di Nicola Schulz Bizzozzero-Crivelli, curatore della rubrica Hic et Nunc che si occupa di psicolo-gia, sanità e psicopatologia

Ritenere che tutti vogliano far del male, il sintomo di una patologia

Si dice che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca… A volte però l’essere eccessivamente sospettosi nei confronti degli altri, siano anche familiari, amici, partner, e ritenere in ogni occasione di aver subito dei torti può essere sintomo di una patologia come il Disturbo Paranoide della personalità, molto complessa da curare per psicologi e psichiatri a causa della difficoltà del soggetto a fidarsi.

Cosa è il Disturbo Paranoide della personalità

Chi è affetto da questa patologia principalmente diffida profondamente degli altri, visti come soggetti che intendono danneggiarli o ingannarli, anche quando non esistono sufficienti, o addirittura alcuna, prove a sostegno della tesi. Credendo che chi sta loro a fianco stia progettando di sfruttarla, ingannarla o farle del male, la persona con questo disturbo pensa di poter essere attaccata in qualsiasi momento e senza ragione. Diventa di conseguenza ipervigile per cogliere potenziali insulti o offese. Esamina attentamente qualsiasi frase o comportamento le venga rivolto per trovare prove delle sue credenze.

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Un disturbo che mina le relazioni familiari, amicali, di coppia

In psicologia tutto ciò ha effetti importanti sul benessere mentale e sulle relazioni. Infatti, le persone che hanno questo disturbo legato alla percezione dei comportamenti altrui non hanno fiducia negli altri, dunque non riescono a confidarsi o a sviluppare rapporti stretti, a detrimenti di legami amicali, familiari o relazionali. Mettono in dubbio costantemente quanto l’altro fa o dice, creando quindi anche una serie difficoltà per chi ha un rapporto con loro, facendolo perennemente sotto esame e spesso in dubbio su come agire per non offendere o far soffrire l’altro. I soggetti con Disturbo Paranoide della personalità possono diventare particolarmente gelosi del partner e mettere in continuazione in dubbio la sua fedeltà, con conseguenze negative sulla fiducia e sul rapporto. Visto che diffidano degli altri, sentono il bisogno di essere autonomi e di avere loro stessi il controllo delle situazioni, aumentando quindi la ipervigilanza e portando a ulteriori problematiche a livello di salute mentale.

Rabbia e poca inclinazione al perdono, come chi ha questo disturbo reagisce ai (presunti) torti

Circa il 3,2% della popolazione, soprattutto uomini, è affetto da questo disturbo, sino ad arrivare al 4,4%. Nicola Schulz approfondisce i comportamenti di questi soggetti: essi non solamente sospettano in ogni momento degli altri, ma che quando trovano possibili parole o atteggiamenti che confermano la loro credenza e si sentono quindi offesi, non riescono a perdonare chi li ha feriti e restano a lungo arrabbiati. Qualche volta possono reagire ai presunti torti con aggressività. I sintomi tendono a peggiorare quando la persona ha vissuto un evento traumatico, che aumenta la percezione di aver subito delle ingiustizie e dunque il sospetto che sarà ancora danneggiata, oltre che la tendenza a voler avere il controllo, in un circolo vizioso di malessere. Anche l’uso cronico di cocaina può avere una relazione con lo sviluppo di questa patologia.

Perché è difficile curare chi ha il Disturbo Paranoide della personalità. Una questione di fiducia

Si tratta di soggetti difficili da aiutare anche in una terapia, come spiega Nicola Schulz. Essi infatti sono altamente sospettosi e diffidenti e non è semplice per il terapeuta stabilire il rapporto positivo che è alla base della riuscita di ogni lavoro terapeutico. Spesso, manifestare di riconoscere qualche validità dei sospetti della persona può facilitare il compito di instaurare una alleanza terapeutica. I principali trattamenti sono la Terapia cognitivo comportamentale (CCT) e l’assunzione di farmaci come antidepressivi o antipsicotici atipici che possono trattare i sintomi. 

Anche la scienza fatica a studiare il Disturbo Paranoide di personalità: non si fidano, non partecipano agli studi

La tendenza dei soggetti a non fidarsi ostacola anche gli studi, fondamentali in ogni ambito della psicologia, per comprendere familiarità psicopatologiche, fattori scatenanti, sia a livello ambientale e sociale che neurobiologico e possibili trattamenti farmacologici e terapeutici. Chi soffre di questa psicopatologia non accetta di partecipare a progetti di ricerca. Da quanto si sa, si è più vulnerabili a sviluppare il Disturbo Paranoide della personalità quando si ereditano alti livelli di antagonismo, che portano a una bassa amicalità, e nevroticismo, con rabbia e ostilità. Tra i fattori psicosociali che potrebbero avere una influenza sull’insorgere di questa psicopatologia ci sono la trascuratezza da parte dei genitori e l’esposizione ad adulti violenti. Va sottolineato però che condizioni simili giocano un ruolo anche in altre patologie.

Nicola Schulz Bizzozzero Crivelli, Department of Clinical and Experimental Medicine, Section of Psychiatry and Department of Neurosciences, Section of psychiatry, University of Pisa. Degree in Psychology, Degree in Science of Tourism, Degree in Political Science and International Rela-tions, and Master in Criminology. Ending the specialization in Clinical and Dynamic Psychology. Assistant of the psychiatrist Donatella Marazziti, a psychopharmacologist, and Medical Director of the Azienda Ospedaliera Pisana (AOU) and Professor at the University of Pisa, Pisa, Italy, and at the Unicamillus University of Rome, Italy.

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