L’editoriale odierno sul quotidiano La Regione è firmato da Aldo Bertagni ed è incentrato su PPD e PLRT, i due partiti che nel fine settimana hanno tenuto i rispettivi congressi elettorali in vista delle elezioni federali del 23 ottobre.
“L’emorragia elettorale è costante – scrive Bertagni – da almeno vent’anni e forse più. Qualcosa di grande, profondo, si è rotto.
Se il Ppd (come sabato scorso) alla fine si rifà ai propri valori di sempre che vedono la famiglia e la cristianità al centro dell’attenzione, il Plr non è più in grado di “vendersi” come laico, illuminato e moderno portatore di progresso economico e sociale. Esagerando un po’, si potrebbe dire che i due più vecchi partiti ticinesi non sono più in grado di “fare politica”, nel senso che non offrono più soluzioni complessive per il medio e lungo termine.
A entrambi i congressi, sabato scorso, si contava poca gente. Sarà colpa di un’elezione da sempre sfortunata nella tempistica (viene sei mesi dopo quella per le “cantonali”) e nell’interesse (Berna è comunque davvero “lontana”), ma sarà anche perché il cittadino ha compreso che le soluzioni si discutono e si decidono altrove.
Stiamo vivendo un grande paradosso. In un periodo complicato quale è questo (basti, per tutto, i difficili rapporti con l’Italia e con la Confederazione) servirebbe molta lucidità e tanto sano pragmatismo. Il tutto condito con una buona dose di carisma che infonde fiducia. Pragmatismo coraggioso che non fatica a dire le cose come stanno. Senza demagogia.
… La cosiddetta “green economy”, ovvero l’economia verde: il futuro dello sviluppo economico (ci crede anche Obama), ma chi li convince quelli del Ppd e Plr che questa e non altre è la strada? Che non serve tenere aperta una galleria, per quanto importante, come quella del San Gottardo se non si sa cosa ci passa sotto e soprattutto per chi e per cosa?
Serve, in altri termini, credibilità. È proprio questo che oggi fa difetto a Plr e Ppd. Si finisce così col dar retta alle sirene delle presunte facili risposte (alziamo un muro alla frontiera, cacciamo 35 mila frontalieri, tutti in piazza contro il caro premi cassa malati come se servisse a qualcosa e via discorrendo), perché non c’è alternativa. Di qua gli slogan a volte anche cattivi e rancorosi, di là il vuoto… ”
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