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Il 14 settembre scorso il trader di UBS Londra Kweku Adoboli aveva confessato di aver causato alla banca una perdita di 2.3 miliardi di dollari, operando transazioni non autorizzate su diversi fondi legati all’evoluzione degli indici di Borsa.

Adoboli era attivo nel settore Global Synthetic Equity. Dalla sua confessione si è appreso che aveva iniziato le operazioni speculative già nel 2008. Prima di rendere pubblica la notizia e di gettare nel panico i mercati, i dirigenti di UBS Londra avevano condotto un controllo interno sulle operazioni del trader. La notizia era stata divulgata il 15 settembre.

”Prima di rendere pubblica la notizia i dirigenti di UBS avevano condotto un controllo interno sulle operazioni del trader”…
E prima? Dal 2008 ad oggi cosa è stato fatto? Perché Adoboli, che per ora è l’unico accusato e l’unico ad essere finito agli arresti, ha potuto operare per oltre tre anni e nessuno si è mai accorto di nulla?

In questi giorni i giornali riportano e commentano la notizia in tono “da cronaca piatta”, come se si trattasse di una cosa normale, come se una truffa da 2.3 miliardi di dollari non sorprendesse veramente nessuno.
Non si cerca di capire davvero come questo sia potuto accadere. Non ci si chiede perchè non venga messo in discussione il ruolo (o l’assenza del ruolo) degli uffici interni di controllo né tantomeno degli uffici esterni di revisione.
Non ci si chiede perchè la Finma, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, abbia aperto un’inchiesta – congiuntamente alla Financial Services Authority britannica – solo il 16 settembre. E prima su cosa vigilava?

Una perdita di 2.3 miliardi in operazioni come quelle condotte dal trader di Londra fa ipotizzare almeno un volume d’affari trattato attorno ai 20 miliardi di dollari.
Non si va a sollevare la domanda “chi ha permesso? chi ha tollerato? chi, dal 2008, non ha visto quanto stava accadendo?”
Non si sottolinea che la truffa di Londra rivela carenze interne a UBS – e di riflesso interne all’intero sistema – che non sono soltanto operative ma che andrebbero guardate, analizzate e portate a giudizio.

Oggi il CEO di UBS Oswald Grübel ha dato le dimissioni in quanto si sente responsabile della perdita miliardaria causata alla banca.
Se ne esce quasi come un eroe, con le lodi per il suo atteggiamento coerente e con i ringraziamenti per l’ottimo servizio reso all’istituto.
L’attenzione verrà data ora al rinnovo della dirigenza, con il banchiere ticinese Sergio Ermotti chiamato ad assumere la presidenza ad interim.
Kweku Adoboli porterà (volontariamente o meno) tutta la colpa di questa triste vicenda e tempo una settimana i miliardi persi non faranno più notizia
Saremo all’ennesimo punto morto e questo è sconcertante.

B. Ravelli