Oscar Wilde scrisse il De Profundis durante la sua prigionia nel carcere di Reading, tra il gennaio e il marzo del 1897.
Era detenuto per “gross indecency” (atti osceni), accusa che oggi riconosciamo come un modo per punire la sua omosessualità, dopo la sua relazione con Lord Alfred Douglas (“Bosie”).

Durante la detenzione — in condizioni durissime — gli fu finalmente concesso di scrivere, e compose questa lunga lettera indirizzata proprio a Bosie.
Il titolo De Profundis (“dalle profondità”) non fu scelto da Wilde ma dall’amico Robert Ross, quando l’opera venne pubblicata postuma nel 1905 (in riferimento al Salmo 130: “De profundis clamavi ad te, Domine” — “Dalle profondità ho gridato a te, o Signore”).
Wilde la scrisse:
- per riflettere sul proprio crollo personale e morale,
- per riconoscere il dolore e la sofferenza come vie di purificazione,
- e per accusare e al tempo stesso perdonare Bosie, di cui aveva subito la passione distruttiva.
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- Alcune considerazioni
- 💔 1. L’accusa e la consapevolezza del dolore
“Hai fatto di me un uomo che, nella pienezza della sua arte e della sua vita, ha gettato via tutto ciò che aveva di più caro, solo per un capriccio crudele.”
🔹 Qui Wilde parla direttamente a Bosie: lo accusa di egoismo e superficialità, ma sotto la rabbia si percepisce il dolore di chi si sente tradito e abbandonato da chi amava più di sé stesso.
È un momento di amore ferito, non di odio: Wilde soffre perché ama ancora.
🌑 2. Il riconoscimento della colpa personale
“Io ero un uomo che mise l’arte al di sopra della vita. Ora so che non si può scrivere bene di qualcosa che non si è sofferto.”
🔹 Wilde qui confessa il suo errore più profondo: l’estetismo assoluto, la ricerca della bellezza senza etica.
Nella prigione scopre che la sofferenza è una forma di conoscenza — che l’arte e la vita devono nutrirsi a vicenda.
🕊️ 3. Il perdono come rinascita
“La vita mi è stata rubata, ma non la mia capacità di amare. Io posso ancora perdonare, e nel perdono trovo una gioia più profonda che in ogni piacere.”
🔹 Questa è una delle frasi più pure del De Profundis: Wilde trasforma la pena in pietà.
Non cerca vendetta, ma trascendenza: il perdono diventa una forma di libertà morale, e anche di arte interiore.
✝️ 4. Il Cristo come simbolo dell’individualismo spirituale
“Cristo non dice mai: ‘Vivi così o vivrai così’. Dice: ‘Vivi in me’. Egli è l’anima di ogni uomo che vive nobilmente.”
🔹 Wilde rilegge Cristo come simbolo dell’artista e dell’uomo libero, non come figura dogmatica.
Cristo rappresenta per lui la compassione, la sensibilità e l’amore per l’individuo — qualità che Wilde cerca di ritrovare in sé dopo la caduta.
🌹 5. La rivelazione finale
“Dove c’è dolore, là è il suolo sacro. Ogni dolore è una rivelazione.”
🔹 Questa frase riassume tutto il senso del De Profundis.
Wilde, che aveva vissuto di piacere e bellezza esterna, scopre che la vera profondità dell’anima nasce solo dal dolore.
È un pensiero simile a quello dei mistici o dei grandi romantici: la sofferenza come porta verso la verità.