Francesco Pontelli
Quale scenario futuro determinato della crescita del debito pubblico e della spesa ?
Il governo Meloni si insediò nell’ottobre 2022 con un debito pubblico a 2771Mld . Ora dopo tre anni , nell’ottobre 2025 , il debito ha raggiunto i 3.082 miliardi con un aumento di 311 miliardi nei tre anni , 103 miliardi all’anno , quindi 8,6 miliardi al mese .
Il Governo Draghi ‘e rimasto in carica dal 13 febbraio 2021 al 22 ottobre 2022, per un totale di 616 giorni, ovvero 1 anno, 8 mesi , il suo “contributo alla crescita del debito ” fu di 116 miliardi , quindi il debito aumentò di 5,8 miliardi al mese.
La crescita del debito pubblico ,quindi, con il governo Meloni presenta un tasso di crescita superiore rispetto al governo Draghi del +60% : un indice che imporrebbe una revisione completa della spesa pubblica ed preoccupare chi abbia una visione in prospettiva.
Anche in considerazione del fatto che durante il governo Draghi i tassi di interesse risultavano ancora molto bassi , il primo rialzo della BCE ci fu nel luglio 2022 , mentre ora siamo al 3,2% , quindi con un aumento notevole dei costi di servizio al debito e di ogni suo incremento che dovrebbe, quindi, rendere più responsabile il governo che emette i titoli.
Qualitativamente , però, la crescita del debito pubblico si è dimostrata alquanto diversa in quanto durante il governo Draghi vennero abbassate le accise sui carburanti ,
l’IVA sulle bollette energetiche( -17%) mantenuto in vita il reddito di cittadinanza( scelta alquanto discutibile).
Viceversa il governo Meloni ha abolito reddito di cittadinanza , ha aumentato l’IVA per le bollette energetiche ( +17%).
Le accise sul gasolio hanno subito degli aumenti a ripetizione , dimenticando come il gasolio rappresenti il tessuto connettivo nella distribuzione delle merci e quindi ogni suo aumento si trasforma in una ripresa dell’inflazione in considerazione che l’ 80% delle merci viaggi su gomma.
Uno scenario che si manifesta sempre più drammatico soprattutto per le fasce di reddito più basse,
le quali stanno riducendo gli acquisti nel settore alimentare proprio a causa
dell’ aumento dei prezzi , anche a causa dei costi di distribuzione i quali incidono notevolmente sul prezzo finale .
Per nostra fortuna la Germania e la Francia, che rappresentano in Europa il punto di riferimento per quanto riguarda la finanza pubblica ( si ricorda che lo spread è calcolato sul Bund tedesco) , presentano delle difficoltà sistemiche che impediscono, nonostante un costo dell’energia inferiore a quello italiano, di crescere economicamente con tassi superiori al nostro.
A questo si aggiungano i disastri della politica economica dell’Unione Europea che colpiscono settori industriali come l’automotive nei quali la Germania detiene la leadership europea e quindi ne paga dei costi più alti.
All’interno , quindi , di questo disastroso scenario Europeo, la posizione dell’Italia si rivela sostanzialmente stabile .
Tuttavia questa stabilità si basa sulla debolezza dei nostri partner europei.
Non ci si deve illudere , infatti, in quanto si stanno creando le condizioni per una crisi finanziaria del nostro paese simile a quella del novembre 2011
quando , orchestrata da proprio da Francia e Germania , ci fu una crisi reputazionale senza precedenti in relazione ai titoli a debito pubblico.
O semplicemente forse si stanno ricreando le condizioni per il reintegro di un governo di tecnici ( 2021 inizio governo Draghi) con l’implicita ammissione della sostanziale inadeguatezza della classe politica nazionale.
Uno scenario che viene ancora oggi sottovalutato da tutti i rappresentante governativi come dall’opposizione i quali non intravedono nel continuo aumento delle tasse e della spesapubblica , abbinato ad una crescita risibile , uno scenario disastroso , confermato dalla crescita della povertà ( 14.6% della popolazione) .
Questi fattori economici e reputazionali potrebbero determinare un crescita , non appena fossero ripartite la Francia e la Germania ,dello spread dei nostri titoli pubblici.
La stessa tassazione di banche ed assicurazioni esattamente come la politica degli incentivi , dimostra come anche questo governo non si dimostri in grado di distribuire equamente tributi ed incentivi fiscali e pretenda di scegliere quali siano vittime e beneficiari della propria politica fiscale.
Che piaccia o meno la reazione del mercato all’introduzione di nuove tassazioni per banche e Assicurazioni non può che indebolire il sistema stesso rendendolo più esposto ad eventuali scalate estere.
E questo forse rappresenta l’aspetto più problematico di una classe politica assolutamente incapace di considerare il paese nella propria complessità e le conseguenze delle proprie strategie.
Stupisce , quindi, come l’andamento del debito pubblico ( rispetto al governo precedente il tasso di crescita + 60%) , combinato con l’esplosione della spesa pubblica , ma con il continuo taglio dei servizi ai cittadini , combinato ad una crescita molto debole che peggiora il rapporto debito /PIL, non induca ad ipotizzare scenari economici finanziari molto problematici nel prossimo futuro per la stabilità del nostro paese.
La situazione Europea, caratterizzata da una crisi sistemica determinata dalla politica economica dell’Unione con il perseguimento ideologico del GreenDeal , crea le condizioni di una vera e propria “sospensione dalla realtà” nella valutazione dei fondamentali economici e finanziari del nostro paese , ma che sono destinati comunque prima o poi a ritornare ad una preoccupante obbiettiva valutazione da parte del mondo finanziario.