Lo Stato del Queensland, nel nord est dell’Australia, comincia a riprendersi dalle più estese alluvioni della sua storia, che la settimana scorsa hanno sommerso un territorio grande quanto Francia e Germania messe insieme, inondato gran parte della capitale Brisbane e causato una trentina di morti.
Numerosi sono ancora i dispersi, che centinaia di soldati affiancati ai servizi di emergenza continuano a cercare sotto il fango e fra i detriti. Laddove è possibile, migliaia di volontari sono al lavoro per sgomberare le strade e gli edifici invasi dalla piena.

A Brisbane, 2 milioni di abitanti, ci vorranno mesi per ripulire la città e per ricostruire quanto distrutto dalla forza dell’acqua. Nella zona portuale sono riprese le attività, a capacità ridotta a causa dei detriti che si sono riversati in mare.
Le autorità hanno chiesto ai cittadini di tornare al lavoro per far ripartire l’economia, ma hanno raccomandato alle aziende di scaglionare gli orari di lavoro per evitare ingorghi sulle strade danneggiate.

Le perdite economiche non saranno indifferenti. Le compagnie non potranno onorare i contratti di fornitura di carbone, principale settore nell’export della regione e inevitabilmente le perdite nel settore agricolo faranno lievitare i prezzi.
Il ministro federale del Tesoro, Wayne Swan, ha preannunciato che purtroppo ci vorranno anni per ricostruire lo Stato e un rincaro del costo della vita sarà inevitabile.