Maier,il principale indiziato dell’omicidio di Matteo Diebold, dal carcere continua a professarsi innocente e afferma: “la sera dell’11 novembre uscii a cena con Diebold, ad Agra. Ma quando ci separammo in via Sorengo, sotto la sua abitazione, Matteo era ancora vivo. Poi non ricordo più nulla; nemmeno il percorso che feci per tornare da me, a Villa Luganese”.

La vittima Matteo Diebold

Ieri il laboratorio di San Gallo – come anticipato dalla RSI – ha fornito a voce l’esito dei primi riscontri effettuati su una parte dei campioni ( circa 150) prelevati dalla villetta di Maier.
Su un guanto e un asciugamano il laboratorio ha rinvenuto tracce di sangue appartenenti alla vittima. Tracce di sangue che secondo l’indiziato probabilmente risalgono ai giorni precedenti. “Matteo – ha affermato Maier – si sarà ferito nel corso di una delle sue visite a casa mia”.

Arma del delitto.
Sino ad oggi ancora nessuna traccia dell’arma del delitto, presumibilmente un coltello da cucina e nel tentativo di scoprire nuovi elementi gli inquirenti hanno previsto già in settimana a Villa Luganese una nuova perquisizione.

Le ferite di Maier

La mattina del 12 dicembre, il giorno susseguente all’omicidio di Diebold, l’indiziato afferma di essersi tagliato alla gamba mentre potava la siepe di casa sua. Gli inquirenti nutrono al momento dei forti sospetti sulla causalità dell’infortunio e al proposito verrà ascoltato anche il medico che prestò le cure al 50enne al pronto soccorso, poco prima del suo fermo. Prevista anche presso l’abitazione la ricostruzione dell’infortunio.