Avola (SR), 27 agosto 2025 – Mentre ogni violazione di privacy o contenuto discutibile su piattaforme come Facebook conquista subito i titoli dei giornali, il dramma della pedopornografia online continua a restare ai margini dell’informazione. È l’amara denuncia di Don Fortunato Di Noto, sacerdote e fondatore dell’associazione Meter, da oltre 35 anni in prima linea nella difesa dei bambini contro lo sfruttamento sessuale in rete.
L’ultima segnalazione riguarda “Dipreisti”, un network criminale attivo su Telegram dove vengono scambiati contenuti sessuali, anche con minori, attraverso un sistema di accessi protetti e in continua evoluzione, proprio per sfuggire a controlli e chiusure.

“Dipreisti”, una rete a più livelli
Entrare non è semplice, ed è proprio questa barriera a garantire la sopravvivenza del gruppo. Si parte da un primo canale con link variabili, aggiornati a ogni rimozione, e si prosegue tramite bot che obbligano all’iscrizione ad altri canali. Il primo approdo è la “Dipreisti Public Room”, dove i messaggi parlano da soli: da chi cerca “ex da scambiare” a chi domanda video di minori, fino a offerte agghiaccianti come quella di un utente che scrive: “cerco bimbe 4-5 anni, faccio finta di essere babysitter e pago bene”.
Il linguaggio è volutamente cifrato per aggirare segnalazioni e controlli. Da lì si viene indirizzati a un secondo livello, la “Dipreisti Private Room”, accessibile solo dopo ulteriori passaggi su bot. È qui che la circolazione di immagini e video diventa incessante: adolescenti, ma anche ragazzine più piccole, ridotte a merce di scambio.

Il lavoro di Meter e il “ciclo perverso”
Grazie alle denunce di Meter, questi gruppi sono stati più volte chiusi, ma la storia si ripete: subito dopo ne vengono aperti altri. “È un ciclo perverso – spiega Don Di Noto – che rivela la presenza di reti criminali ben organizzate. Non basta cancellare i canali, perché i contenuti restano nei telefoni degli utenti. Servono indagini serie e immediate per risalire ai responsabili”.
Vittime dimenticate
A preoccupare maggiormente è il silenzio che circonda queste vicende. “La pedopornografia interessa pochissimo – denuncia Don Di Noto –. I bambini e gli adolescenti coinvolti, proprio perché non possono raccontare ciò che subiscono, sono considerati il nulla. È scandalosa l’assenza di attenzione nei loro confronti”.
L’appello
Meter rinnova l’invito a piattaforme digitali, forze dell’ordine e media: serve un impegno reale e coordinato per proteggere i minori, interrompere la diffusione dei contenuti illeciti e soprattutto assicurare i colpevoli alla giustizia.