L’alleanza dei monarchici francesi, guidato da gruppi come il Cercle d’Action Légitimiste, continua a sostenere la legittimità di una restaurazione monarchica, indicando in Louis de Bourbon, duca d’Anjou, l’erede naturale al trono di Francia. Questi militanti, pur numericamente minoritari, trovano un terreno fertile di ascolto in una società sempre più disillusa.
Alliance Royale – Le parti politique royaliste
Il movimento sostiene la Legittimità monarchica, opponendosi ai principi della sovranità popolare, del suffragio universale e della democrazia liberale. Pur rifiutando di partecipare a elezioni nazionali, il CAL si riafferma attivo in elezioni locali e promotore dei valori cattolici e della sussidiarietà cristiana Il CAL e altri gruppi monarchici cercano di mantenere vivo un legame con la tradizione, in opposizione alla modernità repubblicana.
A gennaio 2025, a Parigi, circa cinquecento monarchici hanno marciato nel cuore della capitale francese in memoria di Luigi XVI, ghigliottinato nel 1793. Con bandiere bianche, simbolo dei Borbone, e slogan come “Abbasso la Repubblica!”, il corteo ha voluto ribadire un messaggio chiaro: la Francia repubblicana non è più all’altezza della sua storia né delle sfide del presente.
La manifestazione compie una dichiarazione simbolica potente: evocare l’eredità monarchica e contestare la Repubblica francese. I partecipanti reclamano una memoria storica alternativa, dove la figura di Luigi XVI non è un re tradito ma un martire della fedeltà al trono.

Una Repubblica in crisi
Dietro la nostalgia della monarchia, c’è un malcontento diffuso verso lo stato attuale della Repubblica. Il presidente Emmanuel Macron, già criticato per il suo stile considerato elitario, ha inasprito le polemiche con la recente proposta di legge sul fine vita, che apre alla possibilità di una forma di eutanasia. Una decisione che ha spaccato il Paese, tra chi la vede come progresso civile e chi come cedimento a una deriva nichilista.
Nel frattempo, le banlieues – le periferie delle grandi città – continuano a essere teatro di tensioni sociali e degrado. Quartieri abbandonati a sé stessi, disoccupazione giovanile, criminalità diffusa: in molti luoghi si denuncia l’affermarsi di una sorta di “sharia di fatto”, con pressioni comunitarie che impongono regole parallele a quelle dello Stato. Un fenomeno che mina l’autorità della Repubblica e che l’apparato statale fatica a contenere.

La sfida monarchica
In questo contesto, il partito politico dei royalisti acquista un significato che va oltre la pura memoria storica. Non si tratta soltanto di ricordare Luigi XVI, ma di proporre una critica radicale alla Francia moderna. I monarchici accusano la Repubblica di aver tradito le proprie promesse di libertà, uguaglianza e fraternità, sostituendole con individualismo, divisioni sociali e perdita di identità.
Une France royale au cœur de l’Europe – Alliance Royale
Secondo i loro sostenitori, la monarchia – in quanto istituzione stabile, legata alla tradizione e alla trascendenza – potrebbe restituire alla Francia un senso di unità e di continuità storica. Non più l’alternanza di presidenti contestati e governi fragili, ma un’istituzione permanente capace di incarnare il bene comune fondato su valori cristiani.
Seppur minoritario, il fenomeno non va sottovalutato. In un Paese scosso da crisi economiche, tensioni sociali e sfide culturali, l’eco dei royalisti è un messaggio di speranza, nato dalla consapevolezza che orma la Repubblica non basti più a garantire ordine, identità e futuro.
E così, tra bandiere bianche, gigli e cori nostalgici, i monarchici ricordano a tutti che la Francia resta divisa tra due anime: quella repubblicana, sempre più affaticata, e quella monarchica, che ancora sogna un ritorno alla corona, al trono e all’altare.