Risparmiata sin qui dall’ondata di ribellione che dall’inizio dell’anno attraversa parte dei paesi arabi, la ricca Arabia Saudita alza i toni sulla questione palestinese e lo fa con il principe Turki al Faisal bin Abdelaziz al Saoud.
Ex capo dei servizi segreti sauditi ed ex ambasciatore a Londra e a Washington, al Saoud interviene sul New York Times per mettere in guardia gli Stati Uniti dall’opporre il suo veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, qualora i palestinesi tentassero di far richiesta di Stato membro dell’Onu a parte intera.


“Accettate la richiesta palestinese o sarà il caos – mette in guardia il principe saudita, la cui influenza sul piano economico, politico e diplomatico va ben oltre il titolo onorifico dell’attuale carica in seno al Faisal center for research and islamic studies.
Un veto statunitense – avverte – obbligherebbe il regno saudita a riesaminare la relazione costruita con gli Stati Uniti a partire dal 1945.

Invero, da qualche mese le relazioni fra i due paesi non sono ottimali. Hanno iniziato a mostrare segni di debolezza dopo che gli Stati Uniti hanno preso le distanza dal presidente egiziano Hosni Moubarak, che di Washington era uno fra i più preziosi alleati. Un altro motivo di dissidio è stato l’appoggio statunitense alle rivolte popolari nel Bahrein, un paese satellite del regno saudita.
Come preannuncia al Saoud, se Washington vuol salvare il traballante rapporto con l’Arabia Saudita, il prossimo 20 settembre gli Stati Uniti dovranno votare a favore dell’adesione della Palestina all’Onu. In caso contrario ogni spiacevole scenario è più che mai aperto.

(Fonte: le Monde.fr)