“I miei abissi sono così profondi ed imperscrutabili che sarebbe un delitto investigarli”

Ci sono libri che non si leggono: si affrontano. Frammenti Refrattari di Alter Spirito (Ortica Editrice) è uno di questi. Non è un saggio, non è un diario, non è una raccolta di aforismi. È un grido sommesso, un lamento filosofico, una discesa lucida e spietata negli abissi della condizione umana.

A metà tra il diario di un’anima alla deriva e il referto clinico di una civiltà in decomposizione, questo testo ci spinge a guardare là dove di solito distogliamo lo sguardo: nella solitudine, nella morte, nella malinconia, nel risentimento, nella noia e nell’insonnia.

Il linguaggio è scarno e tagliente, come una lama che incide senza anestesia. Alter Spirito non consola, non cerca lettori, cerca complici: chi ha amato Cioran, Blanchot, Nietzsche, Kierkegaard si sentirà qui a casa, ma in una casa priva di tetto, battuta dalla tempesta del senso.

Ogni pagina è un detrito incandescente del pensiero, ogni frase un frammento di verità urticante. È un libro scritto non per piacere, ma per sopravvivere. Non c’è redenzione, ma c’è una forma estrema di onestà: quella che nasce dalla consapevolezza del fallimento, della “steresis” come condizione originaria dell’essere.

L’autore – riflessivo e rabbioso, lirico e brutale – osserva il mondo dalla soglia, respinto e insieme volutamente estraneo. La scuola, il lavoro, la politica, persino la poesia, vengono attraversati da una lente crudele, mai distruttiva ma profondamente disillusa. Ne emerge un’antropologia del vuoto, dove l’uomo appare come creatura mancante, dolente, sempre sul punto di smarrirsi – e forse per questo, finalmente vero.

Frammenti Refrattari è un libro “refrattario” in tutti i sensi: resiste all’etichettatura, alla semplificazione, alla lettura di massa. È un testo da leggere di notte, da rileggere, da annotare, da maledire e da amare. Soprattutto, è un libro che non consola, ma insegna ad abitare la propria vertigine, a fare della malinconia un compito e della solitudine una forma di veglia.

In un tempo dominato dall’apparenza, dal rumore, dall’ossessione della performance, Alter Spirito ci impone un atto di resistenza: rimanere umani attraverso la frattura, nonostante la frattura.

Frammenti Refrattari è un libro duro, ruvido, necessario. È un atto di amore disperato verso la parola, verso l’essere umano e verso una verità che, per quanto scomoda, rimane l’unico vero fondamento su cui si possa ancora tentare di costruire qualcosa.

“Scrivere non è auto-terapia, è solo ansia soffocata.”

Eppure, è proprio in quell’ansia che si nasconde – forse – l’ultimo barlume di redenzione.