Roberto Siconolfi
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L’establishment si schiera sempre più per Gaza e contro Netanyahu. Ma quali sono le vere ragioni di tutto ciò, ed è davvero sensato che i sovranisti si accodino a tale coro
Alcuni si chiedono come mai Starmer, Macron, Sanchez, Tajani, oltre ai vari Elio Germano, Nanni Moretti, Selvaggia Lucarelli, Laura Boldrini o il governatore De Luca si inizino a spendere per la causa palestinese.
La questione è molto semplice, innanzitutto per motivi banalmente politici, in quanto c’è da dare addosso ai governi sovranisti e populisti, che a cominciare da Trump per finire con Meloni, sono legati a Netanyahu.
Poi per motivi ideologici, quella palestinese è l’ennesima causa woke, grazie alla quale colpire l’uomo bianco occidentale, in questo caso rappresentato da Israele e dai suoi governi alleati.

Pensiamo solo a Judith Butler, leader e teorica americana del femminismo intersezionale, sconosciuta ai più, che magari preferiscono vedere in Musk, Trump e Thiel il male assoluto, la quale sostiene che nella lotta di tutte le minoranze oppresse contro il patriarcato occidentale, bisogna considerare come naturali alleati anche Hamas, Hezbollah e l’Iran.
Se certe immagini per la loro disumanità estrema creano, giustamente, sgomento, l’establishment europeista e globalista, in tutte le sue varianti, liberal o di estrema sinistra, le usa a pretesto per indirizzare l’opinione pubblica verso obiettivi non nostri, anzi a noi contrari.
Pensiamo al premier spagnolo Sanchez, giudicato eroico anche da settori del sovranismo, del “dissenso”, e della destra sociale, per aver parlato di genocidio dei palestinesi e prendere iniziative contro Israele. Lo stesso premier dei lockdown, dei limiti al prelievo al contante, e dei blackout atti a favorire la transizione green.
Del resto, basta osservare chi scende in piazza in queste manifestazioni e il loro modus operandi, come i famosi cartelli fuori ai locali dove si vieta l’“ingresso agli israeliani”, oppure il fatto di doversi dichiarare in pubblico contro l’”apartheid di Israele” ‒ un po’ come nei processi staliniani. Tutte cose che ricordano i divieti di ingresso ai non vaccinati, guarda caso sostenuti dagli stessi, che li trovavano giusti per via della loro ideologia “scientista” e per il “bene comune”.
Per quanto mi riguarda la questione palestinese non è il centro della mia vita, la mia battaglia è in Italia, e contro quello stesso establishment che sostiene queste cause.
Per quanto mi riguarda non mi mobilito per una causa solo perché è “giusta”, per emotività, “empatia”, e altre cose tipiche della cultura del piagnisteo tanto imperante in Occidente.
Mi muovo con lucidità di pensiero verso la mia visione del mondo, non certo per portare acqua al mulino dei ”cultural marxist”, gli stessi che un domani, nemmeno troppo lontano, mi affosseranno e che già oggi mi tengono sotto “osservazione democratica”.
Tanti sono i genocidi, anche attuali, come quello dei boeri, che però non fa testo perché colpisce bianchi e ricchi, che meritano il revanscismo dei neri sudafricani.
Mi auguro che il Medio Oriente possa normalizzarsi al più presto, che Netanyahu venga sempre più neutralizzato, e che si possa riprendere il percorso di pace iniziato da Donald Trump, con trattative con la stessa Hamas e l’ausilio delle monarchie saudite.
E perché no, anche, con l’intervento di Russia e Cina ad equilibrare la zona.
Mi auguro che l’Italia faccia la sua parte, con autonomia e indipendenza, senza continuare ad essere succube di Israele.
Il resto è ideologia woke, e io con gli concedo nemmeno una virgola!