Francesco Pontelli – Economista – 21 Ottobre 2024

Una delle più grandi città turistiche del mondo, Venezia, vive uno spopolamento senza precedenti, ormai gli abitanti sono sotto la soglia del 50.000, proprio perché l’economia turistica non sostiene la popolazione indigena ma anzi la spinge ad abbandonare la città a favore di locazioni turistiche.

Nello specifico a Venezia si aggiunge una situazione economica e sociale della vicina Mestre, oggetto di una involuzione senza precedenti legata all’azzeramento economico ed  industriale.

Il declino di Mestre nasce perché una città che era  nata attraverso la crescita esponenziale della occupazione grazie allo sviluppo di Porto Marghera e della sua zona industriale, una volta venuti meno questi  fattori di crescita si è ritrovata abbandonata al proprio destino caratterizzato da una balorda economia turistica che assicura delle semplici rendite di posizione ma rende la città sempre più povera e vittima della delinquenza di strada. Una deriva sociale ed economica di conio turistico talmente semplice da prevedere e invece sostenuta in passato proprio da chi oggi, fingendosi innovatore, parla di nucleare che, tuttavia, maggioranza ed  opposizione non intendono affrontare per una palese mancanza di cultura industriale ed economica.

L’ultima boutade di Brunetta relativa alla creazione di una centrale nucleare dimostra, ancora una volta, quanto ancora oggi possa mancare una visione complessiva delle problematiche cittadine economiche industriali e del porto.

L’energia nucleare, o meglio una centrale nucleare, potrebbe o dovrebbe essere intesa come il veicolo o la motivazione principale per attirare imprese, molto più propositiva della pluriennale attesa  di una  definizione dell’area in ZeS (zona economica speciale) o ZlS (zona logistica semplificata), le quali, potendo sfruttare l’energia prodotta dalla centrale stessa, avrebbero tutta la convenienza nell’allocare le proprie produzioni avendo per di più il porto disponibile. Si creerebbe un sistema complesso industriale ed intermodale integrato unico nel suo genere. In questo contesto, allora, ecco che l’idea di una centrale nucleare potrebbe risultare decisamente positiva in quanto espressione di un fattore di nuovo sviluppo e di conseguenza di nuova occupazione, attraverso la quale si potrebbe in qualche modo fermare il declino di una città come Mestre che merita ben altri scenari futuri di quelli che sta vivendo in questo periodo, e magari liberandolo anche in parte Venezia dalla morsa turistica con nuove residenzialità legate alle professionalità del nuovo polo industriale.

Viceversa, utilizzata solo come strumento ideologico di sfruttamento del territorio,  si comprende ancora una volta di più quali siano le reali motivazioni del declino economico tanto della zona industriale di Marghera quanto del suo porto.

La visione complessiva è frutto di una cultura economica ed industriale che in questo periodo potrebbero sposare una politica energetica ed intermodale, ma evidentemente sconosciute ancora oggi dalle intere “elite” culturali ed istituzionali locali. Un dato confermato dal solito fuoco di sbarramento già avviato dalle opposizioni del PD e dei verdi ai  quali risulta ancora oggi di difficile comprensione il legame tra lavoro, economia e sviluppo sociale di una città.