Francesco Pontelli – Economista – 8 Gennaio 2025

La sicurezza stradale rappresenta per ogni governo che si sia trovato alla guida del Paese, ed indipendentemente dal proprio orientamento politico ed ideologico, il parco giochi all’interno del quale sviluppare la propria virilità normativa e punitiva.

Prova ne è che le sanzioni per quanto riguarda le infrazioni stradali hanno subito dei progressivi aumenti e nel prossimo futuro per le infrazioni stradali più gravi non è da escludere che si possa passare direttamente alla esecuzione della pena capitale direttamente in autostrada o sul ciglio della strada.

In altre parole, il codice della strada rappresenta forse l’unico settore nel quale risulta estremamente facile e possibile testimoniare la propria esistenze e presenza politica, da parte di una classe politica molto spesso rappresentata da persone intellettualmente povere.

L’ultimo inasprimento delle sanzioni amministrative in relazione soprattutto a violazioni che non mettono in pericolo la vita dei conducenti, ha raggiunto un livello ormai insopportabile anche in rapporto a quanto avviene negli altri paesi della Comunità Europea, dove le sanzioni amministrative risultano decisamente inferiori soprattutto in rapporto al reddito medio.

Qualora albergasse un minimo di buon senso all’interno delle stanze del potere partendo dalla considerazione che lo stipendio medio mensile in Italia risulta di 1.700 euro, questo dovrebbe invitare, nella quantificazione di una sanzione amministrativa, come insuperabile il limite indicato nel 10% del reddito medio. Questo poi potrebbe aumentare di un +5%, qualora venisse ripetuta la medesima infrazione nell’arco del medesimo semestre.

Contemporaneamente andrebbe istituito il protocollo di revisione della rete stradale ogni quattro anni, in quanto la mancata manutenzione concorre a creare le condizioni per incidenti anche gravi soprattutto all’interno della rete comunale e della quale dovrebbe risponderne lo stato assieme agli enti locali.

Per non parlare di un inevitabile adeguamento dei limiti di velocità alle nuove autovetture che hanno dei sistemi frenanti assolutamente superiori rispetto alle automobili per le quali i limiti sono stati pensati.

Qualcuno potrebbe obiettare che in questo modo i ricchi pagherebbero molto poco percentualmente (*) rispetto a chi ha redditi Inferiori, ma proprio per salvaguardare i redditi più bassi risulta insopportabile che una sanzione possa arrivare al 50/60/70% se non di più del reddito medio.

Questo ovviamente vale solo per sanzioni amministrative e non certo nei casi in cui viene prevista anche la sospensione della patente, cioè nel caso di guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, per le quali la sanzione sospensiva risulterebbe sufficiente ad essere considerato come un deterrente.

L’approccio puramente ideologico alla sicurezza stradale dimostra ancora una volta come si consideri centrale nella prevenzione la sola applicazione di una pena pesante, mentre lo Stato continua a non rispondere minimamente delle condizioni stradali nelle quali gli automobilisti sono costretti a viaggiare. In più rimane inaccettabile che la stessa sicurezza stradale venga utilizzata come un bancomat per sanare i conti di molti enti locali.

(*) La stessa scuola di pensiero che ha criticato gli sconti sugli accise in quanto avrebbero favorito i possessori di Ferrari ma che dimenticano invece che la cilindrata media delle auto è di 1.553 cc e quindi l’applicazione inversa dell’utilità marginale decrescente favorirebbe proprio i redditi più bassi.