La storia della Monaca di Monza, al secolo Marianna (o María) de Leyva, è una delle più affascinanti e tragiche vicende della storia italiana del XVII secolo. La sua storia è diventata celebre anche grazie al romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, dove viene rappresentata nel personaggio di Gertrude, una monaca costretta a prendere i voti e protagonista di eventi drammatici.
Contesto storico
Marianna de Leyva nacque nel 1575 in una nobile e influente famiglia spagnola stabilitasi a Milano. A causa delle pressioni del padre, fu costretta a prendere i voti contro la sua volontà e divenne suora nel convento di Santa Margherita a Monza, assumendo il nome di Suor Virginia Maria. La pratica di destinare le figlie delle famiglie nobili alla vita monastica era comune in quell’epoca, in particolare per garantire la gestione delle eredità e preservare il patrimonio di famiglia.
La vita nel convento e la relazione proibita
Nonostante la clausura, Marianna de Leyva intrattenne una relazione amorosa con un uomo di nome Gian Paolo Osio, un nobile locale con una pessima reputazione. La loro relazione, durata diversi anni, fu tenuta segreta all’interno del convento, ma si scoprì quando Osio si macchiò di diversi crimini, tra cui l’omicidio di alcune persone che erano venute a conoscenza della loro relazione.
La scoperta e la punizione
Quando la verità emerse, la vicenda destò grande scandalo. Gian Paolo Osio fu catturato e giustiziato, mentre Marianna, essendo una suora, fu giudicata da un tribunale ecclesiastico. Fu condannata a vivere per oltre 13 anni in prigione, murata viva in una cella del convento. Solo nel 1622, in punto di morte, fu graziata e trascorse gli ultimi anni della sua vita in penitenza.
La Monaca di Monza ne “I Promessi Sposi”
Nel suo romanzo, Manzoni narra la storia della Monaca di Monza sotto le spoglie di Gertrude. Ne descrive il drammatico conflitto interiore, la prigionia spirituale e fisica imposta dalle convenzioni della sua epoca e la colpa che accompagna la sua esistenza. Manzoni usa la storia della Monaca per denunciare l’ipocrisia sociale e l’oppressione delle donne nel Seicento.