In un editoriale odierno, il giornalista di France 24 Jean Berbard Cadier, fa notare come la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che autorizza l’intervento militare in Libia, con l’imposizione della no-fly zone, segna il ritorno del “diritto d’ingerenza”.
Un concetto, sottolinea Cadier, che per tenere lontane le critiche viene subito ribattezzato “diritto di proteggere”. Qui di seguito riportiamo alcuni estratti dal suo articolo.
“E’ senz’altro una decisione che potrebbe avere pesanti conseguenze, quella presa giovedì notte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tutto il suo peso risiede nel fatto che autorizza gli Stati membri a prendere tutte le misure necessarie per proteggere i civili libici e le zone in cui vivono. In altre parole, gli aerei da guerra americani, britannici e francesi potranno colpire laddove lo riterranno opportuno appena riterranno che la vita di un civile libico è in pericolo.
Dopo che tutti credevano che fosse morto e sepolto, il progetto della zona di esclusione aerea torna alla grande, dando il via libera a missili e aerei. Tutto sembra dunque indicare che l’intervento militare è cosa imminente.
Il governo francese appare più che mai impaziente di lanciare le operazioni. “Gli attacchi potrebbero intervenire fra poche ore – ha precisato il portavoce del governo François Baroin, qualche ora dopo l’adozione della risoluzione dell’Onu.
Difficilmente si mette in opera una no-fly zone in “poche ore” E’ per questo che il presidente statunitense Obama ha finalmente deciso di allinearsi con i britannici e i francesi per colpire obiettivi precisi non direttamente connessi all’esclusione di sorvolo. Infatti, se la comunità internazionale ritiene che c’è poco tempo a disposizione per evitare un massacro a Bengasi, dovrà inviare al più presto un segnale forte a Gheddafi.
La scorsa settimana le autorità francesi evocavano almeno tre obiettivi potenziali: l’aeroporto militare di Syrte, 500 chilometri a est di Tripoli, l’aeroporto militare di Sebha, nel sud del paese alla frontiera con il Tchad e Bab al Azizia, la fortezza semi diroccata di Tripoli, dove Gheddafi si trova dal 17 febbraio scorso.
E’ il ritorno del “diritto d’ingerenza” ribattezzato “obbligo di proteggere”. Un ritorno alla grande della tanto decantata “comunità internazionale” e di Barack Obama, che come al solito l’ha tirata per le lunghe, al punto da dare l’impressione di essere, come al solito, più che mai indeciso sul da farsi.
Alla fine l’Onu ha deciso di dichiarare guerra alla Libia. In quanto si tratta di una guerra. In nome della difesa della popolazione civile. Una decisione che avrà conseguenze a lungo termine in tutto il mondo arabo. Il futuro di una Libia spaccata in due sarà fonte di incertezze e inquietudini. “
Tre mesi esatti dopo l’inizio delle rivolte in Tunisia, punto di partenza dell’onda di ribellione che ha attraversato il mondo arabo, Libia inclusa, ecco giungere la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite. Impossibile non vederla come un sottile ma fermo avvertimento agli autocrati di Yemen, Siria, Bahrein, Algeria, Marocco e una forma di sostegno ai popoli che in questi paesi portano avanti la loro coraggiosa rivolta.