Jean Olaniszyn

Nella lettera inviata a Carlo Pepi da Jeanne Modigliani, datata Parigi 26.7.1984, si può tra l’altro leggere:  “… fra non molto occorrerà formare un comitato promotore degli Archives Legales definitivo, e non mancherò d’inserire il suo nome, che mi sembra meritare ampiamente di partecipare alle iniziative promosse e ideate collettivamente”.

ARCHIVI LEGALI MODIGLIANI


Il 12 novembre 1982 Jeanne Modigliani  nominò Christian Gregori Parisot – nato a Torino il 14.2.1948 e residente a Parigi, 18eme, boulevard de Rochechouart – curatore scientifico e suo successore ufficiale, gettando le basi per la creazione dell’associazione culturale ARCHIVES LÉGALES AMEDEO MODIGLIANI, creati ufficialmente nel 1983.

La collaborazione tra Jeanne Modigliani e Parisot prese forma all’inizio degli anni Settanta, quando si incontrarono per la prima volta alla Sorbona e iniziarono un percorso di ricerca e salvaguardia dell’opera di Modigliani. Nel 1984 in occasione del centenario della nascita di Modigliani, la città di Livorno decise di festeggiare il suo artista con una grande mostra. Ricorda Carlo Pepi: “Mi accorsi che questa mostra era piena di scemate. E lo dissi in un convegno che c’erano un sacco di falsi, a cominciare da un “ritratto di Picasso” non certo suo”. Jeanne Modigliani, figlia del pittore, da Parigi, conferma le critiche di Pepi e si schiera al suo fianco. Anche giorni dopo (24 luglio 1984) quando saltano fuori dai fossi le famose teste di Modigliani (si scoprirà poi scolpite col trapano da tre studenti), mentre per sovrintendenti locali e soloni vari sono capolavori, per quel “bastian contrario del Pepi”, il “commercialista di Crespina” (così citato in alcune cronache), si tratta di falsi clamorosi.

E Jeanne Modigliani è con lui. Il 26 luglio 1984 scrive a Pepi quella che è forse la sua ultima lettera, dove gli esprime “gratitudine per le sue iniziative” e preannuncia una visita a Livorno, allo scopo di ridefinire la linea degli “Archives Legales” contro i brogli dell’opera di suo padre Amedeo.

Passano poche ore e la figlia del pittore viene trovata morta in fondo alle scale di casa. Coincidenze? Pepi dichiara: “Ho pensato subito che l’avessero ammazzata”. 

Jeanne Modigliani era una testimone scomoda, troppo pericolosa per “certi affari” e il suo arrivo a Livorno a sostegno delle denunce di Modigliani falsi “era molto pericoloso per certi ambienti”, continua a sospettare Pepi, poco convinto com’è dell’inchiesta parigina, secondo cui Jeanne Modigliani, 65 anni, si sarebbe fratturata il cranio ruzzolando accidentalmente da una rampa di scale (inesistente nell’appartamento occupato da Jeanne). Era il 27 Luglio 1984. A qualche anno dalla morte di Jeanne, Carlo Pepi si dimise dalla Fondazione casa Natale Modigliani perché non approvava le autenticazioni che gli ARCHIVES LÉGALES AMEDEO MODIGLIANI – senza più la supervisione di Jeanne “stavano abbondantemente” rilasciando con la firma di Parisot.

JEANNE MODIGLIANI

Jeanne Modigliani, Parigi, 1964 (foto Ralph Crane).

Archivio Modigliani/Edizioni ELR.

