Un’area ancora verde nelle immediate vicinanze del Centro cittadino è un bene unico e prezioso, invidiatoci dalle altre città, da preservare per le generazioni future e da mettere a disposizione di tutta la collettività. Sia il Municipio che la Commissione del piano regolatore sottolineano “il valore strategico quale spazio urbano aperto e polmone verde della Città”, ma poi si contraddicono con la proposta in esame.
Prima ancora delle autorità lo hanno capito i cittadini che da decenni si battono per la sua salvaguardia, sostenuti anche dal parere di architetti e specialisti. La petizione del 2003 è solo l’ultima di una serie di azioni portate avanti con costanza e determinazione in forma totalmente disinteressata, solo pensando al futuro ordinato e vivibile della nostra città e alle generazioni che vi abiteranno.
Purtroppo il Municipio continua ad ignorare le loro richieste e a dimostrare una totale mancanza di una visione d’assieme e di una pianificazione a lungo termine, insistendo con interventi disordinati ed estemporanei come per Pratocarasso o per la Piazzetta ex-mercato.
Inoltre la tecnica delle fette di salame in parte già messa in atto anche nella zona ad esempio con i laboratori cantonali, porterà lentamente, ma inesorabilmente alla sparizione di tutto l’ex-campo militare. L’unica via per evitarlo ed invertire la tendenza è quella di opporsi a questo progetto.
Il Municipio e le Commissioni ci vogliono far credere che la soluzione proposta per la nuova sede dell’IRB sia l’unica alternativa possibile sul suolo comunale. Innanzitutto ciò non corrisponde assolutamente al vero, perché ci sono almeno una decina di alternative, di cui alcune anche nella zona e forse addirittura più confacenti allo specifico genere di attività lavorativa.
Inoltre un Municipio veramente lungimirante dovrebbe pianificare il polo scientifico in base a una logica urbanistica, non in base a come si chiama il proprietario del terreno. Il piano regolatore deve organizzare la città, ordinando gli edifici in base a una struttura coerente. Il polo scientifico non va disegnato a casaccio sul piano regolatore, oltretutto in zona non edificata e limitando l’analisi delle varianti ai terreni di proprietà comunale. Per esempio, potrebbe essere previsto in viale Portone o in via Murate, permettendo tra l’altro di riordinare un comparto attualmente caratterizzato da edifici fatiscenti e disordinati che andrebbero demoliti per fare spazio al polo scientifico.
Il sottoscritto, con comunicazione scritta del 28 ottobre 2010 a tutti i membri delle commissioni, si era dichiarato disponibile ad approfondire assieme le possibili ubicazioni alternative, in parte anche fornite da un gruppo di architetti. Purtroppo la Commissione del PR ha voluto sentire solo il Municipale Gianoni, nonostante la recente esperienza negativa della pianificazione di Pratocarasso.
Anche l’argomentazione dei tempi stretti non regge se si pensa che nel 2003, al momento della consegna della petizione, l’IRB era appena nato e non si parlava certo di nuova sede. In 7-8 anni c’era tutto il tempo per pianificare diversamente. Evidentemente ci voleva la volontà oltre che le competenze per farlo.
D’altra parte oltre all’insensato spreco di una zona pregiata e verde di Bellinzona, si apre la porta ad un vero e proprio sfregio urbanistico, visti gli indici di edificabilità previsti, che corrisponderebbero, secondo la Commissione ad un indice di sfruttamento di 1,5, mentre per il Dipartimento del Territorio potrebbero arrivare addirittura a 2,0.
Lo stesso DT si chiede “se le possibilità edificatorie previste corrispondano alle necessità delle attività biomediche previste a Bellinzona” e “se lo sfruttamento previsto per la nuova Zona EAP Polo scientifico sia commisurato alle intenzioni urbanistiche e al comparto in cui è inserito”. Meraviglia quindi che la nostra Commissione del Piano regolatore affermi invece che “può tranquillamente coesistere con la zona circostante” in cui da una parte vige l’indice di sfruttamento 1,0 e dall’altra si parla di zona verde e di svago non edificabile.
Ora alcune brevi considerazioni sugli “zuccherini” o gli specchietti per le allodole messi lì per aumentare il consenso sul progetto.
Il Municipio ha tolto la strada di attraversamento, ma non l’ha definitivamente abbandonata, visto che scrive che “sarà oggetto di un eventuale approfondimento nel momento in cui sarà definitivamente approvata la viabilità del comparto circostante via Tatti” ed ha previsto al proposito una linea di arretramento degli edifici del Polo scientifico che non possa comprometterne la sua eventuale realizzazione futura. Quindi anche gli auspici della Commissione del PR per un suo abbandono definitivo lasciano il tempo che trovano visto che non sono vincolanti.
Il parco urbano, certamente positivo, occuperebbe solo meno di un quarto dell’attuale intera area verde ed oltretutto sarebbe ubicato lungo la trafficata Via Mirasole e quindi certamente nella zona meno adatta per “un’oasi di pace” come la definisce la commissione. Evidentemente ci vuole ben altro per sostituire la golena, attualmente unica zona ufficiale di svago, condizionata dal rumore dell’autostrada e dal continuo e scriteriato taglio di alberi da parte del Consorzio, e completamente dimenticata dal Municipio.
Lo stralcio del posteggio proposto dalla Commissione del PR, anch’esso certamente positivo, non esclude per nulla che lo stesso possa venir ripreso in futuro o che nel frattempo non si continui ad utilizzare abusivamente come tale il sedime. Anche qui il semplice auspicio della risistemazione a prato verde non è per nulla vincolante e con lo stralcio del posteggio la zona 361c resterebbe nel limbo della pianificazione. Per essere veramente credibile la commissione avrebbe dovuto allora prevedere un’altra pianificazione vincolante (ad esempio Parco o prato verde).
Infine un’osservazione su quello che la commissione definisce “equo compromesso”.
Ricordo che la petizione del 2003 chiedeva non solo la salvaguardia totale dell’area verde attuale, ma anche il recupero per il parco dei sedimi attualmente occupati dai prefabbricati dei pompieri e della Scuola media, comunque destinati a scomparire. Un vero compromesso poteva e potrebbe ancora essere quello di rinunciare al dezonamento di quei sedimi, procedura invisa agli speculatori edilizi, ma la più adeguata ai tempi (vedi cosa succede in altre parti del paese), per riservare però tutta l’area tra via Chiesa e Via del Bramantino a Parco pubblico con vincoli definitivi.
Visto che non mi sembra che ci sia una disponibilità ad andare in questa direzione, anche per rispetto dei 3’230 firmatari della petizione, non vedo altra alternativa che opporsi con tutti i mezzi a questa proposta ed invito comunque i colleghi a riflettere già in questa sede prima di avvallare questa variante di PR.
Luca Buzzi