La figura e l’opera del Rev. Prof. Mons. Don Roberto Caria, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Oristano e Professore Associato di Teologia Morale Sociale presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, si impongono come espressione coerente di un’intelligenza credente che, radicata nella Tradizione e orientata al reale, assume in modo maturo e integrale il compito teologico e pastorale affidato al sacerdote nella Chiesa.
Non vi è in lui alcuna frattura tra pensiero e vita, tra riflessione dottrinale e prassi ecclesiale: il suo percorso testimonia una teologia che non si chiude in esercizi di astrazione sistematica, ma che si lascia plasmare dalle esigenze della verità incarnata e del bene comune, secondo l’ordine proprio della carità e della giustizia. Il suo ministero di Vicario Generale si colloca all’interno di una ecclesiologia dell’unità in cui l’autorità è vissuta non come dominio, ma come servizio all’unità del corpo ecclesiale. La sua fedeltà al Vescovo diocesano, Mons. Roberto Carboni, è forma concreta della sua adesione a quella struttura sacramentale della Chiesa che, secondo la visione classica, è ordinata hierarchice non per volontà umana, ma in forza della divina economia salvifica. In questo orizzonte si comprende anche il suo profondo rispetto e la sua sincera ammirazione per il Sommo Pontefice Leone XIV, il cui magistero egli accoglie non come elemento esterno al proprio impegno, ma come principio ordinatore e criteriologico del proprio pensiero e della propria azione.
Sul piano speculativo, l’insegnamento di Don Caria in Teologia Morale Sociale si distingue per una visione rigorosamente strutturata e metafisicamente fondata della vita morale. La giustizia, concepita in senso classico come “virtus ad alterum” ordinata, è da lui interpretata non solo come criterio di distribuzione dei beni, ma come forma ordinativa dell’intero vivere umano e sociale, in quanto radicata nell’ordine naturale inscritto nella razionalità creaturale e illuminato dalla Rivelazione. In questa prospettiva si comprende la sua insistenza sull’idea che ogni giustizia autentica presupponga una verità circa l’uomo, circa il suo fine ultimo, e circa le condizioni della sua realizzazione comunitaria. Tale visione trova compiuta espressione teoretica nella sua opera “Sovranità, giustizia, pace: dono di Dio e costruzione dell’uomo” (Metis Academic Press, 2020), in cui Don Caria propone una articolata riflessione teologico-politica fondata sull’idea che la pace non sia mai mero risultato di equilibri di potere, ma frutto di un ordine giusto radicato nella legge morale naturale e nella carità ordinata. L’Autore, in dialogo con la tradizione tomista, con la Dottrina Sociale della Chiesa e con alcune prospettive della filosofia moderna, sviluppa una concezione della sovranità non come potere assoluto, ma come servizio al bene comune in vista della promozione integrale della persona umana.
Da Redazione.

La pace, in questo quadro, non è semplicemente un’assenza di conflitto, ma un ordine conforme alla verità dell’uomo creato e redento, un ordine che trova la sua origine in Dio e la sua attuazione nell’agire libero e responsabile dell’uomo. Questa impostazione teorica, lungi dall’essere confinata alla speculazione accademica, informa in modo profondo anche l’impegno istituzionale ed educativo di Don Caria. In tal senso, va letta la sua azione decisiva nella costituzione del Polo territoriale e di orientamento “Unikoinè” di Oristano della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto universitario “San Domenico” di Roma. In questa iniziativa, partita a luglio 2024, Don Caria ha voluto incarnare una visione cristiana della cultura e della formazione, secondo la quale l’istruzione non è solo trasmissione di saperi, ma esercizio di elevazione dell’umano nella sua integralità. Il Polo “Unikoinè” si configura, dunque, come uno strumento di promozione sociale, culturale e spirituale della realtà sarda, in cui l’universalità della verità si coniuga con la concretezza del territorio e delle sue risorse. Lì si realizza, in forma storicamente situata, l’idea di una sovranità culturale partecipata, fondata sulla responsabilità condivisa e sull’educazione come atto eminentemente morale e comunitario. L’armonia interna che caratterizza la persona e l’opera di Don Caria, sacerdote, teologo, educatore, si radica in una concezione profonda della teologia come forma sapienziale, cioè come scienza che nasce dalla fede e ritorna alla fede per illuminarla, orientarla e difenderla.
Egli appare così come un esempio di quella figura che San Tommaso descrive come “doctor veritatis”, un maestro che non inventa ma trasmette, che non impone ma propone, che non divide ma edifica. La sua teologia è esercizio di discernimento, la sua azione pastorale è espressione di un ordine interiore che si fa disponibilità al servizio della Chiesa, la sua fedeltà al Magistero è segno di una intelligenza pienamente ecclesiale, perché consapevole della struttura ontologica della verità rivelata. In un tempo segnato da confusione dottrinale e da frammentazione delle coscienze, la testimonianza di Don Roberto Caria si offre come segno di speranza: egli mostra come sia ancora possibile una teologia ancorata alla verità, un pensiero capace di fondare l’azione, una pastorale che non rincorre le mode del tempo ma le giudica alla luce dell’Eterno. In lui, la giustizia si fa forma di vita, la sovranità si fa responsabilità educativa, e la pace si configura come ordinamento morale dell’essere e della società, secondo il disegno di Dio creatore e redentore.