Ida Soldini

Intendiamo evidenziare i fatti emersi durante il processo svoltosi a porte chiuse il 14 agosto a Lugano. Il più importante dei fatti emersi è che la pena comminata (18 mesi con la condizionale) non solo è inferiore a quella richiesta dalla Procuratrice Pubblica (5 anni e mezzo), ma anche di quella richiesta dalla Difesa (36 mesi con la condizionale). Il Giudice ha infatti valutato, motivandolo, che neppure la richiesta della Difesa fosse adeguata. In effetti almeno metà della requisitoria della difesa dell’Avv. Marco Masoni è stata volta a sottolineare la gravità degli atti commessi dall’Imputato. Il Giudice, Amos Pagnamenta, ha letto in aula le ragioni a supporto della sentenza e riprenderò per la massima parte le sue parole stesse.

Diversi punti dell’Atto d’Accusa non sono corroborati dagli atti che racchiudono l’inchiesta. Anzi, alcune accuse non vi trovano affatto riscontro. La Procuratrice pubblica però li ha voluti inserire, ha chiesto all’inizio del dibattimento che fosse integralmente accolto e ha anche chiesto che fossero presenti sei Assessori Giurati – perché nella decisione sul fatto, sul diritto, sulla pena e sul risarcimento del danno ci fosse una qualificata rappresentanza popolare –, cosa che, ha affermato il Giudice, ha prodotto l’illusione che in questo particolare caso la giustizia sarebbe stata esemplare. Così non è stato.

Anzitutto l’Atto d’Accusa è stato glissato (dall’inglese to leak) al quotidiano La Regione nel marzo del 2025. Si tratta di un documento riservato che non è stato consegnato alla stampa se non all’inizio del processo. La Regione ha dato molto risalto alle nove vittime (tutte di sesso maschile) e ai reati qui elencati: coazione sessuale ripetuta, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, atti sessuali con fanciulli, ripetuti, pornografia, ripetuta sono stati drasticamente ridimensionati.

Dall’accusa di pornografia l’Imputato è stato completamente prosciolto. Le immagini che aveva salvato sul cellulare si trovano con una ricerca Google o su siti non proscritti dalla legge. Delle nove vittime identificate dall’Atto d’Accusa, una non è mai stata sentita dalla Procuratrice perché partita per l’estero, molte delle vittime minorenni non ricordano il fatto e anzi affermano che, se fosse avvenuto, certamente lo ricorderebbero. Alcune vittime degli atti più gravi (coazione a persone inette a resistere) erano maggiorenni all’epoca dei fatti. Durante il processo è emerso che la persona “inetta a resistere” era tale perché dormiva! Ed era ampiamente maggiorenne. Inoltre, secondo la deposizione dell’Imputato, avrebbe confidato di provare attrazione per suoi coetanei (maschi) e di aver subito un assalto di natura sessuale, descrivendolo in modo particolareggiato. Sempre secondo l’Imputato sarebbe stato questa confidenza a indurlo al gesto che poi la Procuratrice Pubblica ha censurato scrivendo nell’Atto d’Accusa: “in un’occasione, all’interno del monolocale occupato dalla giovane vittima che lo aveva ospitato per la notte, trovandosi a dormire nello stesso letto, [ha] compiuto un atto sessuale su di una persona inetta a resistere, e meglio, per aver masturbato con le proprie dita il pene della vittima mentre questi dormiva, fino a portarlo all’eiaculazione in concomitanza con il momento del suo risveglio.” Risulta che questo atto, in effetti gravissimo in particolare se compiuto da chi ha consacrato la propria vita a Dio nella verginità, abbia avuto luogo quando la vittima aveva 21 anni.

Abbiamo riportato l’integralità di questo testo perché essendo il gesto più grave imputato, permette di valutare la gravità degli altri. Della sua gravità l’Imputato si è dichiarato, oggi, consapevole. Alla fine del dibattimento e prima della lettura della sentenza, ha detto: “Percepisco un fastello di contraddizioni e sono annichilito per il pensiero del dolore causato alle vittime e alle loro famiglie. Sentire le loro testimonianze mi ha aiutato a capire la gravità del dolore che ho provocato. Io chiedo perdono provando vergogna perché ho tradito me stesso, la mia vocazione, i ragazzi, le loro famiglie e la Chiesa, alla quale chiedo che non venga attribuito alcun pregiudizio. Non ho mai smesso di amare e di voler bene. Cerco di accettare quello che verrà proposto a me per il futuro.”  

La Procuratrice pubblica ha incentrato la sua arringa sull’accusa di manipolazione. Uno degli Accusatori Privati ha ripreso questa accusa, documentandola con una lettera che l’Imputato ha scritto alla vittima dei fatti sopra descritti. La lettera in effetti dimostra una grave immaturità affettiva, perché oltre a attenuare l’accaduto, coinvolge la vittima nel “nostro rapporto” che si tratterebbe di salvare.

