Giovanni Caselli |
Durante la mia permanenza a Londra ne gli anni 1970 quanto la Gran Bretagna si unì alla Comunità Europea, mi venne in mente di partecipare a questo evento, da internazionalista come ero, promuovendo da antropologo quello che metaforicamente ritenevo il sistema circolatorio dell’Europa: la rete delle antiche strade del continente eurasiatico, che la rivoluzione industriale aveva reso inutile mediante le superstrade, le ferrovie e le linee aeree, ponendo termine agli incontri fra le persone. Questo ripristino di vie pedonali, spesso rimaste com’erano da secoli, sarebbe stato necessario per unire davvero gli europei in una unica nazione, contrastando le tendenze nazionalistiche portatrici solo di guerre.
Nel 1985, quando l’anniversario del millennio di una delle più importanti vie dell’antichità europea si avvicinava, pensai di ritracciare il percorso descritto nel 990 da Sigerico, arcivescovo di Canterbury per prendere il Pallio della sua investitura dalle ma ni del Papa. Mi imposi questo progetto col solo intento di vedere quello che l’occhio esperto era in grado di rilevare, sulla scia di una “arteria della storia”, cosa può rimanervi di quei tempi lontani. Non avevo alcuna idea che il percorso divenisse dopo 30 anni, il pellegrinaggio principale per Roma dalle Isole Britanniche.

Come sempre accade, l’esperienza sul campo riserva delle sorprese al ricercatore. Non dimenticherò mai l’emozione di questo viaggio attraverso lo spazio e il tempo come fu il mio pellegrinaggio da Canterbury a Roma.
Giudicando dalla posizione dell’ultima stazione dell’itinerario, prima della Manica, Sombre, una fattoria vicino a Wissant, ho concluso che la vicina spiaggia di Strouanne, il punto della costa francese più vicino alla costa inglese, dovesse essere stato il punto di sbarco ed imbarco in epoca sassone. I bastioni di un campo militare romano sulla collina più vicina, “Forte di Cesare” sulla mappa, dimostrano che anche Cesare aveva scelto quel punto. Lo stesso sito di Sombre era adesso un sito archeologico; nel campo di cavoli dove il contadino mi disse fosse situata l’antica Sombre, raccolsi infatti frammenti di antiche ceramiche. Più oltre trovai che la cittadina di Therouanne appariva essere assai più recente del X secolo, infatti la città vecchia, mi dissero localmente, si trovava a circa un chilometro di distanza verso ovest.
A Therouanne, mi trovai su una lunghissima strada perfettamente dritta chiamata Chaussée Brunehaut, (Calcata di Brunehilde) termine che nel nord della Francia è sinonimo di una strada romana, e che secondo la tradizione popolare è una strada costruita dalla “Regina Bruhehilde, ritenuta moglie di Giulio Cesare, quindi interessata mantenere e costruite strade”! Il fondo di verità di questa credenza sta nel fatto che i Franchi furono gli unici invasori teutonici dell’impero che si occuparono del mantenimento delle strade romane.
Per l’intero percorso attraverso la Francia, ho scoperto fienili che erano state le cappelle di Templari, o vecchie case chiamate “ospedale”, che significa albergo. La strada attraverso la Marna, tra il Reims e Chalons-en-Champagne, indicata come Voie Romaine, sulla mappa attuale, appariva come se i Romani l’avessero appena percorsa.
Non erano tanto le grandi città, come Laon, Reims e Chalons che contengono reliquie e opere del X secolo, ma i più piccoli villaggi e fattorie, che riservarono le più grandi sorprese per il viaggiatore del nostro tempo. In Svizzera, in vari luoghi, mi sono imbattuto in resti di pietre miliari e siti di ville romane con splendidi mosaici, il Monastero e il Passo del Gran San Bernardo sono praticamente un museo; lì, il transito della strada romana sulla viva roccia, ha scavato on profondo taglio nella roccia che reca rotaie profonde; la via romana può essere percorsa a piedi per alcune centinaia di metri. Durante nell’alto Medioevo i pellegrini venivano assaliti dai Saraceni che a quel tempo controllato il passo. Ci sono ponti romani e cippi miliari romani si incontrano in ogni villaggio per tutta la strada fino ad Aosta, una splendida cittadina con enormi rovine romane torreggianti sopra gli edifici moderni. Vi sono antichi monasteri e chiese del tempo di Sigerico, o precedenti, fondate da santi irlandesi.
In Italia Vercelli e Santhià, sono veri tesori romani e medievali. Il “Vercelli Book” nella Biblioteca del Duomo di Vercelli, c’è uno dei più antichi dei quattro Codici Poetici in Old English. Si tratta di un’antologia di antica prosa inglese e di versi che risdale alla fine del X secolo, l’epoca di Sigerico.
Il fiume Po veniva allora traversato in un punto dove l’antico traghetto è stato ora rimesso in servizio a beneficio dei pellegrini moderni, grazie alle richieste fatte dalla popolazione locale.
