L.T.
A novembre 2025, il 18° Congresso Mondiale del Transumanesimo si terrà per la prima volta in Africa, precisamente ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Tema centrale dell’incontro sarà “Transumanesimo e sviluppo dell’Africa”. Tra gli ospiti di spicco, Natasha Vita-More – una pioniera del pensiero transumanista, figura brillante e carismatica che da decenni si batte per un futuro potenziato, dove l’uomo diventa altro da sé: più forte, più intelligente, forse immortale.
Eppure, mentre si moltiplicano i convegni e i progetti sulla vita potenziata, cresce anche il sospetto che il transumanesimo, dietro la facciata della promessa utopica, nasconda un inquietante scenario distopico.
La tracotanza — o in greco hybris (ὕβρις) — è il concetto antico che indica l’eccesso, l’arroganza dell’uomo che pretende di oltrepassare i limiti imposti dalla natura, dalla morale o dalla divinità. È il peccato di chi si ribella all’ordine cosmico, convinto di poter diventare dio al posto di Dio. Nella tragedia greca, la hybris è sempre seguita dalla nemesis, la giusta punizione.
Nel mondo contemporaneo, questa antica hybris si manifesta nella tentazione luciferina di dominare la vita, piegare la biologia ai desideri, perfezionare l’essere umano con la tecnologia. L’idea di cancellare il cromosoma responsabile della sindrome di Down attraverso il CRISPR non è semplicemente un progresso medico: è anche, potenzialmente, un atto di presunzione. Chi decide cosa è degno di vivere? Quale perfezione vogliamo imporre? E a che prezzo?
Un mondo di “perfetti” geneticamente modificati sarebbe un mondo inumano. Non perché la scienza sia malvagia in sé, ma perché perderebbe l’umiltà. Sarebbe un mondo dove la fragilità non ha più diritto di cittadinanza, dove la compassione è inutile, e dove l’amore gratuito — quello che ama anche il limite, anche la disabilità — verrebbe spazzato via. Un mondo così, senza più pietà né imperfezione, non sarebbe più umano. Sarebbe post-umano. E disumano.

Prometeo hi-tech: chi è Natasha Vita-More
Nata nel 1950 a Bronxville, New York, Natasha Vita-More è artista, designer strategica, scienziata futurista e presidente emerita di Humanity+, una delle principali organizzazioni transumaniste al mondo. Da oltre quarant’anni studia le frontiere del potenziamento umano, l’estensione radicale della vita e l’uso di nanotecnologie, IA, ingegneria genetica e criogenia per superare i limiti biologici dell’uomo.
Nel 1997, Vita-More ha ideato Primo Posthuman, un concetto di corpo umano interamente tecnologico, con pelle mutante e sistemi cognitivi potenziati. Ha co-editato The Transhumanist Reader, pubblicato saggi e promosso progetti sull’immortalità digitale e la crioconservazione della coscienza. In sintesi, una Prometea del XXI secolo, pronta a portare il “fuoco divino” della tecnologia all’umanità.
Ma come accade nel mito, giocare con il fuoco ha sempre un prezzo.
Una nuova élite: immortali, ricchi e disconnessi dal mondo reale
L’ideale transumanista è apparentemente universale: migliorare la condizione umana, combattere le malattie, prolungare la vita, aumentare le capacità cognitive e fisiche. Tuttavia, nella realtà, queste tecnologie hanno costi esorbitanti e sono accessibili solo a una ristretta élite di ricchi e super-ricchi.
Mentre si investono miliardi in laboratori per uploadare la mente su cloud o preservare il cervello a -196°C in attesa del risveglio futuro, milioni di persone in Africa, Asia e America Latina non hanno accesso a cibo sano, cure basilari, acqua potabile. La medicina di base viene trascurata a favore di una medicina futurista che non salva vite oggi, ma sogna vite infinite domani.
Questo crea una frattura etica profonda: si costruisce un futuro per pochi, lasciando indietro molti. L’immortalità diventa il nuovo privilegio di classe. E così, mentre i poveri lottano per sopravvivere a 50 anni, i ricchi si preparano a vivere fino a 150 — o per sempre.
La disumanizzazione dell’umano
Un altro pericolo del transumanesimo è l’eredità culturale e spirituale che rischia di essere cancellata. Le grandi tradizioni religiose — cristianesimo, islam, buddhismo, induismo — mettono al centro l’umano nella sua fragilità, nella relazione con Dio, con l’altro e con la natura. Il transumanesimo, al contrario, propone un post-umano: un essere progettato, ottimizzato, calcolato, forse senza più corpo, senza sofferenza, ma anche senza compassione, senza limiti, senza la fede nell’amore cristiano verso al prossimo come perno. A cose serve essere bellissimi e perfetti se attorno a noi non tutti possono beneficiare dell’assistenza di base?. Il transumano perfetto, per certi versi, ricorda l’ariano perfetto ed eugeneticamente selezionato teorizzato in epoca nazional-socialista: dovrebbe forse scattarci un campanello d’allarme.
Natasha Vita-More e altri come lei sono sicuramente menti geniali e visionarie. Ma quando si vuole riscrivere completamente la natura umana, si corre il rischio di perdere ciò che ci rende veramente umani: la capacità di amare, soffrire, morire. In un mondo dove la morte è vista come un errore da eliminare, che senso ha la vita?
L’Africa alla prova del futuro
Il Congresso di Abidjan ha un intento positivo: coinvolgere l’Africa nel dibattito sul futuro. Ma sarà davvero il continente nero protagonista, o solo palcoscenico di una narrazione altrui? Se il transumanesimo vuole essere etico, dovrà partire dai bisogni reali delle persone: salute accessibile, istruzione, giustizia sociale, cura per gli anziani, accessibilità alle cure per tutti. Portare le tecnologie più avanzate dove mancano ancora ospedali è come costruire un grattacielo in mezzo a un deserto senz’acqua.
Il transumanesimo è una delle sfide più affascinanti e pericolose del nostro tempo. È vero: ha il potenziale per rivoluzionare la medicina, aumentare la qualità della vita, superare malattie incurabili ( per chi ha i soldi per permetterselo). Ma senza una visione etica, sociale e spirituale condivisa, rischia di diventare una religione tecnologica per pochi, in cui gli dei non sono più immortali mitici, ma miliardari post-umani che venerano sè stessi.
Fonti principali:
- Dossier ufficiale del Congrès Mondial du Transhumanisme – Abidjan 2025
- Profilo accademico di Natasha Vita-More: The Transhumanist Reader, Springer, 2013
- Humanity+ Official Website: www.humanityplus.org
- “Create/Recreate: The Third Millennial Culture” – N. Vita-More
- Aging Analytics Agency – Top 50 Women in Longevity (2019)