I Vangeli di Rabbula – o Vangeli di Rabula – conservati oggi alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (cod. Plut. I, 56), sono uno dei più straordinari Vangeli miniati del VI secolo in lingua siriaca. Considerati tra le opere bizantine più raffinate prodotte nell’Asia occidentale, rappresentano uno dei primi manoscritti cristiani a presentare ampie miniature a piena pagina. Ciò che colpisce immediatamente è la vivacità dei colori, il senso del movimento, il gusto per la drammatizzazione e un’espressività che anticipa molte caratteristiche dell’arte bizantina successiva.
Nonostante risalga a un’epoca dalla quale è sopravvissuta pochissima arte, il manoscritto testimonia un momento fiorente nello sviluppo dell’iconografia cristiana e occupa un posto di primo piano nella storia dell’arte, venendo spesso citato negli studi specialistici.
Ricerche recenti suggeriscono che il codice, completato nel 586 d.C., sia stato parzialmente ridipinto in seguito da restauratori medievali e rilegato nel XV o XVI secolo insieme a miniature provenienti da altre fonti.
Tra le sue pagine si trova anche una delle più antiche rappresentazioni della crocifissione in un manoscritto miniato, un’immagine di enorme importanza storica e teologica.
Il Vangelo fu concluso nel 586 nel Monastero di San Giovanni di Zagba (siriaco: ܒܝܬ ܙܓܒܐ, Bēṯ Zaḡbā). Tradizionalmente si pensava che il monastero si trovasse in Mesopotamia settentrionale; gli studiosi oggi tendono invece a collocarlo nell’area compresa tra Antiochia e Apamea, nell’attuale Siria.
Il manoscritto è firmato dallo scriba Rabbula (ܪܒܘܠܐ, Rabbulā), personaggio di cui non abbiamo altre notizie, ma la cui mano ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte.
Nella forma attuale i fogli misurano 34 × 27 cm, ma la dimensione originale non è nota: in passato il codice è stato rifilato e rilegato più volte. Il testo è scritto in inchiostro nero o marrone scuro, disposto su due colonne di lunghezza variabile, con numerose note marginali in inchiostro rosso.
Il contenuto è la versione Peshitta, la traduzione siriaca standard dei Vangeli, che costituì per secoli il testo di riferimento delle comunità cristiane siro-orientali.

Miniatura del VI secolo dai Vangeli di Rabbula, Biblioteca Medicea Laurenziana, codice Plutei 1.56, Firenze – La miniatura di Maria e Gesù è una splendida introduzione al vangelo di età tardo-antica.
La miniatura (folio 1b) mostra la Vergine Maria che tiene in braccio il bambino Gesù sotto un baldacchino splendidamente decorato, sormontato da una croce verde. Maria è rappresentata nell’atto di accudire il Figlio e, allo stesso tempo, di presentarlo; Cristo, invece, guarda direttamente l’osservatore. Sia Maria che Gesù indossano abiti dorati, e il baldacchino è ornato di colori preziosi e gemmati, trasmettendo una sensazione di trascendenza e valore sacro.
Sulla parte superiore del baldacchino compaiono due pavoni, simboli di resurrezione. Il significato dell’immagine è che il contenuto del libro dei Vangeli rappresenta un tesoro che conduce alla vita eterna.
I Vangeli di Rabbula sono una versione miniata dei Vangeli siriaci della Peshitta, completata nel 586 d.C. e firmata dal copista Rabbula del monastero di Bēṯ Zaḡbā nella Siria settentrionale. Il testo è illustrato con miniature vivide, colorate e riccamente ornamentali. Le miniature della Vergine con il Bambino e dell’Ascensione di Cristo sono tra le più alte espressioni dell’iconografia bizantina delle origini.
Il libro dei Vangeli fu portato in Libano nell’XI secolo e venne utilizzato come registro dei patriarchi maroniti. Un patriarca maronita della tarda età del XV secolo portò il codice alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, dove fu restaurato, rilegato e dove si conserva tuttora.


