’onda e con vista imprendibile sul San Salvatore. Siamo stati invitati (ma, naturalmente, poiché non siamo una “lady”, non abbiamo potuto prendere posto alla tavola.
Malou vive nella nostra città da pochi anni. La ama moltissimo (così come amava Ginevra). Per comprendere le sue intenzioni e la sua personalità le abbiamo rivolto alcune domande.
Che cosa le piace della nostra Lugano?
Potrei rispondere (un po’ banalmente) il Ceresio, il golfo, il clima mite, i villaggi intorno alla città. Non sarebbe sbagliato. Le dirò invece che mi affascina la potenzialità artistica di Lugano, ossia la capacità di far nascere ed ospitare eventi d’arte.
Lei ne parla in astratto?
Nemmeno per idea, io ne parlo in concreto. Io stessa sono un’organizzatrice di eventi – come il primo FestivArt, fiera d’arte, che ho allestito al Palazzo dei congressi nel giugno scorso, o come il Gold Art Gala. che avrà luogo a Villa Sassa il 19 ottobre prossimo. E non mi fermerò qui.
Fiere d’arte, mostre e serate di gala (a tema artistico). Sembra una formula vincente. Qual è il suo auspicio?
Vorrei un ottimo contatto con l’autorità cittadina (mi ha fatto piacere la visita del Sindaco a FestivArt) e con gli ambienti culturali che contano. Sono arrivata da poco a Lugano, ho già annodato numerosi contatti… ma ne vorrei di più, per poter presentare le mie proposte e suscitare delle sinergie.
È tutto pronto per Villa Sassa? Mancano solo 12 giorni…
Vuole scherzare? Non è MAI tutto pronto! Prevedo una grande serata, c’è molta attesa. All’inizio prevedevo la presenza di un paio di artisti, ma il loro numero sta aumentando spontaneamente. Una serata brillante, intessuta di musica, pregiata gastronomia e pittura. Un’occasione da non perdere per la società luganese.
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All’Arté si mangia benissimo e le signore vengono fatte accomodare in un salon particulier.
Malou alle sue amiche ha preparato una sorpresa squisita: il dinner sarà preceduto e seguito dall’esibizione di un Maestro, grande professionista del flauto: Romano Pucci, già membro dell’orchestra permanente del Teatro alla Scala, che, accompagnato al pianoforte da Darya Basova, si esibirà in un concerto pensato per l’occasione particolare.
Abbiamo naturalmente colto la palla al balzo e intervistato il Maestro, anche se l’intervista non si è svolta in condizioni ottimali. Infatti tra prove, performance e pranzo… il tempo è mancato per approfondire.
Francesco De Maria Maestro, la musica è la sua vita. Quali le date fondamentali della sua lunga carriera?
Maestro Romano Pucci Nel 1968 mi sono laureato all’Accademia di Santa Cecilia con il massimo dei voti. Nel 1972 ho affrontato il concorso per entrare nell’organico della Scala e l’ho vinto. Questo ha determinato in larga parte la mia vita, perché ho operato in quella prestigiosa orchestra per ben 36 anni. Infine nel 2008 è arrivato il tempo della pensione.
Che combinazione, nel mio stesso anno. Lei conosce il Ticino?
Non solo lo conosco, ci ho lavorato, anche se per un solo anno. Accadde nel 1980. Mi presi un anno di aspettativa e venni a Lugano, a suonare nell’OSI (che, all’epoca, non si chiamava così). Fu un anno interessente, in un ambiente nuovo, del quale conservo un bel ricordo. Mi vengono alla mente i direttori Loehrer, Andreae e Amaducci.
Parliamo della Scala, questo monumento della musica, conosciuto a invidiato in tutto il mondo. Quanto è grande la sua orchestra permanente?
L’orchestra consta di 136 professori d’orchestra.
Ma quanti sono i flauti?
I flauti sono tre: il primo flauto, il secondo e l’ottavino.
ll flauto è importante nell’orchestra?
Indubbiamente. È, per così dire, una prima donna!
Quali sono i brani più celebri nei quali il flauti ha un ruolo dominante?
Casta Diva nella Norma, Dafne e Cloe di Ravel, la sinfonia del Guglielmo Tell…
E naturalmente…
Il flauto magico!
Questo l’avrei saputo dire anch’io. Pensi che l’ho visto rappresentato al Metropolitan di New York.
In quella famosa opera c’è un passaggio che mi ha sempre divertito. Mentre Papageno sulla scena finge di suonare il flauto… io, nascosto, gli fornisco il suono!
Che cosa ricorda della Scala?
Tutto. Ma in primis i grandi direttori: Abbado e Muti, alla bacchetta dei quali ho obbedito. Poi sono venuti Barenboim e Chailly, che è in carica. Degli autentici giganti.
Lei non ha lasciato la musica…
Come potrei? Sono sempre attivo. Ho un mio piccolo complesso che esegue musica da camera, così composto: un flauto, una chitarra elettrica e un clarinetto/mandolino. Siamo moto richiesti, andiamo anche all’estero, talvolta molto lontano.
In effetti, gli ho scritto stamattina perché mi servivano alcune precisazioni. Mi ha risposto velocemente: “Caro amico, le comunico che sono in Giappone. La connessione internet non è delle migliori”.
Allora restiamo così. L’intervista è fatta. Il Maestro suonerà meravigliosamente Casta Diva ai giapponesi, che amano con passione (questo lo so) la musica dell’Occidente.
Esclusiva di Ticinolive