Jeanne Modigliani nacque a Nizza il 29 novembre 1918 da Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani. Dopo la morte dei genitori nel 1920 venne accolta dalla nonna paterna Eugènie Garsin e dalla zia Margherita Modigliani vivendo tra Livorno e Firenze. Si laureò a Pisa in storia dell’arte con una tesi su Vincent Van Gogh. Perseguitata dal fascismo in quanto ebrea, si rifugiò a Parigi. Quando la Francia venne occupata dai nazisti entrò nel Maquis,la resistenza francese. In quel periodo sposa Mario Levi, fratello di Natalia Ginzburg e come racconta la stessa Ginzburg in “Lessico famigliare”, l’unione fu celebrata per motivi meramente legati alla cittadinanza. I due divorzieranno poco dopo. Tornata ad occuparsi della biografia del padre Amedeo Modigliani, scrisse nel 1958 il libro “Modigliani, senza leggenda” edito da Vallecchi Editore. Il suo lavoro costante per ottenere un riconoscimento ufficiale

dell’opera paterna, ebbe un gran successo nel 1981, quando a Parigi allestì la mostra più completa di Modigliani sino ad allora presentata: oltre duecentocinquanta opere fra dipinti, sculture, acquerelli e disegni. Jeanne Modigliani morì nel 1984 a Parigi per emorragia cerebrale in seguito a una caduta. ^

Si era sposata in seconde nozze con Valdemar Nechtschein (detto Victor Leduc, dirigente comunista francese) col quale ebbe due figlie, Anne e Laure.

L’ACCUSA DI CARLO PEPI ALLA MOSTRA DI GENOVA DEDICATA A MODIGLIANI

Parlando di Carlo Pepi non ci si può esimere dal citare il caso dei Modigliani esposti a Genova nel 2017. Carlo Pepi, con Marc Restellini, altro grande esperto di Modigliani e il sostegno di altri studiosi,  aveva dichiarato che diverse opere di Modigliani e Kisling in mostra a Genova erano false o dubbie.

Pepi affermava: “Stanno tutti zitti, tutti buoni. Ma la mostra su Modigliani a Genova andrebbe rivista perché secondo me ci sono almeno tredici opere dubbie. Inoltre tre dipinti a doppia firma sono male attribuiti, oltre che all’autore Kisling anche a Modigliani, che invece non c’entra nulla se non per esservi riprodotte delle sue opere. Perché i grossi espertoni continuano a non intervenire? Il mio invito è di verificare le opere che sono state proposte e riunite nell’allestimento, perché ho la certezza che ce ne siano parecchie non autentiche. Non è difficile accorgersi che ci sono diversi falsi in quella mostra di Genova. Mi è bastato vedere il catalogo e me ne sono accorto”.

Qualche tempo dopo un blitz dell’FBI a New York, negli uffici di Guttman, uno dei maggiori prestatori delle opere esposte a Genova, permisero di smascherare un “sistema che da almeno vent’anni copriva le emulazioni di uno dei pittori più ricercati e costosi alle aste internazionali, morto nel 1920”.

Anche secondo la Procura del capoluogo ligure e i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma, un gruppo attivo fra New York, Lugano e l’Italia piazzava copie di Modigliani nelle mostre di mezzo mondo, per farne lievitare il valore e poi rivenderle a collezionisti poco competenti.

Alla fine dei vari processi, malgrado queste prove, i principali imputati furono assolti dal giudice Massimo Deplano, ritenuti “inconsapevoli” della falsità delle opere. Solo per quattro casi è stato riconosciuto “consapevole delle croste” uno degli inquisiti, ossia Guttman.. Su ventuno quadri sequestrati, otto sono stati ritenuti fasulli alla conclusone del dibattimento. Il giudice Deplano – assurto a massimo esperto (sic!) di Modigliani – si permise addirittura di insinuare l’incompetenza di Pepi e degli altri esperti che avevano denunciato i falsi Modigliani in mostra a Genova, rimettendo così in circolazione opere che rimangono a tutt’oggi comunque dubbie e con il mercato internazionale molto guardingo (eufemismo). 

