Nacque a San Pietroburgo nel 1777, figlio dello zar Paolo I e di Maria Fëdorovna. Fin da giovane, Alessandro fu educato secondo i principi dell’Illuminismo europeo: il suo precettore, il filosofo svizzero Frédéric-César de La Harpe, gli insegnò i valori della libertà, della giustizia e della ragione. Il giovane granduca sognava una Russia moderna, libera dall’arretratezza e dall’assolutismo cieco.
Ma il destino lo gettò presto nel vortice del potere e della colpa. Nel 1801, suo padre Paolo I venne assassinato in una congiura di corte. Alessandro, pur non direttamente coinvolto, ne fu profondamente segnato: salì al trono con l’animo diviso tra il rimorso e la responsabilità. Da quel giorno, lo zar avrebbe portato nel cuore il peso del trono come una croce.
Lo zar riformatore
Nei primi anni di regno, Alessandro si mostrò liberale e riformatore. Tentò di modernizzare l’amministrazione, migliorare l’educazione e introdurre riforme ispirate alle idee occidentali.
Sognava una monarchia illuminata, una Russia che potesse camminare accanto all’Europa, non dietro di essa.
Ma la realtà del potere, la pressione dei nobili e la vastità dell’impero spensero presto quei sogni. Gli anni della giovinezza idealista lasciarono spazio a un sovrano più prudente, spesso contraddittorio, oscillante tra il desiderio di libertà e la paura del caos.
Il nemico e l’eroe: Napoleone
Il destino di Alessandro si intrecciò con quello di un altro gigante del suo tempo: Napoleone Bonaparte.
Dapprima nemici, poi alleati, infine rivali implacabili, i due si contesero l’Europa come due titani. Dopo la disastrosa battaglia di Austerlitz (1805), Alessandro vide crollare la sua fiducia e la sua alleanza con l’Austria.
Ma nel 1812, quando Napoleone invase la Russia, lo zar seppe trasformare la sconfitta in redenzione.

Rifiutò di arrendersi, lasciò che l’inverno e la vastità del suo impero divorassero l’armata francese. La campagna di Russia si concluse con il trionfo: Mosca bruciava, ma l’Impero sopravviveva. Alessandro divenne l’eroe della resistenza europea, il “salvatore della patria”.
Il congresso di Vienna e il volto del conservatore
Dopo la caduta di Napoleone, Alessandro fu tra i protagonisti del Congresso di Vienna (1815).
L’uomo che un tempo aveva sognato la libertà divenne ora difensore dell’ordine e della fede. Fondò la Santa Alleanza, un patto tra monarchi per preservare i troni e soffocare ogni rivolta liberale.
Lo zar idealista si era trasformato nel custode della restaurazione, deciso a fermare ogni vento di cambiamento.
Gli ultimi anni e la leggenda
Negli ultimi anni della sua vita, Alessandro si ritirò sempre più dal mondo, perseguitato dai ricordi e dal senso di colpa. Si immerse nella religione, cercando nella fede una pace che la corona non gli aveva dato.
Morì improvvisamente nel 1825, durante un viaggio a Taganrog, sul Mar d’Azov.
Ma attorno alla sua morte nacque una leggenda: molti credettero che non fosse davvero morto, ma che avesse abbandonato il trono per vivere come eremita sotto il nome di Fëdor Kuzmič. Una storia di fuga e penitenza, perfetta per un uomo che per tutta la vita aveva cercato la verità tra potere e redenzione.