Venendo a Fidenza, la grande cattedrale romanico – gotica della piccola città mostra fregi con file di pellegrini della Via Francigena che danno una buona idea di Com’erano i viaggiatori del XII – XIII secolo erano sulla nostra strada. Negli Appennini troviamo anche fantastiche opere d’arte romanica e strade che sono chiamate Via Romea – il nome medievale di qualsiasi strada che conduce a Roma.
La Via Francigena ha in Toscana la sua parte più suggestiva. Lucca è stata ricostruita da un santo irlandese, San Finnian, nel 7 ° secolo sulle rovine della città romana; la città è stata amministrata da una suora irlandese per una buona parte dell’VIII secolo. Dopo aver attraversato l’Arno, ecco gli scavi di San Genesio, nella pianura sotto San Miniato, una città perduta la cui cattedrale è oggi solo una traccia in un campo di girasoli, San Gimignano, poi Siena, tutto è già stato detto su di loro, tranne forse che entrambi devono la loro esistenza al traffico che vi era nel medioevo lungo la via Francigena nei punti in cui era incrociata dai tratturi dei pastori che in autunno andavano dagli Appennini verso i pascoli invernali della Maremma. Siena si è arricchita coi tributi pagati dai pastori per affittare in pascoli della Maremma.
La banca più antica d’Italia, la banca di Siena, Monte dei Paschi di Siena, significa letteralmente “I risparmi derivanti dal l’affitto dei pascoli”. Il più grande pittore di Siena, Simone Martini era probabilmente un francese da Tours.
Oltrepassata Siena la strada si snoda tra le colline della Val d’Orcia, e ci sentiamo come se stessimo camminando in un sogno, in un mondo senza tempo dipinto da un surrealista. Poi vengono i vasti paesaggi duri e selvaggi tra il Monte Amiata e Radicofani, dove ai tempi di Sigerico c’era in mezzo alla alle, una locanda solitaria chiamata “Mala Mulier” (moglie disonesta). Qui, attorno al 715, due monaci di Wearmouth e Jarrow nel nord est dell’Inghilterra che portavano il più grande libro illustrato mai prodotto, in regalo per il Papa – questo libro era una Bibbia composta da 1500 folio ottenuti da altrettante pelli di vitello, e che quindi necessitava di un mulo da soma per trasportarlo. Qui i monaci e la Bibbia scompaiono, non arrivarono mai a Roma.
Nel XVIII secolo, un grande libro giunse nella biblioteca Laurenziana dalla biblioteca dei monaci di San Salvatore del Monte Amiata, e nel XIX secolo, gli studiosi scoprirono che quel libro era il grande libro inglese di cui il Venerabile Beda racconta la storia.

Più a sud, ad Acquapendente, la Via Francigena entra nell’altopiano tufaceo del Lazio, intercettando la Via Cassia romana. Dopo aver camminato attraverso la città di Bolsena e il bordo del cratere del lago, il viaggiatore può degustare il buon vino di Montefiascone, che nell’XI secolo, indusse il vescovo tedesco, Johannes Defuk, un famoso degustatore, a dire “Est est est” a proposito del vino che qui assaggiò.
Il pellegrino moderno ora calpesterà i lucidi e neri basoli del basolato romano, costeggiando vaste rovine romane di mattoni e, dopo aver visitato ma poi lasciando ad est la città di Viterbo, dive potrebbe aver alloggiato, passerà accanto al Bulicame tra i vapori delle calde sorgenti, quindi attraverserà dei torrenti su ponti romani miracolosamente sopravvissuti, e per una tagliata dei romani, fino a quando, oltrepassati Sutri e Capranica, dopo Campagnano percepirà la vicinanza di Roma dal traffico automobilistico che si farà sempre più caotico. Infine dal Monte Mario, egli vedrà la Cupola di San Pietro e il Vaticano comparire davanti gli occhi. Il “Mons Gaudii” (Monte della Gioia) dei pii pellegrini, un punto panoramico così chiamato dai romei da prima dei tempi di Sigerico.
Alla fine del viaggio il viaggiatore sarà una persona più ricca, sentendosi elevato e spiritualmente soddisfatto dalle emozioni provate, dall’esperienza, e dalle acquisizioni e da conoscenze non ottenibili in modo diverso dal camminare a piedi lungo il fiume della storia. Entrando in Roma percorrera’ la Via Angelica per entrare nel “Borgo” dove era la Schola dei Sassoni aveva un ospizio per pellegrini, una biblioteca, due Chiese, che in epoche successive diventerà il Vaticano e la tomba di San Pietro, la vera meta dei Sassoni che daranno inzio con l’Obolo di San Pietro, le monetine d ‘oro che i sei re sassoni d’Inghilterra e Macbeht di Scozia e Re Canuto di Danelaw invieranno ogni anno alla tomba Di San Pietro, dando il via alla ricchezza del futuro Vaticano.