CARLO PEPI E GLI ARCHIVI MODIGLIANI

Carlo Pepi con Jeanne Modigliani

Gli Archivi Legali Modigliani nacquero nel 1983 per volontà di Jeanne Modigliani (1918-1984), figlia di Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne..Il centro delle ricerche e degli studi per tutelare, conservare, proteggere e studiare l’opera paterna sarebbe stata idealmente Livorno, città natale del grande Amedeo (questa volontà di Jeanne venne anche dichiarata nei suoi scritti biografici sul padre).

Difatti per qualche tempo la sede fu ospitata presso la Fondazione Casa Natale Modigliani, creata e diretta da Carlo Pepi nel 1982, con Christian Gregori Parisot direttore degli Archives Legales designato da Jeanne Modigliani come persona autorizzata a certificare le opere di Modigliani. L’anno dopo, è il 1984, tre ragazzi organizzarono uno scherzo, alimentando la leggenda secondo la quale Modigliani avrebbe buttato alcune sue sculture in un canale di Livorno. Mentre illustri critici d’arte autentificarono le teste, Carlo Pepi le ritenne dei falsi e Jeanne Modigliani espresse moltissimi dubbi e decise di venire a Livorno per affermarlo. Misteriosamente poche ore prima della partenza Jeanne Modigliani cadde da una rampa di scale (inesistente) e morì. Da quel momento Christian Gregori Parisot venne ritenuto il’unico custode del nome e dell’opera di Amedeo Modigliani. Agli inizi degli anni ’90 Carlo Pepi lasciò la Fondazione Casa Natale e gli Archivi Modigliani poiché non era assolutamente d’accordo su numerose certificazioni rilasciate dagli Archivi Modigliani con la firma di Parisot e che a suo parere non erano “corrette” e ne denunciò pubblicamente la cosa. Non solo non successe niente ma Carlo Pepi venne perseguitato e qualche anno dopo la sede legale degli Archivi Modigliani venne trasferita a Roma (senza i materiali, che sono sempre rimasti nelle mani di Parisot).

GLI ARCHIVI MODIGLIANI E IL CANTONE TICINO

Amedeo Modigliani, “La vita in immagini”, mostra con catalogo (Edizioni ELR, Losone)

alla Biblioteca cantonale di Lugano, 2006-2007, a cura di Christian Parisot (Archivi Legali Modigliani), Jean Olaniszyn (Edizioni ELR), Luca Saltini (BCLu).

Gli Archivi Modigliani hanno avuto varie vicissitudini nel Cantone Ticino. Nel 2006 sono stati in parte esposti nella mostra promossa dall’editore Jean Olaniszyn e l’ing. Giorgio Alberti: “Modigliani La vita in immagini”, presentata alla Biblioteca cantonale di Lugano (13.12.2006-11.1.2007) con la direzione di Gerardo Rigozzi e la cura di Christian Parisot e Luca Saltini. L’editore Jean Olaniszyn (che nel 1996 aveva creato l’Archivio Modigliani ELR, Ascona-Parigi), e l’ing. Giorgio Alberti, dopo una contrattazione con Parisot per l’acquisto degli archivi, si prodigarono per trovare una sede ticinese per gli Archivi Modigliani, ma, malgrado l’individuazione di una sede adeguata, Christian Parisot si era poi ritirato dalla trattativa. Jean Olaniszyn per qualche tempo ha collaborato con gli Archivi Modigliani Paris-Rome (sede in un corridoio di Palazzo Taverna a Roma) per la pubblicazione di cataloghi, ma dopo aver avuto dei contrasti con Parisot, in particolare su talune opere da pubblicare sul catalogo edito dalle edizioni ELR per la mostra di Modigliani organizzata al Museo Statale delle Belle Arti “Pushkin” di Mosca, la collaborazione dell’editore ticinese con gli archivi Modigliani terminò.

Qualche anno dopo Parisot iniziò una trattativa di vendita degli archivi tramite una fiduciaria di Lugano ma questa iniziativa fu bruscamente interrotta per delle problematiche finanziarie.

