Quando si tratta di guerra, Barack Obama diventa un uomo di compromessi. A dirlo è il giornalista statunitense Bob Woodward in un’intervista apparsa oggi sul quotidiano francese Le Nouvel Observateur.

Nell’intervista Woodward spiega questa tendenza al compromesso con un esempio semplice: nel 2009 i generali impegnati sul fronte afgano avevano richiesto l’invio in Afghanistan di ulteriori 40mila soldati, mentre il vice presidente Joe Biden riteneva che 20mila fossero sufficienti. Obama aveva scelto di mandarne 30mila. In cambio aveva preteso e ottenuto dallo Stato maggiore la promessa di non fare ulteriori richieste di nuove truppe.

Un esempio ancor più lampante, aggiunge Woodward, lo si ha in Libia, nella misura in cui Obama ha dato l’accordo all’intervento militare per evitare una catastrofe umanitaria. Al contempo ha scelto un intervento limitato ai raid aerei, senza interventi al suolo, decretando che non si sarebbe dovuto ricorrere all’esercito per rovesciare il regime di Gheddafi. Questo lascia aperta la porta ad un intervento della CIA e a pressioni economiche.

Barack Obama è dunque un perfetto centrista perchè ritiene sia il modo mgliore per premunirsi contro le critiche. Nella sua ricerca del compromesso va alla ricerca delle opinioni divergenti e si sforza di presentare il maggior numero di soluzioni possibili. Il suo è un atteggiamento da giurista, da avvocato: non considera le diverse facce del problema, ma valuta il pro e il contro e cerca l’equilibrio ideale che accontenti tutti gli interessi in gioco.

Bob Woodward ritiene che non vi sia, in Obama, disonestà, arrivismo o ipocrisia. Lui è semplicemente un calcolatore, come ogni buon politico dovrebbe essere. Le sue dichiarazioni pubbliche sull’Afghanistan hanno molti punti comuni con quelle di George Bush ma a differenza di quest’ultimo Obama non ritiene di aver ricevuto una missione divina, non si sente il Messia e non pensa – come invece pensava Bush – che gli Stati Uniti hanno il dovere morale di liberare il mondo dai cattivi. Anche se poi nel suo discorso sull’intervento in Libia aveva dichiarato che un massacro a Bengasi sarebbe una macchia sulla coscienza dell’umanità. Quel che ci si chiede è perché non adotta lo stesso atteggiamento nei confronti dei governi di Siria, Bahrein o Yemen.

“Fare il presidente degli Stati Uniti è un compito molto pesante – conclude Woodward – Il presidente deve gestire ogni cosa, detiene un potere inimmaginabile. Obama sa di non potersi concentrare su determinate questioni e farne un’ossessione in quanto deve gestire tanti problemi. Inoltre, i repubblicani e anche i democratici gli rendono difficile l’esercizio del potere e d’ora in poi il suo pensiero principale sono le presidenziali del 2012.“ Un uomo che non va sicuramente invidiato.