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La Corte penale internazionale dell’Aja ha emesso lunedì un mandato di arresto a carico del leader libico Muammar Gheddafi, di suo figlio Saif al Islam e di Abdallah al Senoussi, capo dei servizi segreti.

Il TPI ha dichiarato che “vi sono motivi ragionevoli per credere che Muammar Gheddafi, in collaborazione con il suo entourage, abbia concepito ed orchestrato un piano per reprimere e scoraggiare la popolazione contraria al regime.”
Il figlio del colonnello e il capo dei servizi segreti sono stati incriminati al pari del colonnello “per il loro ruolo chiave nella messa in opera di questo piano”.
Un decreto, quello del Tribunale penale internazionale, dal forte valore simbolico, che rischia però di rimanere null’altro che un decreto sulla carta, la classica lettera morta.
Muammar Gheddafi non intende fermare i combattimenti contro gli insorti, né intende farsi catturare, né i suoi fedelissimi si arrischierebbero a consegnarlo ai ribelli.
Senza dimenticare che il TPI non dispone di una propria forza di polizia e per l’esecuzione dei mandati d’arresto dipende esclusivamente dalla volontà degli Stati.