A seguito di questo smacco, Parisot chiese all’intermediario se poteva trovare un altro acquirente, ciò che fu fatto con il successivo acquisto degli archivi da parte di una investitrice.

Così gli Archivi Modigliani trovarono nuova vita con la proprietaria che coinvolse Jean Olaniszyn per una collaborazione nella valorizzazione degli stessi.  Purtroppo Parisot dopo aver ricevuto delle risposte negative circa suoi avventati interventi sugli archivi, decise dopo anni dalla vendita di contestarne la transazione di compra-vendita con un azione giudiziaria che ha prodotto il blocco degli archivi (depositati al punto franco di Ginevra) da parte della procura ticinese per 5 anni.

Finalmente dopo salti mortali con vari avvitamenti da medaglia d’oro olimpica, la magistratura arriva all’unica conclusione logica, difatti i giudici del tribunale competente hanno sbrogliato la matassa con la consegna definitiva (sentenza cresciuta in giudicato) degli archivi alla legittima proprietaria.

Una situazione indecente generata da accuse risultate infondate che però ha causato la perdita di milioni di franchi di ricavato con le esposizioni programmate degli archivi per le celebrazioni dei 100 anni (1920-2020) della morte di Modigliani. Danno finanziario enorme, ma soprattutto un danno per la storia di Modigliani, che ovviamente nessuno risarcirà.

CHRISTIAN GREGORI PARISOT

Parisot è stato confidente di Jeanne Modigliani che lo ha nominato curatore degli Archivi Legali Modigliani con una responsabilità enorme per la gestione dell’opera di Amedeo Modigliani. Christian Gregori Parisot, nato a Torino nel 1948, ha collaborato sin dagli anni Settanta con Jeanne Modigliani, pubblicando anche nel 1978 un catalogo ragionato di Modigliani con Joseph Lanthemann (autore di diverse pubblicazioni nel settore dell’arte, era considerato a quel tempo l’unico vero esperto e studioso delle opere di Amedeo  Modigliani). Christian Parisot diventa così il principale esperto della vita e l’opera di Amedeo Modigliani, con la possibilità (“Ayant droit”) di certificarne le opere. Sicuramente Parisot, con la collaborazione di Jeanne Modigliani e lo studio diventa un esperto di Modigliani, anzi “l’esperto”, riconosciuto a livello internazionale per diverso tempo. Purtroppo, per ragioni per lo più sconosciute, ad un certo punto cade in disgrazia, iniziando anche una guerra con il suo allievo Marc Restellini che lo soppianta per un certo periodo quale unico esperto di Modigliani.

A queste problematiche si aggiungono le denunce, prima in Francia e poi in Italia di produzione e vendita di false opere di Modigliani e di Jeanne Hébuterne. L’11 aprile 2008 Parisot deve comparire davanti alla «31e chambre du tribunal de grande instance de Paris» per difendersi dall’accusa di aver contraffatto ed esposto in un museo spagnolo e a Venezia, 77 disegni da lui prodotti e falsamente attribuiti a Jeanne Hébuterne (la compagna di Amedeo Modigliani e madre di Jeanne Modigliani).

I disegni originali di Jeanne avevano poco valore sul mercato, perché allora falsificarli? Mistero. 

A questi falsi disegni si aggiungono poi delle tele, tutti definiti dagli esperti dei “faux grossiers”.

Nel corso delle indagini Parisot ha rilasciato agli inquirenti diverse versioni, dando anche nomi di ”brocanteurs” dove avrebbe acquistato le opere, i quali hanno tutti smentito Parisot, dicendo addirittura che questi aveva chiesto loro di mentire. Durante una perquisizione sono ritrovati al domicilio di Parisot dei calchi di disegni. “Très mauvais pour vous”, dichiara la presidente del tribunale Marie-Christine Plantin. Dato il poco valore delle opere della Hébuterne rimane sempre aperta la domanda sul perché della loro falsificazione da parte di Parisot. L’avvocato della parte civile (eredi di Jeanne Hébuterne) Philippe Valent, che chiede 600.000 euro di risarcimento, ha una sua spiegazione: “On découvre une artiste, méconnue, on la présente, elle prend de la valeur. Puis peu à peu une cote sur le marché. C’est une forme de clairvoyance”. Parisot è stato condannato nel 2010 a due anni di prigione con la condizionale, 50.000 euro di multa e altri 50.000 euro quale risarcimento a Luc Prunet, nipote di Jeanne Hébuterne che nel 2000 aveva accettato di prestare a Parisot 60 disegni originali di Jeanne Hébuterne per una mostra in Italia.

