A meno di un mese dall’inizio del suo pontificato, Papa Leone XIV ha già lasciato un segno chiaro e inequivocabile: la Chiesa deve essere una casa sicura, trasparente, fedele al Vangelo e ai più piccoli. Nessuna ambiguità, nessun compromesso con il male. Il nuovo Pontefice ha avviato i primi passi del suo ministero con gesti di grande forza simbolica e concreta, dimostrando che la tutela delle vittime di abuso e la purificazione della Chiesa non sono solo priorità, ma fondamento della sua visione pastorale.

La recente decisione del Vaticano di rimuovere dalle sue piattaforme ufficiali le opere d’arte di padre Marko Ivan Rupnik, accusato da decine di donne – tra cui molte religiose – di gravi abusi spirituali, psicologici e sessuali, rappresenta una svolta morale e culturale. Non si tratta di una mera scelta editoriale: è un atto che riconosce il dolore delle vittime, afferma la serietà delle accuse e restituisce dignità al volto della Chiesa, spesso deturpato da silenzi e coperture.

In passato, troppe volte si è tollerato l’inaccettabile. Troppe volte il talento, il prestigio o il potere hanno avuto la meglio sulla giustizia e sulla verità. Oggi, con Leone XIV, la Chiesa decide di voltare pagina con coraggio. Non si separa solo da un artista compromesso, ma da una mentalità che ha ferito il Corpo stesso di Cristo, il suo popolo più fragile.

Nel giro di pochi giorni, Papa Leone XIV ha incontrato i membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, riaffermando il mandato affidato ai suoi predecessori ma con una volontà rinnovata di agire con determinazione. Ha ascoltato le voci dei sopravvissuti, ha accolto le richieste di trasparenza, ha dato segnali chiari a tutta la gerarchia ecclesiale: la tolleranza zero non è uno slogan, è una linea di governo.

Non è un caso che queste decisioni arrivino in stretta prossimità temporale con tali incontri. Il gesto simbolico della rimozione delle immagini di Rupnik è parte di una più ampia politica di riforma e vigilanza, già richiesta da tempo da molti fedeli, religiosi, e vescovi sensibili al grido delle vittime.

La Chiesa non può più permettersi di parlare di misericordia senza giustizia, di perdono senza verità, di bellezza senza integrità. Papa Leone XIV sembra averlo compreso profondamente: la credibilità evangelica passa attraverso la chiarezza morale. Non si tratta di negare la possibilità della redenzione – sempre offerta a chi si pente con cuore sincero – ma di dare priorità assoluta alla protezione delle vittime, alla riparazione del male compiuto, alla prevenzione degli abusi futuri.

La decisione del Santuario di Lourdes di coprire i mosaici di Rupnik, quella di diverse diocesi di sospendere la diffusione della sua arte, e ora la mossa del Vaticano, sono tasselli di un cambiamento epocale. Un cambiamento che richiede anche una riflessione più ampia sul rapporto tra arte sacra, autore e messaggio: la bellezza non può servire a occultare il peccato, né la fede può convivere con l’abuso di potere.

L’opera di riforma non sarà né facile né indolore. Ma il coraggio di affrontare le ombre della propria storia recente è già segno di una Chiesa più umile, più libera, più vicina al Vangelo. Papa Leone XIV ha iniziato il suo pontificato con il segno della giustizia e della compassione per i feriti, tracciando una via in cui spiritualità e responsabilità camminano insieme.

Se questo è solo l’inizio, possiamo sperare in una Chiesa più pura, più credibile, più madre. Una Chiesa che non copre, ma cura. Che non teme la verità, ma la cerca con coraggio. Che sa dire “basta” al male, per annunciare con più forza il bene che salva.