C’è grande attesa per la Ukraine Recovery Conference (URC2022) che si terrà a Lugano tra il 4 e il 5 luglio. L’ospite più atteso, il presidente ucraino Volodymir Zelensky probabilmente non ci sarà, ma verranno comunque tanti ospiti di alto profilo da più di 40 paesi diversi. Tra loro anche la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, il presidente della Confederazione Ignazio Cassis e la consigliera federale Simonetta Sommaruga. 

RIguardo all’atteso incontro, Cassis ha dichiarato: “La guerra è ancora in corso ma sappiamo che arriverà il momento della ricostruzione, per quanto lunga e difficile possa essere. Dobbiamo al più presto discuterne e mettere allo stesso tavolo i Paesi e le Organizzazioni internazionali coinvolte per definire quando, cosa e chi, ma soprattutto come vogliamo definire questo piano di ricostruzione. La via della ricostruzione passa da un processo politico e diplomatico di ampio respiro, la Storia ce lo insegna, basti pensare al piano Marshall, iniziato durante la Seconda guerra mondiale e finito tre anni dopo la sua conclusione. Questo processo la Svizzera e l’Ucraina vogliono farlo partire ora a Lugano”. 

Secondo Norman Gobbi, a cui è stato assegnato il compito di seguire il progetto dal punto di vista politico, si tratta di una grande occasione per Lugano e per il Ticino: “La collaborazione tra le diverse istituzioni è da mesi proficua, ancora prima che si parlasse di guerra. Per il Ticino e per la città di Lugano sarà un’occasione molto importante per la visibilità. Da parte nostra c’è una parte di orgoglio. La sfida è garantire che tutto vada per il meglio”. 

Fondamentale dunque essere preparati, e la questione sicurezza e senz’altro la più pressante. In questo senso, gli elevati costi che ne conseguono saranno coperti per l’80% dalla Confederazione che metterà a disposizione 1600 militari. Lo spazio aereo su Lugano sarà chiuso per l’intera settimana e la polizia ha già comunicato che anche diverse zone della città rimarranno blindate. Il Comandante della Polizia del Cantone Ticino Matteo Cocchi ha spiegato che le preparazioni erano già iniziate l’anno scorso ma che con lo scoppiare della guerra è ora necessario garantire la sicurezza in un contesto decisamente più delicato: “Per questo abbiamo bisogno di partner e la collaborazione tra le varie entità è stata ottima”.