Secondo la Procuratrice pubblica l’Imputato avrebbe però manipolato non solo le vittime, ma anche la Giustizia e la società civile. Ha lamentato il fatto che l’Imputato abbia ricevuto molta corrispondenza durante l’anno di carcerazione, e il fatto che molte delle lettere fossero a suo sostegno. Perciò, a suo giudizio, la società civile sarebbe stata manipolata! La Difesa ha invece sottolineato che oltre al procedimento penale, l’Imputato è stato sottoposto ad altri due processi: uno mediatico e uno canonico. Per corroborare l’accusa di manipolazione, la Procuratrice pubblica ha lamentato il fatto che, mentre durante il primo interrogatorio (8 agosto 2024) l’Imputato ha ammesso tutto quello che gli veniva opposto – “Si è aperto, abbiamo avuto un momento di vera empatia” ha detto la Procuratrice pubblica – e durante il secondo ha fatto spontaneamente i nomi delle ulteriori otto vittime poi riportate nell’Atto d’Accusa, a partire dal terzo ha invece cambiato atteggiamento, ritrattando alcuni particolari. L’Imputato ha detto durante il procedimento di essere stato frastornato dagli eventi (l’arresto – che non è stato fatto con delicatezza, a quanto mi hanno detto, e non faccio fatica a crederlo –, l’accusa, l’immediata incarcerazione). Durante il dibattimento ha anche detto di accettare l’Atto d’Accusa, riservandosi di apportarvi alcune precisazioni, le stesse che a partire dal terzo interrogatorio ha cercato di fare valere.  

Durante la lettura della motivazione della sentenza, il Giudice ha invece negato che l’Imputato abbia agito in modo manipolatorio, al contrario, ha sottolineato il fatto che ha riconosciuto la gravità dei suoi gesti, collaborando con la giustizia, chiedendo perdono e risarcendo finanziariamente le vittime nella misura delle sue possibilità.

Altri fatti emersi durante il dibattimento, essenziali alla valutazione della colpevolezza dell’Imputato, sono che

a.      Il fatto più grave fra quelli a carico dell’Imputato è quello sopra descritto. Il Giudice ha affermato per due volte che gli atti sessuali oggetto di questo dibattimento si situano al grado più basso di quelli di cui la Giustizia si occupa, e che fra adulti non meriterebbero neppure una condanna, ma eventualmente una multa.

b.      L’Accusa si è focalizzata sui massaggi – praticati anche su minorenni – che consistevano nel massaggiare il petto della vittima, mentre a volte il gomito dell’Imputato giungeva a sfregarne i genitali, sempre ricoperti dai vestiti, e a volte per rimanervi alcuni secondi. Tuttavia, il Giudice ha sottolineato che diverse fra le vittime minorenni non si sono neppure accorte dell’implicazione sessuale del gesto, mentre alcune di loro, confrontate dall’Accusa con questi eventi, hanno detto che, se fosse successo qualcosa di simile, si sarebbero ribellate.  

c.      La colpevolezza dell’Imputato risiede

–          nel fatto di aver ricercato il proprio soddisfacimento nei gesti compiuti,  

–          nella posizione di autorità di cui godeva nei confronti delle vittime come docente e sacerdote

–          e nella giovane età di alcune fra loro (frequentavano le Scuole Medie).

d.      Il Giudice ha rigettato l’accusa di “coazione” perché la vittima in questione, non solo era maggiorenne, ma poteva ricusare le attenzioni dell’Imputato, come alcune volte è stato il caso.

Un punto importante che nel dibattimento non è emerso con chiarezza, perché sono state fornite due versioni diverse, è come i fatti a carico dell’Imputato siano giunti all’attenzione dei responsabili diocesani. L’Imputato è stato convocato dal Vescovo Valerio nell’autunno del 2021 dopo che la vittima del fatto più grave, sopra riportato, gli aveva detto di quanto era accaduto. Non è chiaro però per quale motivo la vittima si sia rivolta al Vescovo. La Difesa ha detto che lo ha fatto su indicazione dell’Imputato stesso quando gli ha espresso il suo disagio. L’Accusa ha detto invece che è stato in seguito all’aver saputo che i “massaggi” venivano praticati anche su altre persone da parte dell’Imputato. La vittima si sarebbe preoccupata che altri non dovessero subire quello che aveva subito lui.

Personalmente non credo che le due versioni siano incompatibili, ma resta il dubbio di chi abbia di fatto deciso di allertare i responsabili diocesani. Data la prontezza con cui l’Imputato si è addossato le colpe riportate poi nell’Atto d’Accusa non sarebbe strano se ancora una volta fosse stato proprio lui a dare l’avvio anche all’ultima parte di questa tristissima vicenda.