Di fronte ai disordini che da giorni sconvolgono diverse città della Siria l’opinione pubblica israeliana teme che un eventuale cambio ai vertici del regime siriano sarà un pericolo per la sicurezza dello Stato ebraico.

Come scrive oggi l’agenzia Reuters, in teoria i dirigenti israeliani sono contenti di assistere alla destabilizzazione del regime di Bachar al Assad, in quanto la Siria è uno dei paesi che formano l’Asse del Male : è alleata con l’Iran, con il partito libanese di Hezbollah e sul suo territorio si trovano i quartieri generali degli islamisti palestinesi di Hamas e del Djihad islamico, tutti elementi che desiderano l’eliminazione di Israele.
In pratica invece la situazione in Siria suscita perplessità più che applausi. Il governo israeliano ha deciso di non mischiarsi alla faccenda e di esprimersi il meno possibile al riguardo, mentre i commentatori politici si chiedono se le alternative al presidente al Assad non sarebbero peggiori per Israele.

Tra gli scenari catastrofici vi è la presa del potere da parte degli islamisti oppure il caos totale. Sono quarant’anni che la frontiera tra Israele e Siria è calma, ma l’esercito siriano dispone di missili capaci di raggiungere qualsiasi punto del territorio israeliano, così come dispone di un arsenale che include armi chimiche e batteriologiche. Cosa capiterebbe se il potere cadesse in mani irresponsabili, filo-iraniane o filo-islamiste?

Ben Ami, ex ministro israeliano degli affari esteri considera che a lungo termine la democrazia nei paesi arabi costituirà un elemento positivo per la pace in Medio Oriente ma nell’immediato occorre stare in guardia. Ehoud Yaari, reporter televisivo specializzato in paesi arabi rileva come i Fratelli musulmani si avvicinano al potere appena cade un regime dittatoriale. Lo si è visto in Egitto e potrebbe accadere anche in Siria.