Il Caffè intervista oggi l’on. Vitta, la sinistra preme

(com) L’UDC Ticino ha letto sull’edizione odierna del domenicale il Caffè con interesse, ma anche con una certa preoccupazione, le prime proposte o idee per fronteggiare l’equilibrio delle finanze dello Stato. Da sempre, con atti parlamentari, interventi pubblici e comunicati stampa abbiamo ribadito la nostra ferma opposizione ad usare come alibi il dramma del Coronavirus per spendere di più e male e per alzare le imposte.

Ricordiamo i nostri punti saldi espressi chiaramente anche nel dibattito parlamentare dello scorso mese di maggio:

1) Che la selezione economica del mercato non deve essere interrotta con misure anestetiche, di accanimento terapeutico e addirittura contro produttive al rilancio; evitiamo di tenere in vita attività decotte e ditte stracotte.

2) Che la rete sociale svizzera sui 3 livelli istituzionali, va usata correttamente e difesa da stravolgimenti e invenzioni ridondanti o diversive. Idee quale il reddito di residenza o affini sarebbero anche in forme minori deleteri per preservare un sano humus sociale fatto di diritti e doveri, responsabilità e libertà.

3) Che gli aiuti finanziari/sussidi/investimenti devono essere devoluti alla trasformazione strutturale e non sprecati per motivi congiunturali o di distribuzione a pioggia.

4) Che l’equilibrio finanziario va tenuto sotto controllo, i debiti di oggi sono le imposte di domani (peso sulla prossima generazione e peso sulle aziende).

5) Che i progetti e le iniziative vanno promossi ma selezionati, quelli giusti, corretti, utili e necessari per rilanciare il Ticino; non quelli perché c’è il Coronavirus.

Certamente, per colpa della pandemia si spenderà più del previsto, ma c’è modo e modo di spendere, e soprattutto ci vuole la determinazione e il coraggio anche di non spendere sebbene la pressione di singoli, associazioni e partiti potrebbe essere alta.

Nell’intervista al direttore del DFE traspare, oltre alla legittima preoccupazione per lo stato delle finanze, un certo possibilismo anche all’aumento delle imposte, su spinta della sinistra. Tra le righe si intuisce la solita via che il Governo potrebbe imboccare, quella dell’inefficiente ed inefficace “simmetria dei sacrifici”: cioè non facciamo sgravi di imposte o riduzione di tasse e spendiamo un po’ meno.

Se questa è la linea di negoziazione tra i partiti per l’equilibrio, diciamo da subito che faremo opposizione dura, senza escludere anche gli strumenti della democrazia diretta. Riteniamo oggi, ancora più di ieri, che sia invece proprio la politica fiscale l’unica leva adatta e necessaria per far ripartire le imprese ticinese e mantenere il potere d’acquisto dei ticinesi.

L’UDC Ticino a fine marzo aveva presentato “un poker” di 4 mozioni al Governo proprio per lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini e delle aziende in questo momento difficilissimo: 3 di sconti fiscali mirati e 1 per incentivare le assunzioni. Lo scopo era rimane uno solo: fare in modo che quando la vita sociale potrà riprendere normalmente, potremo minimizzare ulteriori sofferenze occupazionali e di tipo finanziario del ceto medio.

Il problema è urgente. Perciò proponiamo (ribadendo):

  1. Sconto fiscale del 15% sulle imposte comunali e cantonali sull’utile
  2. Sconto fiscale del 30% per gli indipendenti.
  3. Sconto fiscale del 20% per il ceto medio
  4. Bonus per nuove assunzioni di residenti

Per queste ragioni sottoliniamo che i mezzi a disposizione dello Stato sono sufficienti per coprire le spese, a patto che finalmente si fissino delle priorità e si inizi una vera riforma della spesa pubblica in modo strutturale e non solo per il pareggio momentaneo e aleatorio dei conti, come fatto da troppo tempo a questa parte. E come si rischia di fare di nuovo, ora, solo aumentando il carico fiscale e le tasse causali, dimenticando il taglio o la riduzione delle spese obsolete, inefficaci e inefficienti.

UDC Ticino