Le peripezie giudiziarie di Christian Parisot in Italia iniziano nel 2010 quando la procura di Roma, dopo il sequestro di 22 opere false esposte nel museo archeologico di Palestrina (Roma), intitolata “Modigliani dal classicismo al cubismo”, in programma dal 23 giugno al primo settembre del 2010, ha chiesto il processo contro Parisot per una sfilza di reati.

Quando i carabinieri, su ordine del pm Pierluigi Cipolla, hanno staccato le opere dalle pareti si sono accorti che non si trattava neanche di falsi, ma addirittura di fotocopie di falsi. Fotocopie anticate con i fondi di caffè, e con la firma di Modigliani realizzata, secondo i periti, per imitazione o ricalco.

Ancora a carico di Parisot una denuncia in Italia nel 2012 quando i carabinieri per la tutela del patrimonio culturale sequestrarono 59 opere falsamente attribuite a Modigliani (41 disegni, 13 opere grafiche, quattro sculture in bronzo e un dipinto olio su tela). Su ordine del procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo sono arrestati e posti ai domiciliari, Christian Parisot e il mercante d’arte Matteo Vignapiano, oltre al deferimento, in stato di libertà, di altre sette persone.

LAURE MODIGLIANI NECHTSCHEIN, L’EREDE NATURALE DEGLI ARCHIVI LEGALI MODIGLIANI


Nel 2010 la nipote di Amedeo Modigliani, Laure Nechtschein Modigliani, la quale in quanto discendente diretta esercita in via esclusiva il diritto morale d’autore che lo riguarda, ha revocato la procura della gestione di tale diritto precedentemente conferita al «Modigliani Archivi Legali», in quanto l’istituto con sede a Roma rappresentato da Christian Parisot reclamava anche la gestione di un diritto di protezione del nome, in riferimento a marchi «Modigliani» illecitamente registrati. 

Dopo le vicende giudiziarie che videro come protagonista Parisot per i falsi Modigliani, Laure Nechtschein Modigliani, tramite l’avvocato Fabrizio Lemme, esperto d’arte e docente di diritto dei beni culturali alla Luiss, ha portato avanti un’azione davanti al tribunale civile di Roma per riavere il possesso degli Archivi Modigliani raccolti da sua madre Jeanne.

Con sentenza del 30 dicembre 2013 il giudice Vittorio Cirillo dell’ottava sezione del tribunale civile di Roma, malgrado i reati compiuti da Parisot che ledono manifestamente la memoria e l’opera di Amedeo Modigliani, la memoria di Jeanne Modigliani che gli ha dato fiducia (anche se certi documenti presentati da Parisot sono stati contestati non solo da Laure, ma anche da Pepi), emette una sentenza a favore di Parisot, il quale ha così potuto continuare a gestire gli Archivi Modigliani malgrado le accuse di aver contraffatto, certificato e commercializzato falsi Modigliani.

Questo malaffare è poi terminato con  la vendita degli archivi da parte di Parisot alla nuova proprietaria che ne ha garantito la sopravvivenza e gestione corretta.

In occasione di un incontro tra Jean Olaniszyn e Laure Nechtschein Modigliani nel dicembre 2019 a Parigi sono stati discussi dei possibili accordi con gli eredi Modigliani nella gestione degli Archivi Modigliani con la nuova proprietà.