pianga se stesso.

Bühler xMai aforisma fu più azzeccato di questo per riassumere la situazione attorno all’iniziativa “Stop alla sovrappopolazione” (ECOPOP).

Da una parte abbiamo un piccolo gruppo di persone che vogliono inviare un messaggio chiarissimo: in Svizzera lo spazio non è infinito e quindi non ce n’è per tutti. Dall’altra troviamo in pratica tutti gli altri che, all’unisono, lanciano un monito chiaro agli svizzeri: un sì a ECOPOP sarebbe la disfatta per il nostro Paese. Quanto catastrofismo, quanto terrore trasborda da questi messaggi che mi riportano alla memoria le medesime dichiarazioni che furono rilasciate prima dello storico voto sullo Spazio economico europeo il 6 dicembre 1992 (ovviamente da me lette e udite qualche anno più tardi) oppure quelle lanciate prima del voto del 9 febbraio scorso. Il timore di non poter più disporre di manodopera poco qualificata e a basso costo è forte, ancora più forte poiché la proposta dell’Associazione ECOPOP, è molto più rigida di quella dell’UDC e non lascia nessuno spazio di manovra.

Come dargli torto, l’Economia in primis, prima del 9 febbraio scorso, viveva nell’assoluta certezza di poter fare tutto ciò che voleva in ambito lavorativo. Poi l’amaro risveglio il giorno dopo la votazione sull’iniziativa “Stop all’immigrazione di massa”, gli svizzeri hanno sancito il ritorno del principio della “preferenza indigena” e il contingentamento del rilascio di nuovi permess. Purtroppo, il messaggio che il Popolo sovrano ha lanciato con l’avvallo dell’iniziativa UDC non è stato praticamente ascoltato da nessuno. Il Consiglio federale tenta di far trasparire la volontà di dar seguito a quanto deciso dai cittadini, ma mentre fa finta di voler negoziare con Bruxelles, dietro le quinte prepara la campagna per quella votazione sui rapporti bilaterali tra Svizzera e Unione europea nel 2016 che Burkhalter ha promesso all’indomani del fatidico voto. [Dure parole di Bühler ma quanto giustificate!] Una votazione che, è facilmente prevedibile, oltre a rimarcare la volontà di proseguire con la via bilaterale si pone l’obiettivo di ribaltare la situazione che si è venuta a creare nel 2014.

L’Economia, dal canto suo, ha fatto anche di peggio, infatti, non ha mosso praticamente un dito e ha fatto orecchio da mercante nei confronti del popolo e del suo monito. Anzi, lo ha pure redarguito per aver scelto di riportare il timone dell’immigrazione in Patria togliendolo dalle mani di Bruxelles. Lo dimostrano tutti i dati presentati dopo il voto del febbraio scorso, che mostrano come gran parte dell’imprenditoria si sia mossa freneticamente nell’assunzione di personale frontaliero al fine di “mettere fieno in cascina” in vista della penuria di lavoratori meno costosi che pareva stagliarsi all’orizzonte.

Tornando all’iniziativa posta in votazione il prossimo 30 novembre, è poi così estrema come tutti dichiarano? Non direi. La richiesta è semplicissima, il saldo migratorio annuale netto non deve superare lo 0,2 % della popolazione residente. In parole povere, il numero di individui che entrano in Svizzera meno il numero di coloro che partono, non deve superare lo 0.2 % di tutti gli individui permanentemente residenti. Prendendo i dati di fine 2013 (8’139’631 individui stabilmente residenti in Svizzera), il saldo netto migratorio dovrebbe attestarsi a 16’280 individui in più. Una cifra che può sembrare restrittiva ma se teniamo conto del fatto che nel 2013 sono partite 70’023 persone, vuol dire che avrebbero potuto immigrare ben 86’303 persone. Queste persone, insieme alla popolazione ultracinquantenne, ai giovani, alle donne e a tutto il resto della popolazione attualmente inattiva non per scelta loro ma perché troppo costosi per l’economia non causerebbe una mancanza di manodopera. Il fatto di integrare e reintegrare nel mondo del lavoro persone che attualmente sono nolenti a carico del nostro sistema sociale non può che avere risvolti positivi in tal senso, anche dal punto di vista dei costi. Non sarà facile, non sarà indolore, ma non sarà di certo catastrofico come tutti vorrebbero far credere.

ECOPOP è un tassello a cui potevano tranquillamente rinunciare, vero, se tutti avessero dimostrato un minimo di comprensione e, soprattutto, la piena volontà di agire in tal senso nei confronti della decisione popolare di mettere un freno all’immigrazione di massa. Ora invece, se il sì prevarrà, tutti coloro che si chiedevano in che modo contingentare dal punto di vista quantitativo il rilascio di nuovi permessi avranno la risposta. E se vi chiedete se grazie a ciò l’ambiente ne trarrà beneficio, pensate a dove mettere in futuro in Svizzera altri 4’000’000 e rotti di individui senza cementificare ulteriori territori verdi.

Mentre chi asserisce, oggi, che un SI a ECOPOP farebbe esplodere il frontalierato, mente sapendo di mentire, in quanto l’articolo costituzionale che propongono gli iniziativisti non soppianta quello dell’UDC avvallato dai cittadini il 9 febbraio scorso. Quindi, se l’Economia vorrà fare ricorso alla manodopera frontaliera, nessuno glielo impedirà, ma potrà farlo solo dopo aver dimostrato che non ha trovato nessun profilo in Svizzera. E per esser sicuri che ciò avverrà, il popolo ticinese si dovrà esprimere prossimamente sull’iniziativa cantonale UDC “Prima i nostri” volta ad ancorare i principi della preferenza indigena e della lotta al dumping salariale alla Costituzione ticinese.

È inutile che stiamo qui a ripetere il perché si è arrivati fino questo punto, possiamo solo dire che, mentre ci propinavano dati migratori di 10’000 unità annue nel 2001, il Popolo ha voluto fidarsi dell’economia, concedendo il proprio benestare alla libera circolazione delle persone, credendo che avrebbe dimostrato un minimo di senso etico, morale, sociale e del territorio. Così non è stato. Si consideri, quindi, la libera circolazione un progetto chiuso e sepolto e ne traggano le dovute conseguenze coloro che hanno causato tutto questo.

Alain Bühler, Presidente Giovani UDC Ticino